nino pell.
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domenica 31 gennaio 2016
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consueto verdone con picchi di originalità
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Al termine della visione di "L'abbiamo fatta grossa" del regista Carlo Verdone, la mia impressione è stata quella di aver visto un film che non mi ha particolarmente entusiasmato, ma allo stesso tempo neanche deluso. Innanzitutto devo riconoscere che la trama è costruita molto bene ed è sorretta da una sceneggiatura ben adeguata ai tempi della narrazione. E poi c'è da evidenziare la scottante satira sociale del buon Verdone che naturalmente non manca mai nei suoi film; in questo caso l'attenzione si concentra sul senso di avidità umana, anche da parte delle persone che non hanno in genere la propensione ad essere malvagie e poi ovviamente le sequenze finali che ci mostrano tutto un retroscena di corruzione sociale e politica che per noi italiani purtroppo rappresenta da sempre una angustia realtà.
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Al termine della visione di "L'abbiamo fatta grossa" del regista Carlo Verdone, la mia impressione è stata quella di aver visto un film che non mi ha particolarmente entusiasmato, ma allo stesso tempo neanche deluso. Innanzitutto devo riconoscere che la trama è costruita molto bene ed è sorretta da una sceneggiatura ben adeguata ai tempi della narrazione. E poi c'è da evidenziare la scottante satira sociale del buon Verdone che naturalmente non manca mai nei suoi film; in questo caso l'attenzione si concentra sul senso di avidità umana, anche da parte delle persone che non hanno in genere la propensione ad essere malvagie e poi ovviamente le sequenze finali che ci mostrano tutto un retroscena di corruzione sociale e politica che per noi italiani purtroppo rappresenta da sempre una angustia realtà. Entrando invece nell'aspetto specificatamente dell'interpretazione, mi sento di dire che il binomio Verdone-Albanese sicuramente ha regalato molti momenti di umorismo e di intelligente sarcasmo. Forse essendo i due protagonisti da anni due attori comici principali nei loro rispettivi ruoli, probabilmente nel corso di varie sequenze, la comicità Verdoniana (che in effetti è quella che detta i tempi e le battute) tende a volte a comprimere, secondo le sue esigenze, la particolarità di Albanese che conosciamo essere un attore spesso stravagante e strampalato. Come dire, a volte non sempre l'unione fa la forza. C'è inoltre da evidenziare che l'umorismo di Verdone è sicuramente rassicurante, ma in questo caso a volte pecca di palesi rimandi a cose già viste in passato (qualche espressione vocale del personaggio Arturo che ci ricorda ad esempio il Sergio di "Borotalco" quando pronuncia la frase "droga", oppure quando i due attori si travestono da preti, situazione questa che non può non ricordarci la pellicola "Acqua e sapone"). Il film appare comunque scorrevole nella sua squisita piacevolezza comica e ad esso vanno attribuiti i meriti per la presenza di picchi di genuina originalità. Tra essi sicuramente i diversi momenti di irresistibili situazioni comiche o la presenza del personaggio femminile interpretato dalla brava Anna Kasyan, sicuramente la vera e preziosa scoperta dell'esperto attore e regista Carlo Verdone
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[+] una nuova e genuina coppia comica
(di antonio montefalcone)
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flyanto
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giovedì 4 febbraio 2016
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un duo composto da due di simpatici pasticcioni
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L'ultimo film di Carlo Verdone, "L'Abbiamo Fatta Grossa" , si avvale anche della presenza del comico Antonio Albanese e il duo comico effettivamente funziona molto bene insieme riuscendo a creare una commedia divertente e molto garbata nella sua comicità.
Carlo Verdone interpreta la parte di un ex-poliziotto che ormai si dedica alle attività investigative private, accettando casi strampalati e mal pagati. E' divorziato vive con una vecchia zia stralunata. Antonio Albanese, invece, è un attore di teatro che però è fortemente in crisi in quanto è stato abbandonato dalla moglie e lui ne soffre tantissimo.
