Uno scarico eccessivo di materiale chimico da un laboratorio al fiume Han ha provocato, dopo alcuni anni, disastrose mutazioni genetiche. Durante una calda e apparentemente normale giornata a Seul, una famiglia gestisce un chiosco nei pressi del fiume e serve ai propri clienti, accampati lì attorno a godersi il buon clima, cibo di pesce e bevande varie. Questo fino a quando un’enorme creatura anfibia si palesa davanti a tutti generando paura e distruzione tra la popolazione.
Se c’è un regista che non sbaglia un colpo da più di 10 anni, è sicuramente il nome nuovo Bong Joon-ho, coreano cresciuto con la passione per il cinema capace con The Host di travalicare i generi cinematografici offrendo entertainment e riflessione in un film che sarebbe ristretto collocare tra gli horror di fantascienza in quanto si alternano, con spiazzante sapienza, comicità grottesca (che il doppiaggio italiano fa sembrare demenza), dramma aggiungendo i caratteri tipici di una catastrofe virale e un finale che definirei quasi fumettoso. Sono film come Alien, Godzilla e La città verrà distrutta all’alba infatti i modelli a cui probabilmente si è ispirato il talento coreano, che non manca una certa critica politica/militare in pieno stile romeriano.
Ad uno spettatore occidentale non abituato ai film orientali (qui abbondano) e alla loro comicità particolare e quasi onnipresente potrebbero far storcere il naso alcune soluzioni di sceneggiatura che vi vengono adottate, ai limiti del surreale ma ciò che fa la forza di questo film, non propriamente alla portata di chiunque è, oltre al messaggio politico che punta il dito all' intromissione americana (superflua e nel peggiore dei casi anche violenta), nonostante il genere non permetta di trattare troppo seriamente ponendolo in secondo piano, è sicuramente la tecnica registica e fotografica che già dalla prima inquadratura nel laboratorio chimico dannò un primo assaggio di ciò che si sta per guardare e che troverà grande esaltazione delle scene d’azione in cui i movimenti di macchina ci faranno sentire veramente più vicini al mostro e alla distruzione che ne conseguirà. Mostro che se fisicamente affascina purtroppo la realizzazione digitale tende a ridurre la componente orrorifica e dopo un po’ che ci si abitua non desta più il minimo spavento e le sue comparse diventano quasi telefonate. Altra piccola pecca è data dalla scrittura che nel seguire un personaggio a tratti dimentica completamente tutti gli altri e al momento del loro ritorno in scena ci si trova un po’ disorientati, con un montaggio diverso e qualche breve scena in più sarebbe stato più completo e meno lasciato al caso. Tuttavia il film è promosso, pur conoscendone i chiari limiti che non lo annoverano tra i moderni capolavori, di certo resta un prodotto che non va ignorato e che senza dubbio continuerà a divertire. Quanto a Bong Joon-ho, firmerà il suo capolavoro qualche anno più tardi con Snowpiercer e spero che continuerà a deliziare ancora col suo stile post-moderno, sia pubblico che critica.
Record d’incassi in patria.
Voto 8
Danko188
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