Il giro del mondo in 80 giorni

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Un film di Michael Anderson. Con Shirley MacLaine, David Niven, Charles Boyer, Robert Newton, Martine Carol.
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Titolo originale Around the World in Eighty Days. Avventura, durata 167 min. - USA 1956. MYMONETRO Il giro del mondo in 80 giorni * * * - - valutazione media: 3,29 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Fedele, movimentata riduzione del libro di Verne. Valutazione 3 stelle su cinque

di Great Steven


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giovedì 3 luglio 2014

IL GIRO DEL MONDO IN OTTANTA GIORNI (USA, 1956) diretto da MICHAEL ANDERSON. Interpretato da DAVID NIVEN – CANTINFLAS – SHIRLEY MACLAINE – CHARLES BOYER – MARTINE CAROL – ROBERT NEWTON § Phileas Fogg, un distinto gentleman inglese, socio del Reform Club di Londra, accetta per scommessa di compiere il giro del pianeta nel tempo ristretto e risicato di soli ottanta giorni, accompagnato dal fedele maggiordomo francese Jean Passepartout, assunto proprio il giorno della partenza per l’avventuroso e complesso viaggio. Il percorso che i due dovranno attraversare insieme comprende le città di Calais, Parigi, Brindisi, Suez, Bombay, Calcutta, Shanghai, Yokohama, San Francisco, New York e Liverpool per poi rientrare a Londra e ultimare l’impresa. I mezzi di trasporto che i due utilizzano spaziano dall’elefante alla slitta, dalla mongolfiera al treno, dal piroscafo alla barca a vela, e gli ostacoli che la coppia deve superare non si fanno certo attendere e minacciano di ritardare la loro inarrestabile marcia verso l’ambizioso obiettivo da raggiungere. Tra le altre cose, salvano anche una principessa indiana da morte sicura per sacrificio durante un mefistofelico rituale religioso, e la donna si unisce a loro nel viaggio. Inoltre, alle calcagna dei due ci si mette l’ispettore Fix, un poliziotto che è stato incaricato di pedinare Mr. Fogg perché sospettato di aver rapinato un’ingente somma di denaro alla Banca Nazionale Inglese e di essersi messo in cammino all’estero per nascondersi alle pubbliche autorità, ma ovviamente si tratta di un equivoco, anche se l’agente di polizia non demorde e grazie alla sua irriducibilità non manca mai di inseguire Fogg, Passepartout e la principessa Auda per tutto l’intricato percorso, in attesa che arrivi il mandato di cattura. Al rientro nella capitale britannica la sfida sembra persa per un ritardo di ventiquattr’ore, ma siccome l’affiatato gruppo ha viaggiato verso est, i fusi orari han permesso loro di guadagnare un giorno, così scoprono felicemente che la scommessa è vinta e il titolo nobiliare di Phileas Fogg è salvo. Il gentiluomo inglese non ha guadagnato nulla da quest’impresa, se non l’amore ricambiato di Auda, con la quale si sposa. E, come dice anche l’ultima frase del libro di Verne da cui il film è tratto, «non si farebbe anche per molto meno il giro del mondo?». La trasposizione cinematografica del capolavoro verniano è fedele, puntigliosa, precisa e non dimentica di riportare le emozioni e le sensazioni piacevoli che la lettura delle mille avventure di Fogg & Passepartout porta allo spettatore, senza lesinare in colpi di scena e spettacolarità, e senza l’ingenuità tipica delle elementari riduzioni filmiche che mirano soltanto a solleticare il nervo ottico con la faciloneria caratteristica delle avventure strambe e classiche che non approfondiscono la psicologia dei personaggi. Le scene di treni e navi sembrano molto lunghe, ma i duetti fra Niven e Cantinflas – l’uno perfetto e inappuntabile lord britannico con molto stile e arguta raffinatezza, l’altro colorito, verace, loquace e forzuto avventuriero francese senza paura e con energia da vendere – danno al film l’acqua della vita, illuminandolo di una luce positiva e arzilla, che ci si mette d’impegno a trasformare la versione cinematografica del romanzo scientifico in un’opera che sprizza da tutti i pori ironia, divertimento, grandezza e genuina materialità. Il montaggio aiuta a seguire con maggiore velocità e vivacità lo spandersi delle avventure attraverso foreste, mari, deserti, metropoli, lande ghiacciate e aree portuali, mentre la fotografia pregna il film di un magnifico Technicolor molto avanzato per quei tempi, una bellissima tecnica di filigrana che dà alla pellicola uno stupendo colore artigianale e godibilissimo. Brava anche S. MacLaine nell’impersonare la coraggiosa e istruita principessa che i due protagonisti salvano dal rito satanico, anche se la sua prestazione risulta inferiore a quella di Niven e Cantinflas (attore messicano che gioca a fare il francese), che in coppia non vengono battuti da nessuno, nemmeno da R. Newton, un ispettore Fix molto simile a quello che compare sulla carta: testardo, insistente, audace e incallito tutore della legge ad ogni costo. Il ritmo del film è piuttosto sostenuto e non ci sono significative cadute di tono, nemmeno fra i passaggi tra una città e l’altra dopo l’attraversamento di oceani e immensi spazi d’acqua. Nel corso della proiezione compaiono molte star, fra cui Fernandel che interpreta un cocchiere e Frank Sinatra che impersona un pianista in un bar. La sceneggiatura è scoppiettante e allegra, e non disdegna le battute di spirito e i rapidi cambiamenti di sequenza, che mantengono alte la prosecuzione e la scorrevolezza del film, benché a volte ci siano dei vuoti o delle differenze tutto sommato inutili fra la pellicola e il romanzo (come la lunga scena della corrida ambientata in Spagna, ben girata ma assente fra le pagine, e quindi evitabile). Nel complesso, comunque, l’opera è ben fatta, ed emoziona chiunque gradisca l’avventura mozzafiato e i viaggi interplanetari, seppur coi mezzi relativamente limitati che si avevano a disposizione nel XIX secolo. Ma il genio di Verne, insuperabile mago e professionista del romanzo scientifico, sta proprio nell’aver immaginato imprese pressoché irrealizzabili per la sua epoca e aver anticipato di quasi cento anni i tempi che poi giunsero puntualmente e completamente secondo le sue ottimistiche e azzeccate previsioni.  

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