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L'ultimo film di Carlo Verdone, "L'Abbiamo Fatta Grossa" , si avvale anche della presenza del comico Antonio Albanese e il duo comico effettivamente funziona molto bene insieme riuscendo a creare una commedia divertente e molto garbata nella sua comicità.
Carlo Verdone interpreta la parte di un ex-poliziotto che ormai si dedica alle attività investigative private, accettando casi strampalati e mal pagati. E' divorziato vive con una vecchia zia stralunata. Antonio Albanese, invece, è un attore di teatro che però è fortemente in crisi in quanto è stato abbandonato dalla moglie e lui ne soffre tantissimo. Decide così di chiedere a Verdone il pedinamento della moglie al fine di vedere se ella ha realmente un amante o meno e questi combina solo un pasticcio in seguito ad un grosso equivoco che porterà entrambi i protagonisti in mezzo ad una serie di avventure quanto mai rocambolesche e poco probabili ed addirittura pericolose.
Sicuramente la trama è poco realistica ma ciò conta poco dal momento che costituisce il presupposto per dare adito alle avventure dei due comici ed alle loro esilaranti battute. la sceneggiatura, infatti, risulta molto brillante ed intelligente ed i due attori, entrambi perfettamente all'altezza dei propri ruoli, si spalleggiano vicendevolmente a turo, dimostrando sintonia ed affiatamento. Insomma, quest' ultima opera di Verdone risulta senza alcun dubbio nettamente migliore e più originale delle sue ultime che "zoppicavano" notevolmente e pertanto , sia pure come scaccia pensieri il film funziona benissimo ed è altamente consigliabile. Azzeccati e perfettamente a proprio agio nei loro ruoli sono anche tutti gli attori di contorno, quali, per esempio, la cantante lirica armena Anna Kasyan nel ruolo della compagna di Verdone, Virginia Da Brescia nella parte della sua vecchia zia e Francesca Fiume in quella della ragazza orientale che lo aiuta nelle varie indagini.
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eugenio
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martedì 9 febbraio 2016
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una strana coppia in un caso tutto italiano
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Carlo Verdone e Antonio Albanese: inedita coppia di attori per un film che fa il verso alle grandi commedie d’altri tempi. Immaginiamo un Cetto La Qualunque con l’Enzo, il Mimmo e il Ruggero di Bianco Rosso e Verdone e Un sacco bello, condiamo il tutto con vicende di umana miseria, un contesto culturale di un attore ( Pelagatti-Albanese) che dopo la separazione dalla moglie non riesce a darsi pace e a recitare adeguatamente in una piccola compagnia e di un investigatore privato (Merlino-Verdone) costretto a vivere dando la caccia a gatti e vantandosi di inesistenti collaborazioni con la polizia e con casi grandi di droga con la cameriera di un locale.
I due personaggi entrano in contatto quasi casualmente: Pelagatti incarica Merlino di verificare l’infedeltà dell’ex moglie ma per una serie di circostanze (conversazioni carpite al ristorante con tanta ingenuità), entrano in possesso di una valigetta contenente un milione di euro.
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Carlo Verdone e Antonio Albanese: inedita coppia di attori per un film che fa il verso alle grandi commedie d’altri tempi. Immaginiamo un Cetto La Qualunque con l’Enzo, il Mimmo e il Ruggero di Bianco Rosso e Verdone e Un sacco bello, condiamo il tutto con vicende di umana miseria, un contesto culturale di un attore ( Pelagatti-Albanese) che dopo la separazione dalla moglie non riesce a darsi pace e a recitare adeguatamente in una piccola compagnia e di un investigatore privato (Merlino-Verdone) costretto a vivere dando la caccia a gatti e vantandosi di inesistenti collaborazioni con la polizia e con casi grandi di droga con la cameriera di un locale.
I due personaggi entrano in contatto quasi casualmente: Pelagatti incarica Merlino di verificare l’infedeltà dell’ex moglie ma per una serie di circostanze (conversazioni carpite al ristorante con tanta ingenuità), entrano in possesso di una valigetta contenente un milione di euro.
