Il film Silenzio! (Pas de Vagues) di Teddy Lussi-Modeste prendendo l’avvio sul canovaccio di una storia vera, ci permette una riflessione sulla crisi del processo formativo ed educativo in una popolazione adolescenziale di un sobborgo di una grande città francese (forse Parigi) dove il termine di povertà si coniuga con quello di miseria. Dove si vive alla giornata, non essendo realizzabile una idea di futuro qualsivoglia, e dove l’idea dello sforzo e della applicazione per costruire un “improbabile” futuro sono considerati una perdita di tempo. Miseria non solo economica ma anche mentale, dove i violenti hanno la meglio sui pacifici, e dove i borghesi (in questo caso gli insegnanti) si guardano bene dal prendere una posizione che salvaguardi la verità e non un possibile vantaggio personale, familiare, o tribale.
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Il film Silenzio! (Pas de Vagues) di Teddy Lussi-Modeste prendendo l’avvio sul canovaccio di una storia vera, ci permette una riflessione sulla crisi del processo formativo ed educativo in una popolazione adolescenziale di un sobborgo di una grande città francese (forse Parigi) dove il termine di povertà si coniuga con quello di miseria. Dove si vive alla giornata, non essendo realizzabile una idea di futuro qualsivoglia, e dove l’idea dello sforzo e della applicazione per costruire un “improbabile” futuro sono considerati una perdita di tempo. Miseria non solo economica ma anche mentale, dove i violenti hanno la meglio sui pacifici, e dove i borghesi (in questo caso gli insegnanti) si guardano bene dal prendere una posizione che salvaguardi la verità e non un possibile vantaggio personale, familiare, o tribale. Sappiamo che i sentimenti di amore si mescolano con quelli aggressivi, sempre, ma in questo contesto i sentimenti aggressivi si gonfiano, diventano preponderanti e cercano febbrilmente dei capi espiatori, di solito i pacifici. Con quel godimento che in molti induce la sofferenza di chi è stato intrappolato e non può sfuggire all’annientamento. François Civil (uno staordinario Julien Keller) è un professore di letteratura che ha dei sostanziosi difetti: ama i suoi allievi; desidera che la loro esperienza scolastica lasci dei segni positivi; non ama i non detti; per evitare di proiettare il suo pensiero attribuendolo agli altri interagisce verbalmente cercando il dialogo, troppo per quelli che lo circondano (che vengono messi in difficoltà, per una abitudine a loro sconosciuta che li fa diventare intolleranti a tutto ciò che è diverso). È la vittima sacrificale ideale, che viene data in pasto al “popolo”, come nei giochi circenses.
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