L'isola delle rose

Rivedo ora in DVD questo film che non avevo più rivisto dalla sua prima apparizione più di 35 anni fa. Ne avevo il ricordo di un film bellissimo e tale mi è di nuovo sembrato ora: triste, anzi desolato, rigorosissimo nel dipingere una umanità infelice, incapace di dare un diverso svolgimento alla sua vita. E' incentrato sul mondo della boxe e presenta le disillusioni del suo sottobosco, ma è anche un discorso più vasto, su una certa condizione umana. Pochi gli avvenimenti esteriori, il film segue con dialoghi di una straordinaria verità - mai una battuta di troppo - un certo numero di personaggi. Al centro due pugili falliti, uno trentenne sulla via del completo alcolismo e uno di dieci anni più giovane che si lascia invischiare in un matrimonio precoce al quale non crede molto (i due interpreti, Stacy Keach e Jeff Bridges sono stupendi, soprattutto il primo) circondati da un piccolo numero di infelici e falliti, illusi e delusi. C'è un certo numero di incontri pugilistici di cui l'ultimo non è meno che straziante. In questo film Huston - che è stato un regista di grande talento ma molto discontinuo nei risultati - si dimostra essere un grande autore, di un rigore anche formale che ha qualcosa di bressoniano, pur in un contesto tematico diverso. Ho pensato durante la visione, per l'essenzialità dei dialoghi e il taglio dei personaggi, visti senza appesantimenti psiologici, a Hemingway e vedo che al narratore americano fanno riferimento diversi critici. Credo - per quanto conosco della produzione successiva di Huston - che solo con GENTE DI DUBLINO, il suo ultimo film, il regista sia tornato a raggiungere questa essenzialità e purezza.