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Caruso,alla sua opera prima,autoproduce un film estremo,ma non come si potrebbe pensare.La trama è composta da una serie di bozzetti sul quadretto familiare assai deviato,volutamente esasperati nella loro lunghezza.Viene fatto il paragone tra alcuni tipi di insetti e i personaggi,e oltre all'ispirazione da Cavallone(dai quali film viene ripresa la Zanchi)c'è qualche vago eco di film d'oltreoceano,da "Non aprite quella porta"(il personaggio del padre) a "Martyrs"(la ragazza segregata in cantina).Le scene forti sono assai contenute,ma l'atmosfera sporca e alienata rimane impressa.Così come i personaggi del figlio-bambino e della figlia segregata.L'ambientazione limitata quasi esclusivamente in casa,escludendo il prologo e una breve scena in un cinema,rende il tutto più opprimente.Il finale è troppo sbrigativo e il personaggio della madre è quello meno convincente.Ma resta un prodotto bizzarro e insolito nel panorama nostrano,da paragonare in questo senso a "Eva Braun" di Scafidi.E il grottesco non scade nel ridicolo involontario,merito anche di interpreti che non sono i soliti manichini incapaci pigliati a caso,e che credono in quello che fanno.Il regista sceneggia assieme a gran parte del cast.Adeguate le musiche,di Cinquerrui e Fabio Vassallo.
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