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Commedia leggera di metà anni novanta che non riesce a colpire lo spettatore, con cui proprio non scatta la magia, per colpa di una sceneggiatura molto debole, che mescola vari elementi male amalgamati, ed una trama sconclusionata che non riesce ad appassionare.
Il film parte in modo anche accettabile, ma si sviluppa decisamente male ed ha il demerito di concludersi ancor peggio, con un finale colpevolmente kitsch che se è possibile peggiora ancora l’opera rendendola indigeribile.
La regia della britannica naturalizzata italiana Clare Peploe è pessima, affettata e smorfiosa.
Le scene d’azione (piccole baruffe) sono male coreografate.
Il buon cast è decisamente sprecato: la parte della protagonista è ricoperta da Bridget Fonda che all’epoca era all’apice della propria carriera e tutto sommato se la cava abbastanza bene facendo un’ottima figura ed esibendo un look molto accattivante (nella parte iniziale della pellicola si nota una capigliatura alla Veronica Lake); c’è poi Russell Crowe che è perfettamente a suo agio nei panni classici dell’investigatore trasandato dal cuore tenero, un personaggio spesso abusato nella cinematografia; infine vanno menzionate le partecipazioni del sempre bravo Jim Broadbent e del simpatico Kenneth Mars che sebbene sia sullo schermo solo all’inizio del film e in una piccola scena finale, lascia comunque un buon ricordo grazie ad un personaggio che ben gli si attaglia.
Buoni i costumi anni ’50.
Pessimi i dialoghi.
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