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Ahimé, sono anch'io di Torino. E grazie a Luis Nero, vivo la cosa un po' come una sfiga...
Il giovane autore è imbevuto di se stesso e della sua poetica (poetica? poetica? Stabat Mater...). In realtà la sua "opera" dimostra non solo una povertà di mezzi, ma anche una, totale, di idee. La Nouvelle Vague aveva scelto la povertà di mezzi, ma aveva idee. E che idee! Una critica vendutaci propina, mascherato da poetica, da arte, da sperimentazione, un film noioso all'inverosimile (ma noia d'autore, si badi bene), con attori mediocri e poco credibili anche nella parte di pazzi particolarmente stereotipati, una brutta fotografia, movimenti di macchina sempre uguali, e una recitazione da Avanguardia d'inizio Novecento. Una vera novità nel panorama del cinema italiano, par bleu! Aggiungo inoltre che, per sopperire alla carenza di idee, Luis Nero propone abili scopiazzamenti dalla letteratura e dal cinema: da Lynch a Araki per arrivare addirittura a Kafka!
Come dice il buon Camillo, in un'altra recensione, è un banale prodotto di scuola artistica spinto da qualche decano universitario.
Non basta, caro Luis, dichiararsi artisti.
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