«Un simple accident», resistenza spezzata nell'Iran che rinchiude
di Cristina Piccino Il Manifesto
Per lunghi anni la sedia di Jafar Panahi è rimasta vuota, al suo posto un cartello con il nome o la sagoma del regista iraniano che il regime nel 2010 ha condannato a non fare mai più film, rinchiuso nel suo Paese, processato, incarcerato nel penitenziario di Evin. Lui nel tempo non si è arreso, ha continuato a girare clandestinamente assumendone il rischio - come aveva fatto già nelle storie del suo cinema e con la sua presa di una parola critica. Ieri Panahi era invece in sala, un'emozione fortissima come l'infinita standing ovation che l'ha accolto alla proiezione del suo nuovo film, in concorso sette anni dopo 3 Faces (2018), Un simple accident. [...]
di Cristina Piccino, articolo completo (4497 caratteri spazi inclusi) su Il Manifesto 21 maggio 2025