francesca quadri
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venerdì 17 aprile 2020
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assassination nation, thriller a stelle e strisce
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Lily è una diciottenne americana che vive a Salem, Massachusetts, con le sue amiche del cuore Sarah, Bex ed Em; con loro passa la maggior parte del tempo libero e condivide i suoi segreti più intimi come quelli che riguardano la sua relazione con il suo ragazzo. Fino ad ora la trama segue una normale storia di teenagers nel loro periodo più movimentato della loro vita, ovvero l'adolescenza, ma a metà del film succede qualcosa di imprevisto, così assurdo da risultare impossibile. Eppure succede. La cittadina di Salem infatti viene hackerata, tutti gli abitanti e i loro segreti non sono più al sicuro in quanto tutti i contenuti del loro cellulare sono ora pubblici.
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Lily è una diciottenne americana che vive a Salem, Massachusetts, con le sue amiche del cuore Sarah, Bex ed Em; con loro passa la maggior parte del tempo libero e condivide i suoi segreti più intimi come quelli che riguardano la sua relazione con il suo ragazzo. Fino ad ora la trama segue una normale storia di teenagers nel loro periodo più movimentato della loro vita, ovvero l'adolescenza, ma a metà del film succede qualcosa di imprevisto, così assurdo da risultare impossibile. Eppure succede. La cittadina di Salem infatti viene hackerata, tutti gli abitanti e i loro segreti non sono più al sicuro in quanto tutti i contenuti del loro cellulare sono ora pubblici. Incolpata ingiustamente, Lily verrà ricercata letteralmente da tutta la cittadina che vuole scaricare su di lei la sua rabbia.
Il lungometraggio che ci propone il regista Sam Levinson (con alle spalle la regia di cinque episodi dell’acclamata serie tv Euphoria) è un climax che non lascia spazio ai mezzi termini, è una critica alla società che dipende dai giudizi che vengono mostrati dalle foto sui propri cellulari e su quanto esse possano distorcere la nostra percezione sulle persone che ci circondano.
Degna di nota la regia. È questo l’aspetto che più colpisce del film e che soprattutto lo distingue dagli altri precedenti che può richiamare alla mente come La Notte del Giudizio, Suicide Squad o Bling Ring. L’utilizzo delle luci è parte integrante del film, senza le quali la pellicola non avrebbe avuto lo stesso impatto: rosso, blu e bianco ritornano di continuo nelle inquadrature e riprendono i colori della bandiera americana, anch’essa molto presente (in palestra, sulle maschere degli abitanti di Salem). Il regista insiste su questo leitmotiv di sfumature come per arricchire l’ambientazione, lo spettatore è come risucchiato e solo alla fine, quando la banda suona We Can't Stop, lo spettatore sembra risvegliarsi da quello che potrebbe essere un incubo.
Oltre le luci, anche la regia lascia positivamente stupiti. Levinson vuole spaesare lo spettatore e per farlo conia nuovi movimenti di macchina facendoli suoi: le carrellate che riprendono la scena sottosopra, la divisione dello schermo in tre parti uguali (ognuna con uno dei tre colori principali) durante la festa iniziale o i movimenti liberi della macchina da presa all’esterno della casa di Em che vanno a comporre uno splendido long take che ricorda la scena del doppio omicidio in Tenebre di Dario Argento.
Questi accorgimenti delineano la volontà di dare un’aria rivoluzionaria e fuori dalle norme, la figura femminile è sempre al centro dell’azione e alla fine, all’apice della tensione, le quattro protagoniste dominano la stessa inquadratura come per affermare anche visivamente la loro potenza. Assassination Nation lascia stupiti di come una situazione possa facilmete degenerare se la ragione viene oscurata e alimentata da odio e desiderio di vendetta.
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ennio
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sabato 4 luglio 2020
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l''isteria collettiva che nasce dal web
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"Assassination nation" è un discreto affresco, molto kitsch, molto horror e un pò tarantiniano, della generazione USA più giovane (parliamo del liceo). La chiave di lettura è internet, e la quasi totale dipendenza dell'ultima generazione dai meccanismi comportamentali indotti dalla rete. La privacy è quasi impossibile, la condivisione inevitabile e con essa in tempi rapidissimi si moltiplicano amori, odi, invidie e passioni, che poi divenuti quotidiani perdono forza e si banalizzano, col risultato di demotivare eticamente e sentimentalmente molti ragazzi.
"L'ho fatto per divertirmi" è un filo comune a molte opere recenti che parlano dei giovanissimi, e se internet è una realtà recente, il nichilismo e la mancanza di ideali non lo sono affatto, essendo stati rappresentati già in epoche passate.
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"Assassination nation" è un discreto affresco, molto kitsch, molto horror e un pò tarantiniano, della generazione USA più giovane (parliamo del liceo). La chiave di lettura è internet, e la quasi totale dipendenza dell'ultima generazione dai meccanismi comportamentali indotti dalla rete. La privacy è quasi impossibile, la condivisione inevitabile e con essa in tempi rapidissimi si moltiplicano amori, odi, invidie e passioni, che poi divenuti quotidiani perdono forza e si banalizzano, col risultato di demotivare eticamente e sentimentalmente molti ragazzi.
"L'ho fatto per divertirmi" è un filo comune a molte opere recenti che parlano dei giovanissimi, e se internet è una realtà recente, il nichilismo e la mancanza di ideali non lo sono affatto, essendo stati rappresentati già in epoche passate. Dostoevskij scriveva dei nichilisti russi e del loro vuoto esistenziale/morale a fine '800, e diversi registi negli anni '50-'60 (penso ad Antonioni e a molti francesi) hanno rappresentato sul grande schermo le difficoltà motivazionali della generazione neo-benestante del tardo dopoguerra europeo.
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