La vita che verrà - Herself

Sono d'accordo in pieno..una descrizione profonda e sentita,e tutti dovremmo prenderne atto,perché un film vero può raccontare e interpretare una storia come se fosse realtà,che purtroppo capita sempre troppo spesso,nonostante su viva nel XXI secolo.
Congratulazioni per la sua recensione..insuperabile

Produzione indipendente preziosa, un piccolo gioiellino del Sundance festival, La vita che verrà – Herself di Conleth Hill non conta una starlette di star ma affronta in maniera impeccabile quel senso di umana carità che in tempi di cieco individualismo, suona come fiaba sdolcinata e melensa, ma che, opportunamente vestita di denuncia sociale, risulta tutt’altro che tale.
La regista cerca in quel senso di cooperazione tra persone comuni, un mutuo aiuto capace di  colmare le lacune di un sistema burocratico ingolfato, rigidamente avvinto a protocolli ben definiti. Certo, la vicenda di Sandra, vessata da un marito violento, che rifugge da esso con le due figlie piccole e che, priva di un supporto concreto, decide di costruirsi una casa da sola nel terreno della sua datrice di lavoro, suona quasi un’utopia oggi. [+]

Produzione indipendente preziosa, un piccolo gioiellino del Sundance festival, La vita che verrà – Herself di Conleth Hill non conta una starlette di star ma affronta in maniera impeccabile quel senso di umana carità che in tempi di cieco individualismo, suona come fiaba sdolcinata e melensa, ma che, opportunamente vestita di denuncia sociale, risulta tutt’altro che tale.
La regista cerca in quel senso di cooperazione tra persone comuni, un mutuo aiuto capace di  colmare le lacune di un sistema burocratico ingolfato, rigidamente avvinto a protocolli ben definiti. Certo, la vicenda di Sandra, vessata da un marito violento, che rifugge da esso con le due figlie piccole e che, priva di un supporto concreto, decide di costruirsi una casa da sola nel terreno della sua datrice di lavoro, suona quasi un’utopia oggi.
Eppure dentro la crisalide di un progetto quasi irrealizzabile per la sola forza di una donna sola, Herself, lei stessa, riesce nell’intento proprio coinvolgendo un variegato gruppetto di persone, dando vita lentamente a quel nido familiare per se e le sue figlie. Ma il violento marito è in agguato, pronto a rovinare l’idillio faticosamente conseguito non senza sacrifici.
La vita che verrà è senza dubbio un film di denuncia, portato troppe volte in risalto da tristi episodi di cronaca in cui la violenza sulle donne appare come mutilazione di una comunità machista. Eppure l’intento della cineasta  dai precedenti The Iron Ladye Mamma Mia! non è solo la semplice trasposizione dell’odissea di abusi e resilienza di una “donna semplice”, quanto un affresco corale comunitario equilibrato e al tempo stesso misurato di voci, volti, resistenze,  ciascuno con la sua storia, accumunate da un profondo desiderio di rimettersi in gioco con le sole forze.
Vediamo quindi la storia di Sandra affiancarsi a quella di Aido, costruttore esperto e di buon cuore con un figlio con sindrome di Down, della generosa Peggy, distrutta da una perdita o di Jo, l’avvocatessa di Sandra che si batte senza sosta per far valere i suoi diritti.
Un potere immenso di tante voci che se unito, travalica ogni difficoltà, riuscendo a trasformare, invertendo i canoni classici di una narrativa di genere (e a tratti retorica), le vittime in protagoniste del loro stesso stesso destino.
Con forza e semplicità d’azione.
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Violenza sulle donne sia psicologiche che fisiche, un pò quello che si vede nelle cronache TV, alcuni spunti sono alquanto discutibili, un pò pesantino.

Memorabile!!!