watpo
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martedì 30 ottobre 2012
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solido
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grande prova degli interpreti, regia solida e asciutta che regala alcune sequenze da antologia.
Spacey torna agli splendori di Big Kahuna, Irons si risveglia dagli stati catatonici delle ultime prove.
estremamamente sconsigliato a chi non riesce a vedere un film senza sangue e/o volgarità varie.
questo è il cinema, bellezza!
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kondor17
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giovedì 25 ottobre 2012
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che noia!
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le due stelle per Kevin Spacey e il realismo, altrimenti una noia mortale! DI una lentezza estenuante...
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rossella11190
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domenica 14 ottobre 2012
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il nulla
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Cosa mi ha lasciato questo film?
NULLA
Lento, pesante e banale...una descrizione troppo semplice e per niente costruttiva di come vengano corrotti i mercati per lasciar vincere sempre i potenti, persone che agiscono comandati dal Dio denaro.
Sul finale il film si riprende, e ho trovato anche costruttiva la discussione finale tra Jeremy Irons e Kevin Spacey, ma nel complesso il film resta scadente.
E' stato una delusione.
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(di kondor17)
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1962thor
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domenica 23 settembre 2012
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vendete a tutti, anche a vostra madre se vuole
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Il debuttante regista Chandor mette in scena un'ottima rappresentazione della realtà finanziaria americana degli anni scorsi,
di come gli "uomini normali" siano dei burattini in mano a chi detiene il potere finanziario. Belli i dialoghi e i tempi di un film che
rende coprotagonisti un cast fatto da grandi attori dove ognuno riesce a ritagliarsi la parte principale. Peccato che un film così
ben fatto faccia così pochi spettatori... ma a chi è affidata la promozione ?
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davide chiappetta
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sabato 18 agosto 2012
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superfluo
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Il film è pieno di cliché, i dialoghi sono pretenziosi, Irons più spietato di Gekko, grandi attori con parti scontate, e poi Bernard Madoff e Lehman Brothers hanno già fatto tutto loro, quello che può essere interessante di questo film è che potrebbe essere un buon vademecum per quelli che sanno poco o nulla sull'alta finanza; patetica e ridicola la scena della donna delle pulizie in ascensore; da confrontare con l'ottimo 'Americani' con un Lemmon in stato di grazia. Nulla di nuovo sotto al sole.
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emmegei
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lunedì 9 luglio 2012
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perdibilissimo..
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..eppure: la storia ci sarebbe, il cast pure, l'idea quasi.. e tutto si perde.
Una notte per il destino dell'economia.. e di tutto questo rimane l'immagine di Demi Moore che guarda l'alba dal suo ufficio al milionesimo piano del palazzo, con la City che si risveglia senza saper nulla del destino. Unica immagine valida.
Un cast del genere, da cui ti aspetti un'interpretazione densa, tesa, sul filo del rasoio.. e pure Kevin Spacey fa una pessima figura. Jeremy Irons non riesce a far lo spietato, Zachary Quinto ha la credibilità economica di palo, Demi Moore come vittima.. non ci crediamo neppure se lo vediamo dal vivo.
La storia.. banale, superficiale, con 10 minuti di economia tecnica (che avran capito in 4) e poi silenzi e frasi d'impatto.
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..eppure: la storia ci sarebbe, il cast pure, l'idea quasi.. e tutto si perde.
Una notte per il destino dell'economia.. e di tutto questo rimane l'immagine di Demi Moore che guarda l'alba dal suo ufficio al milionesimo piano del palazzo, con la City che si risveglia senza saper nulla del destino. Unica immagine valida.
Un cast del genere, da cui ti aspetti un'interpretazione densa, tesa, sul filo del rasoio.. e pure Kevin Spacey fa una pessima figura. Jeremy Irons non riesce a far lo spietato, Zachary Quinto ha la credibilità economica di palo, Demi Moore come vittima.. non ci crediamo neppure se lo vediamo dal vivo.
La storia.. banale, superficiale, con 10 minuti di economia tecnica (che avran capito in 4) e poi silenzi e frasi d'impatto.
Volete un film sull'argomento?
TOO BIG TO FAIL - Regia di Curtis Hanson.
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amici del cinema (a milano)
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sabato 9 giugno 2012
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un grand guignol dell’orrore
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Un Grand Guignol dell’orrore con affondi alla giugulare, una tragedia Shakespeariana con coltellate sotto la cintola.