Cercando prima di pulirsi l’anima consegnando il maltolto in polizia e non avendo poi il coraggio di riuscirci, il duetto si pone come pausa riflessiva un mese superato il quale avrà modo di decidere per il meglio. Ma la tentazione è forte e la necessità di pagare debiti avranno la precedenza su altre priorità senza considerare anche che gli “illeggitimi proprietari” della valigetta (su cui spicca un convincente Massimo Popolizio) tenteranno il tutto e per tutto per recuperarla.
L’abbiamo fatta grossa è un film commedia-comico-poliziesco incentrato sul buddy-movie “la strana coppia” che non nasconde ironia, attenzione nei confronti del sociale e studio analitico sui comportamenti e le mosse del simpatico duetto tra paranoie e angosce sempre diverse.
Quanta disparità di caratteri, quanta umanità in questo film! Note agrodolci di un uomo solo spezzato dalla solitudine per l’abbandono della moglie e dei figli, “morto di fame, eurodipendente e mezzo matto” come si dirà in una scena del film, si intersecano nella mutabilità d’animo di vizi sempre diversi che hanno come punto focale la figura del “Merlino mago” Carlo Verdone.
La figura dell’investigatore, dalla simpatica zia malata e dai ricordi sfumati, che fissa la realtà con occhi di istanza realista e non scenici a differenza del disulluso Pellegati, scoppiettante e allegra, ci mostra, in matrice leggera, i peccati di una Roma capitale grottesca di sordida umanità. Antonio Albanese, eccellente nel reggere il ruolo di un uomo bandito dalla vita che cerca il riscatto, è incontenibile nella sua energia al punto che lo stesso Verdone pare incapace di reggere il suo ritmo, uno dei limiti del film.
Commedia capace di coniugare una buona dose di riso con la critica a una società che nei sottoscala si arrangia come può, mettendo in luce anzi in ombra vizi e peccati inconfessabili, L’abbiamo fatta grossa è un prodotto anomalo nella commedia all’italiana, un film che apre orizzonti originali all’ingenuità umana e soprattutto,come sottolineato nei titoli di coda alla “realtà che produce simili personaggi”.
Personaggi macchiette, appunto, capaci di cogliere il ridicolo del mondo di cui fanno parte, dove devono pagare lo scotto per altri che li umiliano e li trattano come zerbini.
Zerbini che tuttavia, senza togliere nulla al finale, avranno modo di prendersi la loro, pur amara, rivincita.
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enzo70
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giovedì 11 febbraio 2016
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classica e gradevole commedia all'italiana
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Commedia all’italiana che più commedia all’italiana non si può, l’abbiamo fatta grossa è un lavoro semplice semplice per due simboli del cinema contemporaneo; due uomini, un attore che non si ricorda le battute ed un investigatore ridotto a recuperare i gatti persi, alle prese con i problemi della vita quotidiana incrociano le proprie strade e per errore rubano una valigetta con un milione di euro ad un malavitoso.
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Commedia all’italiana che più commedia all’italiana non si può, l’abbiamo fatta grossa è un lavoro semplice semplice per due simboli del cinema contemporaneo; due uomini, un attore che non si ricorda le battute ed un investigatore ridotto a recuperare i gatti persi, alle prese con i problemi della vita quotidiana incrociano le proprie strade e per errore rubano una valigetta con un milione di euro ad un malavitoso. La trama è scontata, la storia praticamente inesistente, ma, che volete farci, questi due sono bravi ed allora nella sala cinematografica senti la gente che ride; ed allora il film funziona, proprio per l’onestà di non avere pretese. Sembra una commedia anni settanta con Pozzetto e Montesano, Verdone ed Albanese insieme funzionano o, almeno, fanno ridere. Ma non aspettativi gag stratosferiche, sono le situazioni che fanno sorridere, favorite, comunque, dalla familiarità dello spettatore con i due attori. Potevano fare di più? Sicuro; ora alzi la meno chi non potrebbe fare di più.
