Il tema della doppia identità è stato sempre presente nella storia del cinema. Per chi ha avuto la ventura di vedere La donna che visse due volte ed ammirare il grande James Stewart e la sensuale Kim Novak, ritroverà nel film di Ben Bolt gli echi freudiani, gli intrecci aggrovigliati e le atmosfere velatamente cerebrali propri della cinematografia di Hitchcock, con molta azione in più però. Alec Baldwin, il protagonista, mostra tutta la sua versatilità nell’interpretare prima un malato alle prese con una memoria deficitaria, nonché ovviamente con i postumi del terribile incidente che gli è capitato, poi un uomo che scopre di essere stato in un’altra vita un emerito delinquente, i cui ricordi gli sono stati impressi artificialmente per farne un killer professionista al soldo di un servizio segreto non meglio identificato. Fare i conti con il suo passato, se da un lato lo libererà definitivamente dalla parte peggiore di sè, dall'altro gli impedirà di costruirsi un futuro libero da esso e finalmente felice con la persona che, dapprima, è stata la sua condanna e poi, sarebbe potuta essere la sua salvezza. Niente finale mellifluo e festosamente e scontatamente superficiale per un film che, anche per questo, si fa apprezzare molto di più di altre pellicole del cinema d'azione.
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