Questa e’ la prima impressione che mi ha lasciato “Margin Call”, una fotografia impietosa di un mondo dove i valori (almeno quelli nei quali credo io) sono capovolti, dove il “vita mea mors tua” e’ l’unica massima di sopravvivenza.
Esemplare il personaggio di Kevin Spacey che piange il cane morto e non i numerosi licenziamenti aziendali o le persone truffate dalle vendite delle posizioni aziendali.
Compresi i due giovani apprendisti tutti i personaggi vivono in questa sorta di torre d’avorio (letteralmente il grattacielo), lontano dai problemi dei comuni mortali, tessendo di notte i loro complicati piani (qui il bardo di Stratford-upon-Avon mi ritorna in mente) mentre la gente comune dorme ignara.
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Un Grand Guignol dell’orrore con affondi alla giugulare, una tragedia Shakespeariana con coltellate sotto la cintola.
Questa e’ la prima impressione che mi ha lasciato “Margin Call”, una fotografia impietosa di un mondo dove i valori (almeno quelli nei quali credo io) sono capovolti, dove il “vita mea mors tua” e’ l’unica massima di sopravvivenza.
Esemplare il personaggio di Kevin Spacey che piange il cane morto e non i numerosi licenziamenti aziendali o le persone truffate dalle vendite delle posizioni aziendali.
Compresi i due giovani apprendisti tutti i personaggi vivono in questa sorta di torre d’avorio (letteralmente il grattacielo), lontano dai problemi dei comuni mortali, tessendo di notte i loro complicati piani (qui il bardo di Stratford-upon-Avon mi ritorna in mente) mentre la gente comune dorme ignara.
La fredda oscurità dei panorami di quelle scene mi e’ rimasta impressa dentro con tanta malinconia.
Margin Call e’ davvero un film molto appassionante, gelidamente appassionante, con poca musica e ritmo incalzante ti prende e le quasi due ore di visione passano estremamente velocemente tra brividi freddi e un certo disgusto che si forma piano piano nello stomaco.
Lodi ovviamente anche alle interpretazioni degli attori: Kevin Spacey e Paul Bettany sono perfetti nel loro ruolo, Simon Baker e Demi Moore se la cavano e Jeremy Irons, pur se con una certa dose di teatralità, incarna bene il prototipo massimo di tutti questi dirigenti cinici e con pochi scrupoli.
Con una battuta folgorante: “Spieghi semplicemente. Non sono arrivato fino a qua’ certo per il mio cervello”.
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alex2044
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mercoledì 6 giugno 2012
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un film solido senza retorica
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Un film solido,interessante, ben recitato e ben diretto forse un po' sottovalutato.
Un ottima referenza per il cinema americano senza enfasi e senza spettacolarità artificiale. Forse vale mezza stella in più ma non si può. Si può inoltre consigliare perchè non ci sono momenti di noia.
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pressa catozzo
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martedì 29 maggio 2012
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soldi puzzano
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Darei quattro per la realizzazione, ma mi limito a tre giudicando l'opera. Quando fanno film drammatici dove si da la caccia al'assassino e alla fine lo hanno quasi preso ....lo uccidono. Questa volta salvano capra e cavoli. Storia vera? di fantasia? Non lo so ma avrei preferito un finale diverso con la capitolazione del cattivo. Come consuetudine il cinema americano è ricco nella scelta degli attori fotografia montaggio e qui meritano il quattro. Ci sono delle inquadrature degne di un abile regia e di un montaggio super.
Mi viene un dubbio? Niente niente le torri son crollate per prendere un attimo di respiro?
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Un Grand Guignol dell’orrore con affondi alla giugulare, una tragedia Shakespeariana con coltellate sotto la cintola.
Questa e’ la prima impressione che mi ha lasciato “Margin Call”, una fotografia impietosa di un mondo dove i valori (almeno quelli nei quali credo io) sono capovolti, dove il “vita mea mors tua” e’ l’unica massima di sopravvivenza.
Esemplare il personaggio di Kevin Spacey che piange il cane morto e non i numerosi licenziamenti aziendali o le persone truffate dalle vendite delle posizioni aziendali.
Compresi i due giovani apprendisti tutti i personaggi vivono in questa sorta di torre d’avorio (letteralmente il grattacielo), lontano dai problemi dei comuni mortali, tessendo di notte i loro complicati piani (qui il bardo di Stratford-upon-Avon mi ritorna in mente) mentre la gente comune dorme ignara. [+]