La solitudine dei non amati |
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Un film di Lilja Ingolfsdottir.
Con Helga Guren, Oddgeir Thune, Heidi Gjermundsen Broch, Marte Magnusdotter Solem.
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Titolo originale Loveable.
Drammatico,
durata 101 min.
- Norvegia 2024.
- Wanted
uscita mercoledì 30 aprile 2025.
MYMONETRO
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Essere o non essere
di cardclauFeedback: 14882 | altri commenti e recensioni di cardclau |
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domenica 4 maggio 2025 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Interessante il film della regista norvegese Lilja Ingolfsdottir, La solitudine dei non amati. Numerose sono le tematiche affrontate, ma ne prendiamo qualcuna, per raggiungere un maggior livello di consapevolezza. Credo che la base sia quella di sentirsi nella testa di qualcuno, che ti permette di esistere, di programmare la vita con vivacità, da renderla degna di essere vissuta. In mancanza di questa, se non si sviluppa una psicosi, si può cercare un rapporto sadomasochistico, o di spostare radicalmente il punto di equilibrio dalla libertà alla condivisione, fino a fondersi nell’altro. Il vantaggio? Che aumenta la sicurezza che il legame non si rompa. Lo svantaggio? Che si perde sé stessi, non essendo mai sicuri che questo non avvenga. Maria (una brava Helga Guren) ha avuto una madre che considerava un obbligo, una fatica, non un piacere naturale, accudire i figli; lasciata sola dal marito alcolizzato nell’affrontare le difficoltà della vita, invece di farlo assieme. Altre persone importanti nella vita di Maria non ne vediamo. Maria ha un colpo di fulmine per Sigmund (un bravo Oddgeir Thune), e con lui ha sette anni di “felicità”, lo lega a sé con due ulteriori figli (oltre ai due adolescenti avuti con le prime nozze, bene accettati) ma Sigmund non è della stessa razza. Forse meno intelligente di Maria, con intuizioni meno raffinate, più viscerali, tipicamente maschili, ma più solide, sviluppa la sensazione che non si vada da nessuna parte. Questo è l’inizio della catàstrofe (dal greco καταστρέϕω «capovolgere») che porta rapidamente alla frantumazione della relazione. A chi rimane il cerino acceso? Alla psicoanalista (Heidi Gjermundsen Broch) a cui spetta il difficile compito di rimettere insieme i cossi di un vaso fragilissimo (Maria).
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