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emipu
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domenica 31 gennaio 2016
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una commedia quasi perfetta
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L'abbiamo fatta grossa, l'ultimo film di Carlo Verdone, non è un film perfetto, ma questo nulla toglie al piacere di andarlo a vedere.
I due protagonisti, Carlo Verdone appunto e Antonio Albanese, comici di “rango” superiore, per la prima volta insieme, pescando abbondantemente nel proprio repertorio personale fatto per entrambi di maschere tragicomiche che tanto ci hanno dato in passato, risultano un po' acerbi come coppia, ma comunque molto divertenti.
La trama del film è consistente, caratterizzata da notevoli invenzioni comiche, colpi di scena esilaranti, omaggi e richiami al Verdone degli inizi, quel tipico e immancabile sfondo fatto di umanità romanesca marchio di fabbrica del regista e un finale sorprendente dove su tutto campeggia l'epigrafe cara a Francesco Rosi, che fa chiudere il film con quel retrogusto leggermente amarognolo, elemento fondamentale per una commedia che non vuole essere banale.
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L'abbiamo fatta grossa, l'ultimo film di Carlo Verdone, non è un film perfetto, ma questo nulla toglie al piacere di andarlo a vedere.
I due protagonisti, Carlo Verdone appunto e Antonio Albanese, comici di “rango” superiore, per la prima volta insieme, pescando abbondantemente nel proprio repertorio personale fatto per entrambi di maschere tragicomiche che tanto ci hanno dato in passato, risultano un po' acerbi come coppia, ma comunque molto divertenti.
La trama del film è consistente, caratterizzata da notevoli invenzioni comiche, colpi di scena esilaranti, omaggi e richiami al Verdone degli inizi, quel tipico e immancabile sfondo fatto di umanità romanesca marchio di fabbrica del regista e un finale sorprendente dove su tutto campeggia l'epigrafe cara a Francesco Rosi, che fa chiudere il film con quel retrogusto leggermente amarognolo, elemento fondamentale per una commedia che non vuole essere banale.
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achab50
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sabato 13 febbraio 2016
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mantiene quel che promette
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Resto sempre meravigliato da quante considerazioni culturali, sociologiche ed esegetiche si possano coagulare su di un film che non ha grandi pretese di questo genere. E dunque mi calo nei (miei) panni di spettatore medio che sceglie un film, accetta con malagrazia il posto numerato (questa smania del posto numerato contribuisce in maniera sostanziale alla crisi del cinema italiano) per vedersi un film di Verdone ed Albanese. E si aspetta un film con Verdone ed Albanese e non uno di Martone, sia detto col dovuto rispetto.
Bisogna dare atto degli sforzi di Verdone per uscire dal macchiettismo che ha funestato, rendendolo insopportabile, l'ultimo Sordi, e va detto che un passo per volta ci sta riuscendo.
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Resto sempre meravigliato da quante considerazioni culturali, sociologiche ed esegetiche si possano coagulare su di un film che non ha grandi pretese di questo genere. E dunque mi calo nei (miei) panni di spettatore medio che sceglie un film, accetta con malagrazia il posto numerato (questa smania del posto numerato contribuisce in maniera sostanziale alla crisi del cinema italiano) per vedersi un film di Verdone ed Albanese. E si aspetta un film con Verdone ed Albanese e non uno di Martone, sia detto col dovuto rispetto.
Bisogna dare atto degli sforzi di Verdone per uscire dal macchiettismo che ha funestato, rendendolo insopportabile, l'ultimo Sordi, e va detto che un passo per volta ci sta riuscendo. Col procedere dell'età la maschera di Verdone ha assunto una piega amara da perdente che, in questo ambito, corrisponde alle rughe cui teneva moltissimo la Magnani. Durante il film raramente gigioneggia, e questo è un bene, richiama con molta misura alcuni suoi personaggi ma senza strafare. Quanto ad Albanese, come è stato scritto in altre occasioni, è un comico sempre avanti di una generazione, per cui si permette una recitazione sottotono, mai oltre le righe, e ciò nonostante buca immediatamente lo schermo, e ci rende complici in quanto simili nella sventatezza e nella furberia che finisce sempre male. Strepitosa Anna Kasyan la cui interpretazione non mi meraviglia perchè le cantanti liriche sono per prima cosa attrici (come non ricordare le splendire interpretazioni della Ricciarelli?).
