jack98
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giovedì 28 novembre 2024
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ottimo
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Pellicola molto introspettiva che mi ha rapito fin dai primi minuti. Il viaggio del protagonista alla ricerca di sé stesso e la scoperta del suo passato creano un intreccio che invoglia sempre di più a raggiungere la fine e le risposte. Ottima regia di Giuseppe Carleo che ha creato qualcosa che può essere tranquillamente definito un capolavoro.
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marilenam
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giovedì 14 novembre 2024
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affascinante film da vedere
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Bellissimo film, coinvolgente, affascinante. Curato tutto nei particolari, dall' ambientazione a tratti surreale e kafkiana, alla descrizione antropologica dei personaggi, alla cura del contesto rurale di un tempo, tutto intriso di autentica sicilianita'. Finalmente un volto diverso della Sicilia che non è più annichilita dai soliti retaggi stereotipati ma diventa una terra che si riappropria della sua natura ancestrale fatta di tradizioni, credenze popolari e ritualità, mescolate al mistico e al magico. Egregio ed impeccabile lavoro svolto nella sua interezza e complessità.
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marilenam
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mercoledì 13 novembre 2024
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affascinante e bellissimo fim
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Bellissimo film, coinvolgente, intrigante, affascinante. Curato tutto nei particolari, dall'ambientazione a tratti surreale e kafkiana, alla descrizione antropologica dei personaggi, alla cura del contesto rurale di un tempo, tutto intriso di autentica sicilianita'. Finalmente un volto diverso della Sicilia che non è più annichilita dai soliti retaggi stereotipati ma diventa una terra che si riappropria della sua natura ancestrale fatta di tradizioni, credenze popolari e ritualità', mescolate al mistico ed al magico. Egregio ed inpeccabile lavoro svolto nella sua interezza e complessità. Marilena Marullo
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victoria
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lunedì 4 novembre 2024
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un film da rivedere !
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Nel film La Bocca dell’Anima il regista Giuseppe Carleo presenta interessanti stratificazioni di significato in un contesto narrativo autentico, a tratti intenso. Le vicende personali del protagonista, collocate nella Sicilia del secondo dopoguerra, aprono a tematiche quali la potenza del pensiero magico e la pratica dello sciamanesimo in una piccola comunità rurale, l’ingerenza della Chiesa, il potere della mafia, i legami famigliari e comunitari. Maziar Firouzi, nelle vesti del protagonista, esprime in modo convincente il travaglio interiore che gli deriva dal vissuto traumatico della guerra e dall’interazione e scontro con il tessuto famigliare e sociale.
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Nel film La Bocca dell’Anima il regista Giuseppe Carleo presenta interessanti stratificazioni di significato in un contesto narrativo autentico, a tratti intenso. Le vicende personali del protagonista, collocate nella Sicilia del secondo dopoguerra, aprono a tematiche quali la potenza del pensiero magico e la pratica dello sciamanesimo in una piccola comunità rurale, l’ingerenza della Chiesa, il potere della mafia, i legami famigliari e comunitari. Maziar Firouzi, nelle vesti del protagonista, esprime in modo convincente il travaglio interiore che gli deriva dal vissuto traumatico della guerra e dall’interazione e scontro con il tessuto famigliare e sociale. A mio parere resta solo vagamente tratteggiato l’aspetto più sommerso dell’interiorità del protagonista e la reale natura del suo legame con il Marchese. La piccola comunità è rappresentata con attento realismo attraverso una serie di personaggi minori ma significativi.
L’azione si svolge nella cornice di una Natura superbamente rappresentata, tanto da divenire essa stessa un personaggio che accompagna le vicende più intime dei protagonisti, scandendone i momenti salienti. Una natura possente, che si manifesta con scene di ampio respiro ma anche con splendidi close-up su particolari quali la luce, la neve, gli alberi, l’acqua. Il film si chiude con la simbologia dell’acqua e lascia lo spettatore sorpreso e dubbioso di fronte ad un finale aperto, solo suggerito, avvolto in un alone di discrezione.
La colonna sonora di Paolo Brignoli è sorprendente nel valorizzare l’intera produzione: i brani musicali, suggestivi ed affascinanti, aderiscono precisamente alle vicende e ai moti interiori dei protagonisti, anche attraverso un intrigante uso di dissonanze. Le melodie espandono delicatamente i momenti di tensione ed amplificano la potenza narrativa delle scene naturali.
