El Alamein - La linea del fuoco

   
   
   

piccolo capolavoro Valutazione 5 stelle su cinque

di max


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giovedì 7 dicembre 2006

Ho visto questo film quando è uscito nell'ottobre del 2002 (60° della battaglia). L'ho rivisto varie volte essendo appassionato di Cinema e di Storia (di guerra d'Africa in particolare), avendo comprato più tardi il dvd. Ogni volta scopro qualche particolare interessante che va ad aggiungersi all'insieme. Credo che Monteleone sia riuscito con scarsi mezzi economici ed un gruppo di attori bravissimi ma non famosissimi, a realizzare un piccolo capolavoro. Probabilmente il film non ha avuto la fortuna che avrebbe meritato (anche se il passaggio televisivo di quest'anno non ha avuto un risultato disprezzabile). Infatti, avrebbe potuto tranquillamente e degnamente rappresentare il nostro paese agli Oscar. Tutto è stato costruito con pazienza, attenzione ai particolari, umiltà vincente: una piccola grande costruzione artigianale. Indovinato il binomio attore/personaggio, curata la sceneggiatura (senza sbavature). Toccante il finale (viene voglia di alzarsi e fare il saluto all'ipotetico Serra adulto che va a rendere omaggio ai commilitoni nel Sacrario). Bella la musica. Realistica e drammatica - anche senza tanti effetti speciali - la sequenza dell'attacco inglese. Meritevole il documentario allegato al film ("I ragazzi di El Alamein"). In sostanza un onesto e valoroso omaggio a quei ragazzi dispersi nel deserto per colpa dell'impreparazione, della faciloneria e dei gravi ritardi tecnologici e strategici dell'Italia sabauda e fascista (che vide svanire il suo Impero nel breve arco di sei anni). Ma la resistenza indomita di quei ragazzi su tutto il fronte ma in particolare a sud di El Alamein merita davvero rispetto e riconoscenza: non pelandroni vigliacchi e male armati ma soldati degni di questo nome. Un applauso a tutti gli attori ma in particolare a Solfrizzi e Favino. Anche gli ufficiali sono stati rappresentati in modo oggettivo e non come marionette (vedi l'attuale film di Monicelli): dal più meschino (Citran) ai più coraggiosi (lo stesso Solfrizzi e Orlando). Manca - come dicono i reduci o gli appassionati d'Africa nostalgici - l'omaggio alla Folgore o all'Ariete. E' vero. Ma il film racconta un piccolo gruppo di uomini soli nella Tempesta e intende anche essere un atto di denuncia contro l'inutilità e l'orrore della Guerra. Non si tratta dunque della ricostruzione storica delle tre battaglie di El Alamein. Che a mio avviso, dovrebbe esser fatta ma mi rendo conto che ancora oggi l'argomento resta tabù per colpa degli stessi uomini di destra che lo custodiscono gelosamente e di quelli di sinistra che continuano ciecamente a volerlo ignorare. Ma questa è e comunque resta Storia d'Italia. Teniamoci stretto, allora, questo piccolo tesoro. Grazie Monteleone!

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