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Facciamo a capirci, diceva un mio amico. Certi film sono fatti per i critici e altri per il pubblico. I critici se la suonano e se la cantano fra di loro, il pubblico purtroppo spesso ci casca ed è costretto a un dormiveglia neppure rilassante. L'aspetto più bello di questa opera franco tunisina sono i cesti e i secchi e gli alberi dei fichi, parola che però compare solo nel titolo originale. Tutto il resto è noia mortale, soporifera, resa ancor più rabbiosa da un doppiaggio infame. Troppi critici hanno esaltato questa giornata particolare di un gruppo di giovani studenti nella parte agricola della Tunisia. Sotto gli alberi si intrecciano amori e amorini, ricatti familiari e padronali... Il tutto condito da qualche lacrimuccia e risate insopportabili...Ammesso, poi, che l'opera fosse pure uno spaccato della Tunisia frustrante, la parte finale manda tutto in vacca: il canto folkloristico delle lavoranti sul furgone che riporta la manovalanza a casa dopo la raccolta dei fichi è orrore puro, che fa a pugni con l'eventuale (criptico, molto) messaggio del regista. Già, ma quale è il messaggio? L'estate sta finendo e un anno se ne va, come cantavano i Righeira?? Poveri spettatori, escono dalla sala non con un pugno di mosche ma di fichi secchi
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