Per concludere: un ottimo film. Complimenti a tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione!
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marilenam
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lunedì 21 ottobre 2024
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bellissimo film da vedere
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Bellissimo film, coinvolgente, intrigante, affascinante. Curato tutto nei particolari, dall’ambientazione, a tratti surreale e kafkiana, alla descrizione antropologica dei personaggi, alla cura del contesto rurale di un tempo, tutto intriso di autentica sicilianita’. Finalmente un volto diverso della Sicilia, che non è più annichilita dai soliti retaggi stereotipati ma diventa una terra che si riappropria della sua natura ancestrale, fatta di tradizioni, credenze popolari e ritualità mescolate al mistico e al magico. Egregio ed impeccabile lavoro svolto nella sua interezza e complessità. Marilena M
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alberto genovese
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giovedì 17 ottobre 2024
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la sicilia degli ultimi maghi
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Giovanni Velasques (il protagonista, interpretato da un intenso Maziar Firouzi), reduce della Seconda guerra mondiale, torna lacero e stremato al suo paese, inconsapevole portatore di un dono magnifico e tenebroso, pegno d’affetto (se ne intuirà la ragione nella scena finale, onirica e delicata) di un compagno d'armi. Mariannina (Serena Barone), l’anziana magàra del paese, svela a Giovanni che la forza oscura che gli urge come un doloroso travaglio nello stomaco, là dove si situa “la bocca dell’anima” (da qui il titolo), vestibolo fra realtà e mistero, è il potere che il destino gli ha assegnato: guarire con la magia gli affatturati e sciogliere i nodi di incantesimi maligni.
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Giovanni Velasques (il protagonista, interpretato da un intenso Maziar Firouzi), reduce della Seconda guerra mondiale, torna lacero e stremato al suo paese, inconsapevole portatore di un dono magnifico e tenebroso, pegno d’affetto (se ne intuirà la ragione nella scena finale, onirica e delicata) di un compagno d'armi. Mariannina (Serena Barone), l’anziana magàra del paese, svela a Giovanni che la forza oscura che gli urge come un doloroso travaglio nello stomaco, là dove si situa “la bocca dell’anima” (da qui il titolo), vestibolo fra realtà e mistero, è il potere che il destino gli ha assegnato: guarire con la magia gli affatturati e sciogliere i nodi di incantesimi maligni. Ma varcata quella soglia, la forza del sacro non concede compromessi. Alla considerazione di cui Giovanni godrà per il bene che gli riuscirà di compiere, seguirà la parabola discendente dell’isolamento e dell’incomprensione, sino alla ribelle perversione delle sue facoltà in sortilegi di male. Toccherà a Mariannina, con un’ultima malìa, guidarlo verso il patteggiamento con la vita, non senza avvisarlo che… Ma qui non ci è lecito di proseguire nella trama.
Va innanzitutto rimarcata l’ambientazione in una Sicilia insolita: non quella inondata dalla luce di campagne e marine, inospitali al mistero, ma un’aspra vetta solitaria, innevata per tutta la durata del film, simbolo dell’isolamento dal mondo, del suo stare in un luogo separato, dove la potenza della magia assume sfumature fiabesche (davvero ispirata la fotografia di Leone Orfeo), attentamente ricercate dal regista (Giuseppe Carleo). Memorabili, ad esempio, colori e luci nelle inquadrature del coro a cappella in una festa religiosa; del lungo episodio girato in una incantata grotta ipogea; del diafano bagno finale di Giovanni e del suo compagno d’armi. (Per la qualità delle immagini e la filologia degli ambienti e del paesaggio, regista e fotografo ci sembrano ideali frequentatori della bottega di Terrence Malick.) Di notevole sapienza drammaturgica la sceneggiatura (scritta dallo stesso Carleo e da Carlo Cannella), articolata con linearità, secondo il canone classico di iniziazione-ascesa-caduta-rinascita dell’eroe-protagonista.
