La guerra è dichiarata |
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Un film di Valérie Donzelli.
Con Valérie Donzelli, Jérémie Elkaïm, Gabriel Elkaïm, Brigitte Sy, Elina Löwensohn.
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Titolo originale La Guerre Est Déclarée.
Commedia drammatica,
durata 100 min.
- Francia 2011.
- Sacher
uscita venerdì 1 giugno 2012.
MYMONETRO
La guerra è dichiarata
valutazione media:
3,51
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Una guerra aperta contro il doloredi donni romaniFeedback: 23283 | altri commenti e recensioni di donni romani |
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venerdì 8 giugno 2012 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Film coraggioso ed estremo, ma non del tutto riuscito, che mette in campo la guerra più crudele, quella contro la malattia. In questo caso contro il tumore al cervello del piccolo Adam, figlio di una giovanissima coppia , dai nomi profetici di Romeo e Juliet, che all'inizio del film conosciamo innamorata, spensierata e scanzonata. Il calvario che i due ragazzi saranno costretti ad affrontare per sostenere, incoraggiare e salvare il piccolo è fatto di paure, dubbi, incertezze e frustrazioni, ma anche di energia, passione, coraggio e voglia di vivere. E questo è senz'altro il messaggio primario di una pellicola ben girata e montata, la necessità, e il bisogno, di trovare spazio per la vita, per la quotidianità, nel pur desolato e terrificante mondo del dolore. Ma le modalità con cui ce lo presenta la Donzelli sono a volte sconcertanti, alcune scene decisamente dissonanti - nella fase di estrema preoccupazione e concitazione per le prime indagini del bambino Juliet parte con il piccolo destinazione Ospedale di Marsiglia mentre Romeo resta a Parigi a dipingere le pareti del loro nuovo appartamento scherzando e ridendo con un amico, inconcepibile anche nella più libera interpretazione cinematografica, e come questa sono molte altre le scene in cui si rimane lontani da un'emozione sincera, quasi che gli sforzi per divertirsi, per vivere nonostante, siano un'imposizione razionale, un percorso programmatico più che un afflato emozionale. Peccato perchè le tematiche sono profonde, perchè i due attori hanno vissuto sulla loro pelle questa vicenda e per dichiarare guerra al cancro non è sufficiente, e non è necessario, sballarsi di musica e alcool, nè esasperare i toni dell'ottimismo a tutti i costi, perchè si rischia di non essere credibili. La forza di questi due fragili genitori, spaventati dalla vita e dalle responsabilità è sicuramente sincera e spontanea, ma chiunque abbia attraversato il territorio cancro sa che non si brinda a champagne quando dalla sala operatoria arriva la parola "tumore maligno". Ripeto peccato, perchè la Donzelli sa come evitare le trappole sentimentali e fa un'ottima scelta nel non mostrare mai il bambino nelle fasi acute di terapia, e perchè lo spaesamento di fronte all'abisso di alcune scene è reso con toni vibranti e crudi, ma un certo disagio di fondo - di fronte all'opera filmica in quanto tale - rimane mentre c'è un senso di grande gioia nell'apprendere che la guerra, dopo essere stata dichiarata, combattuta e sofferta, è stata anche vinta. Auguri a Gabriel, il vero protagonista della storia.
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