"Jonathan Marshall è un giornalista del The Times, arrivato in Sardegna con il suo fotografo Simon Gallanger, per scrivere un articolo sui casi di morti inspiegabili avvenute in alcuni paesi della Sardegna. Simon, inizialmente incredulo, dopo essersi imbattuto in una realtà completamente fuori contesto per un paesino della Sardegna, viene indirizzato verso quella che sembra essere la vera protagonista del film, ovvero, Maria Corrias. Maria, dopo la morte dei genitori, vive con il fratello Filippo, paraplegico: fermo sulla sedia per una ragione misteriosa, come se fosse colpito da una maledizione. I due giornalisti incontrano Maria sperando di riuscire a scoprire qualcosa in più sugli avvenimenti che colpiscono Filippo.
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"Jonathan Marshall è un giornalista del The Times, arrivato in Sardegna con il suo fotografo Simon Gallanger, per scrivere un articolo sui casi di morti inspiegabili avvenute in alcuni paesi della Sardegna. Simon, inizialmente incredulo, dopo essersi imbattuto in una realtà completamente fuori contesto per un paesino della Sardegna, viene indirizzato verso quella che sembra essere la vera protagonista del film, ovvero, Maria Corrias. Maria, dopo la morte dei genitori, vive con il fratello Filippo, paraplegico: fermo sulla sedia per una ragione misteriosa, come se fosse colpito da una maledizione. I due giornalisti incontrano Maria sperando di riuscire a scoprire qualcosa in più sugli avvenimenti che colpiscono Filippo. Si ritengono esperti di queste vicende in quanto hanno già analizzato altre morti simili per la scrittura del loro articolo." Il film mi ha ricordato le storie che mia nonna, che riposi in pace, mi raccontava quando ero diciasettenne. "Fake a bonu ki benede s'ammuttadore a ti pikkare", nel sonno, sul mio letto. Una leggenda sarda che tutti i Sardi conoscono, e in quel periodo, tutti temevano. La produzione a basso budget si fa sentire se si analizzano alcune ambientazioni in cui sono presenti elementi fuori dal tempo, il ritmo non è proprio di mio gusto, ma la storia è davvero intrigante e mi ha tenuto incollato allo schermo. Nella mischia dei film sardi che ho visto, Vien di notte si è preso un pezzo del mio cuore riproponendomi le ambientazioni della mia terra ormai da troppo tempo lontana, che vorrei raggiungere per la pensione. Quelle vie caratteristiche fatte di case in pietra mi hanno stregato. La musica è un altro elemento che mi ha davvero convinto, il regista ha davvero colto nel segno scegliendo quelle sonorità anche se troppe e accompagnate da troppi accenti sui rumori. In sostanze, un film che riguarderò volentieri, nonostante l'abbia già visto 2 volte a distanza di un anno. Aspetto ansioso altri film di Zaru che in questo film, dai titoli, sembra aver coperto la cinematografia tutto da solo.
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