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jonnylogan
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mercoledì 10 luglio 2024
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la solitudine dell''assassino
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Dopo aver impersonato Jake "Hangman" Seresin in Top Gun: Maverick (id.
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Dopo aver impersonato Jake "Hangman" Seresin in Top Gun: Maverick (id.; 2022) e poco prima di arrivare in sala con la rivisitazione in chiave moderna di Molto rumore per nulla, in Tutti tranne te (Anyone But You.; 2023). Il trentaseienne Glen Powell offre una nuova eccellente prova da protagonista al servizio del nuovo film firmato dal regista Richard Linklater, al quale si affianca anche nel ruolo di sceneggiatore di una dramedy basata su un articolo del giornalista di nera Skip Hollandsworth e apparso sulle pagine della rivista Texas Monthly diversi anni or sono.
Hollandsworth, che aveva già collaborato con Linklater alla sceneggiatura di Bernie (id.; 2011), sempre creato basandosi su un proprio articolo, offre ai due sceneggiatori l'opportunità per immergersi in una vicenda tanto curiosa quanto passibile di differenti chiavi di lettura:
"La verità è oggettiva, o forse tutto è modificabile a seconda delle esperienze di chi osserva?"
A vedere cosa avviene nella vita di un mite docente di college. Single dopo una relazione conclusasi con un tradimento subito. Appassionato di Friedrich Nietzsche, Carl Jung e Bird Watching, la risposta propenderebbe per una realtà che vari con l'esperienza.
Tralasciando cosa spinga il professor Johnson a diventare un abile mentitore con le sembianze di un sicario che ogni volta assume fattezze diverse, a seconda del proprio interlocutore, la commedia diretta da Linklater diventa un perfetto meccanismo a incastro che sa strappare sorrisi, riflessioni e un intreccio noir impreziosito dalla bravura di un Powell che catalizza con i propri cambi di registro interpretativo, l’attenzione degli spettatori. Riuscendo a spostarsi dall’essere il professor Johnson al sicario innamorato di una potenziale cliente: la trentaduenne Adria Arjona recentemente apparsa nel poco riuscito cinecomics diretto da Daniel Espinosa: Morbius (id.; 2022).
Passando quindi, per sua stessa ammissione, da essere un "signor nessuno", o almeno "uno come tanti altri". A trasformarsi in un uomo che rappresenta nell'immaginario collettivo un ruolo ideale (il killer) alimentato dallo sfruttamento mediatico che ne hanno fatto TV, cinema e letteratura.
Ed è proprio questo del quale s'avvale lo studioso professor Johnson quando impersona
"il killer giusto per ciascun cliente"
Dandone una personale versione mutuata dall'immaginario collettivo.
Si sorride e riflette arrivando a fine film senza imbattersi in buchi di trama o temporali. Con una trama capace d'intrecciare e concludere sia il lato romantico, sia quello esistenziale del protagonista. Pellicola da vedere perché come detto capace di rappresentare il giusto mix narrativo fra differenti generi e menzione decisamente meritata per un Glen Powell perfetto sia per rappresentare l'antieroe della porta accanto sia un fascinoso killer e amante.
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[+] divertente mix di esitenzialismo e romanticismo
(di antonio montefalcone)
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rebecca imerovic
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venerdì 13 dicembre 2024
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il dilemma dell''identit
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Cosa può andare storto quando un solitario e impacciato professore di filosofia viene ingaggiato dalla polizia di New Orleans per impersonare un pericoloso sicario sotto copertura? È questa la premessa del film di Richard Linklater, che racconta come il protagonista, Gary Johnson, passa per una serie di coincidenze da essere un consulente informatico a tempo perso ad un finto killer. Finalmente il protagonista sente di avere uno scopo, di assicurare i criminali alla giustizia, ma soprattutto sente di essere veramente portato ad impersonare il suo spietato alter ego, Ron. Tutto fila liscio finché non si innamora di una sua sospettata che tenta disperatamente di liberarsi del marito violento, e qui la trama si complica.