E con questo abbiamo sistemato i protagonisti. Quanto alla trama, procede bene, senza grandi intoppi, tutto ciò che può andar male a questi poveri disgraziati va malissimo. Quando il film sembra volgere ad un inaspettato happy end, si scatena la vera tragedia.
Ho comunque trovato il finale troppo ruffiano e troppo ammiccante del sentire popolare, che non sempre corrisponde alla realtà fattuale.
La controprova della sostanziale riuscita dell'opera è la troppa brevità del film, anche se l'orologio ci dice che è di un'ora e quaranta minuti abbondanti.
Attendiamo la nuova coppia comica alla prossima prova.
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andrea giostra
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giovedì 4 febbraio 2016
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geniale l'ispirazione alla pernacchia di totò!
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“L'abbiamo fatta grossa” (2016) - recensione di Andrea Giostra.
Il Film di Carlo Verdone, in fondo, è abbastanza divertente e riesce a distrarre lo spettatore dai suoi problemi quotidiani: e già questo è un eccellente risultato!
La storia e la sceneggiatura sono convincenti: un buon film comico dev'essere costruito inevitabilmente sull'equivoco, sull'ambiguità, sui fraintendimenti, sull'ironia, sul sarcasmo, sulla satira, sul ridicolo.
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“L'abbiamo fatta grossa” (2016) - recensione di Andrea Giostra.
Il Film di Carlo Verdone, in fondo, è abbastanza divertente e riesce a distrarre lo spettatore dai suoi problemi quotidiani: e già questo è un eccellente risultato!
La storia e la sceneggiatura sono convincenti: un buon film comico dev'essere costruito inevitabilmente sull'equivoco, sull'ambiguità, sui fraintendimenti, sull'ironia, sul sarcasmo, sulla satira, sul ridicolo. Ecco, questi elementi sono ben mescolati nella sceneggiatura e nella narrazione filmica di Verdone, che questa volta sceglie come sua “Spalla” un sempre bravissimo Antonio Albanese.
La storia è divertente e piena di equivoci, minacce serie ai protagonisti che però appaiono ridicole e finzionali, tutto condito con un bel miscuglio di ansie, affanni, preoccupazioni, timori, angosce, inquietudini, apprensioni, trepidazioni, che appartengono agli ultimi Film di Verdone.
Ma in questo Film, Verdone, con la complicità di Albanese, va oltre la sua solita comicità fatta di battute e semplici equivoci del quotidiano vivere. Verdone segue la scia delle aspettative dello spettatore italico stanco della politica e dei politicanti-parassiti nostrani e si “lancia” trattando il tema della corruzione in politica! Quella che quotidianamente, oramai, da due-tre anni tutti i mass media italici, nazionali e regionali, ci sbattono in faccia quotidianamente; anzi, a dire il vero, ci hanno proprio bombardato di queste notizie inizialmente inquietanti, adesso sempre più “normali” tanto che non fanno più “notizia”! Termine “normale” che in questo caso assume un'accezione relativa al significato che: “Sono casi che in Italia succedono spesso e frequentemente!” Ed è lì che la “Morale” di Verdone si manifesta, come un'epifania, nell'ultima scena del Film. Improvvisamente il cattivo de “L'abbiamo fatta grossa” si materializza durante una premiazione di artisti dilettanti, limitati nella loro libertà. Con grande sorpresa di tutto il pubblico – in sala improvvisamente fa da sottofondo un inaspettato ooooooohhhhhhh - e degli stessi Verdone e Albane. Il cattivo del Film è un politico che si distingue per alcune “qualità politiche” oggi ben conosciute agli italiani. E' un corrotto, un delinquente, un cinico, un parassita, un parolaio, un insensibile, un astuto truffatore, insomma un politico ladro! Sono questi gli aggettivi che spiaccica in viso allo spettatore del suo Film Verdone con l'ultima scena. Ed è a quel punto – nell'ultima scena appunto – che Verdone recupera con intelligente maestria una delle citazioni più famose e conosciute del cinema comico e d'autore italiano, nota in tutto il mondo. E' una citazione che il duo Verdone-Albanese, con professionalità artistica e teatrale, con immediatezza e con gran classe, dedicano subitamente e spontaneamente al politico italico contemporaneo rappresentato dal Film per “meriti” acquisiti sul campo: la fragorosa pernacchia di infinita e prolungata sonorità di Totò!