Il film dichiara ampiamente nei titoli il tributo agli studi che l’antropologa Elsa Guggino ha dedicato per anni ai maghi guaritori in Sicilia. Dinnanzi al dualismo fra oleografia (la Sicilia della coppola e del ficodindia) e la didascalia documentaristica (la Sicilia dei sociologi), il film ha trovato una propria e convincente terza via, coraggiosa per un esordio, che potremmo definire “espressionismo fiabesco”: il regista si è astratto dal regionalismo corrivo, quel tanto che gli è occorso per scolpire nei gesti, nelle mimiche dei volti e nella dinamica delle scene la dimensione universale e mitica del soprannaturale, sino a scostare allo stesso tempo, con una sovrabbondante poesia della macchina da presa, la cortina del “reale” (si intende: quello mimetico del contesto della scrittura), affinché la severità dell’arcaico mostrasse anche il suo volto “fiabesco. Una temeraria e riuscita alchimia. Pregevole e intelligente il montaggio (Riccardo Cannella), attento al ritmo pittorico della pellicola.
Produzione, regia, sceneggiatura, interpreti, montaggio, musica (Paolo Brignoli: pregevole e ammaliante nelle ricercate dissonanze), casting, maestranze: tutto fatto in Sicilia, con cura e raffinatezza (il che, in quanto a felice autarchia, non è meno magico di quel che il film racconta…).
Anche i dialoghi sono, per ragionata scelta, in lingua siciliana, opportunamente sottotitolati.
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edoardo
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lunedì 14 ottobre 2024
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da vedere assolutamente!
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Una Sicilia lontana dagli stereotipi abituali! Ambientato in un paesino montano innevato, nel cuore dell’isola nel 1949, il film esplora il mondo delle antiche credenze e dei guaritori locali, i “maaari”, offrendo uno sguardo autentico e veritiero sulle pratiche magiche del tempo. L’interpretazione di Maziar Firouzi nel ruolo di Giovanni, un reduce della Seconda Guerra Mondiale, è intensa e toccante, rendendo il protagonista una figura affascinante e tormentata. La pellicola riesce a immergere lo spettatore in un’atmosfera che oscilla tra il fantastico e il documentario, trattando la magia non come qualcosa di sovrannaturale, ma come una realtà sociale e culturale radicata nel contesto siciliano.
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Una Sicilia lontana dagli stereotipi abituali! Ambientato in un paesino montano innevato, nel cuore dell’isola nel 1949, il film esplora il mondo delle antiche credenze e dei guaritori locali, i “maaari”, offrendo uno sguardo autentico e veritiero sulle pratiche magiche del tempo. L’interpretazione di Maziar Firouzi nel ruolo di Giovanni, un reduce della Seconda Guerra Mondiale, è intensa e toccante, rendendo il protagonista una figura affascinante e tormentata. La pellicola riesce a immergere lo spettatore in un’atmosfera che oscilla tra il fantastico e il documentario, trattando la magia non come qualcosa di sovrannaturale, ma come una realtà sociale e culturale radicata nel contesto siciliano. Un debutto potente che mostra la sensibilità del regista nel rappresentare i conflitti tra tradizione e modernità, fede e superstizione. Consigliatissimo!!!
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rosario
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sabato 5 ottobre 2024
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un cinema viscerale che non si vedeva da tempo
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Inaspettato. Una boccata d'aria fresca e nuova in un panorama cinematografico italiano ossidato e vincolato a tematiche che seguono le mode del momento. Un film libero che non chiede permesso a nessuno e punta dritto al cuore.
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giacomo
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sabato 5 ottobre 2024
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un viaggio nel mondo perduto dei maari!
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Ormai è difficile trovare un film che sia un'opera mondo. La Bocca dell'Anima è proprio questo. Uno sguardo verso un'aspetto della nostra identità, un viaggio in un mondo perduto, dimenticato, rinnegato, il mondo degli antichi guaritori, questo linguaggio ancestrale che risale all'origine dell'uomo. C'è una Sicilia inaspettata, quella dei paesi freddi e nevosi dell'entroterra, la storia e le immagini contengono archetipi e simboli che parlano a tutto il mondo. Da rivedere più volte per cogliere in ogni visione la stratificazione di significati che il film suggerisce...
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cravo
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mercoledì 2 ottobre 2024
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viaggio in una sicilia ancestrale
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Questo film entra nelle viscere della Sicilia rompendo stereotipi e cliché con una storia dura, avvincente ed emozionante, attraverso immagini evocative e mai viste sul gramde schermo.
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