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Cosa può andare storto quando un solitario e impacciato professore di filosofia viene ingaggiato dalla polizia di New Orleans per impersonare un pericoloso sicario sotto copertura? È questa la premessa del film di Richard Linklater, che racconta come il protagonista, Gary Johnson, passa per una serie di coincidenze da essere un consulente informatico a tempo perso ad un finto killer. Finalmente il protagonista sente di avere uno scopo, di assicurare i criminali alla giustizia, ma soprattutto sente di essere veramente portato ad impersonare il suo spietato alter ego, Ron. Tutto fila liscio finché non si innamora di una sua sospettata che tenta disperatamente di liberarsi del marito violento, e qui la trama si complica. Glenn Powell potrebbe far credere di essere un supereroe solo togliendosi gli occhiali, e sarebbe comunque più credibile di Clark Kent. La trama gioca con i cliché dei classici film sui killer, divertendosi a sovvertire le loro convenzioni utilizzando un approccio meta-cinematografico, attraverso una magnifica scena che omaggia i film principali che hanno trattato questo tema. La ricetta per il successo del film è data dunque dall’ottima interpretazione dell’attore protagonista, in questo caso anche co-sceneggiatore, inserita in una commedia dark che gioca con temi scottanti con grande intelligenza in modo apparentemente leggero e incosciente.
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felicity
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giovedì 13 febbraio 2025
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il cinema ? la nostra vita
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Nonostante la brillantezza della messa in scena e la varietà dei registri narrativi, Hit Man - Killer per caso evoca una sensazione di già visto che il sottotesto metalinguistico dello script cavalca consapevolmente, fagocitando il discorso tanto caro al regista americano sulla perdita dell'identità: l'analisi sull'inconoscibilità dell'uomo resta infatti limitata alla superficie del racconto, malgrado le citazioni roboanti, ma un po' troppo didascaliche di Freud, Kant e Nietzsche promettessero uno sguardo più contrastato.
Non chiedevamo certo un trattato filosofico a una commedia degli equivoci volutamente spensierata come questa, in cui l’autore si confronta brillantemente con un genere mainstream e un pubblico molto variegato; tuttavia, da Richard Linklater ci si aspetterebbe una sintesi tra la leggerezza dei toni e la capacità di approfondire un soggetto ricchissimo di implicazioni, sicuramente non scelto a caso.
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Nonostante la brillantezza della messa in scena e la varietà dei registri narrativi, Hit Man - Killer per caso evoca una sensazione di già visto che il sottotesto metalinguistico dello script cavalca consapevolmente, fagocitando il discorso tanto caro al regista americano sulla perdita dell'identità: l'analisi sull'inconoscibilità dell'uomo resta infatti limitata alla superficie del racconto, malgrado le citazioni roboanti, ma un po' troppo didascaliche di Freud, Kant e Nietzsche promettessero uno sguardo più contrastato.
Non chiedevamo certo un trattato filosofico a una commedia degli equivoci volutamente spensierata come questa, in cui l’autore si confronta brillantemente con un genere mainstream e un pubblico molto variegato; tuttavia, da Richard Linklater ci si aspetterebbe una sintesi tra la leggerezza dei toni e la capacità di approfondire un soggetto ricchissimo di implicazioni, sicuramente non scelto a caso. Invece, è solo un esempio di grande entertainment.
Hit Man è anche un film che parla proprio di come si reciti nella vita di tutti i giorni, che mostra al pubblico come funzioni l’immedesimazione di un attore professionista, che conseguenze abbia e attraverso quali tecniche si diventi un altro. In ultima analisi, come fare qualcosa per finta abbia conseguenze reali e alla fine addirittura diventi la realtà.
E quando i due protagonisti dovranno fingere una conversazione, improvvisandola per non farsi beccare da chi li sta ascoltando, in una delle scene più divertenti, stiamo vedendo come si dirige un film, cioè stiamo vedendo due persone che recitano e che mettono in scena qualcosa che non sta accadendo realmente, a beneficio di un pubblico che ascolta. Il cinema è la nostra vita.
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