P.S. - La “Pernacchia” citata e rappresentata dal Film da Verdone e Albanese, è recuperata dal magnifico ed insuperabile Artista, Comico e brillante Attore Totò, che tutto il Mondo del Cinema ci ha sempre invidiato, ed è tratta dal Film “I due Marescialli” del 1961, diretto da Sergio Corbucci, con due attori protagonisti fuoriclasse quali Totò e Vittorio De Sica!
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robert eroica
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domenica 14 febbraio 2016
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il grande ritorno di verdone
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Il miglior film di Verdone regista da parecchio tempo a questa parte. Una commedia cattiva dove i cretini sono giustamente puniti, e da reietti, sbeffeggiano il potere come possono. Nella miglior tradizione della commedia all’italiana, dove nessuno è incolpevole e l’amarezza va a braccetto con il riso (amaro). Ce lo hanno insegnato non in troppi: Comencini (“A cavallo della tigre”) e Monicelli, su tutti. Verdone abbandona le stupidaggini sentimentali che troppo hanno caratterizzato il suo cinema degli ultimi due decenni (il nadir di “Sono pazzo di Iris Blond” non si dimentica facilmente) e, nella sua cadenza di inesorabile racconto morale, si colloca sulla scia del suo film più feroce e bello, “Compagni di scuola” (che ormai è del 1988…).
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Il miglior film di Verdone regista da parecchio tempo a questa parte. Una commedia cattiva dove i cretini sono giustamente puniti, e da reietti, sbeffeggiano il potere come possono. Nella miglior tradizione della commedia all’italiana, dove nessuno è incolpevole e l’amarezza va a braccetto con il riso (amaro). Ce lo hanno insegnato non in troppi: Comencini (“A cavallo della tigre”) e Monicelli, su tutti. Verdone abbandona le stupidaggini sentimentali che troppo hanno caratterizzato il suo cinema degli ultimi due decenni (il nadir di “Sono pazzo di Iris Blond” non si dimentica facilmente) e, nella sua cadenza di inesorabile racconto morale, si colloca sulla scia del suo film più feroce e bello, “Compagni di scuola” (che ormai è del 1988…). La prima parte acclimata lo spettatore alla misera esistenza di due sfigati, un investigatore privato che si diletta a scrivere racconti polizieschi e un attore teatrale fallito nella professione e nella vita di coppia (la moglie lo ha abbandonato per un avvocato carogna). Poi la vicenda, che sceglie i mezzi toni ed evita il plateale (anche nelle battute, per una volta e non fatevi ingannare dal trailer) diventa una sorta di giallo stile Woody Allen di “Misterioso omicidio a Manhattan”. Soldi rubati, perduti e ritrovati, loschi figuri che svaligiano appartamenti, pestaggi, ricatti, rapimenti. E prepotente emerge il ritratto di una società smarrita, che vive nel culto del denaro ma che poi non sa riconoscerlo o non sa spenderlo: L’Italia di oggi. Carlo Verdone è un Marlowe peggiore di ogni parodia e la sua disillusione e il suo disincanto da soli non bastano, se non sono supportati dall’intelligenza e dalla scaltrezza. Al suo fianco un grande Antonio Albanese, maschera tragicomica che aderisce al personaggio come l’attore che vorrebbe essere aderisce al palcoscenico della vita. Sottovalutato da tanti ma per noi una sorta di sorpresa di un amico ritrovato.
VOTO: 7
Robert Eroica
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