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Quanto lo spettatore possa sentirsi legittimato nel suo ruolo, davanti a queste immagini?
Quanto Wiseman si sia sentito legittimato a riprendere così tanto. L’apprezzamento per questo documento/documentario può nascere come conseguenza del fatto di comprendere l’esigenza del regista di testimoniare la terribile situazione dei “malati mentali” dei manicomi criminali negli anni ‘60. Testimonianza che Wiseman ci ha dato, anche a costo di impersonare la parte del carnefice – la guardia carceraria o il dottore – perché il punto di vista dal quale riprende talvolta è più vicino al gusto (sadico) di questi piuttosto che dei pazienti/detenuti . La distanza dei soggetti dalla macchina da presa si avverte, come però si avverte la distanza bruta tra i carcerati e i carcerieri. Il documentario è molto critico nei confronti delle istituzioni,e Wiseman lo costruisce in maniera problematica facendo emergere le contraddizioni delle istituzioni psichiatriche dove troppo spesso si confondono i ruoli del paziente e del medico.
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