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venerdì 1 luglio 2011
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un gioiello
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Film così non si vedono spesso. Meravigliosamente interpretato da una Drewbarrymore talentuuosissima e da una Jessica Lange magnifica. Un film documento dove emerge non una storia, ma la vita stessa. Un gioiello. La Barrymore avrebbe meritato un oscar, finalmente ho capito perchè l'avevano definita a 5 anni una bambina prodigio. DAvvero bravisssimi tutti.
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francesco2
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martedì 22 febbraio 2011
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documentando la soap-opera(della vita)
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Forse non è facilissimo dire: "Mi è -non mi è piaciuta". Fermo restando che lo stile(?) è quello del Tv-movie ed al contempo del documentario, quasi come se il regista avesse avuto lui stesso quest'esigenza, e chi lo faccia nel film non fosse che un suo "Alter-ego". Però, spiace dirlo, sembra che a volte ciò che si documenta è un romanz(ett)o di carriere frustrate e genitori che non capiscono. Senza approfondimento psicologico, senza nulla. E sì che lo spunto iniziale, che illuminava sul possibile rapporto tra cinema e realtà o sulla realtà essa stessa cinematografica (Mi si perdoni il linguaggio ghezziano), poteva far pensare ad altro. Non è vero neanche che si tratta di cinema-documentario, come fa Van Sant nel suo "Milk", per quanto non rinunci a cete scene-madri, complici l'istrionicità di Penn e l'eccellente doppiatore (Ignoro chi sia, o almeno non ricordo).
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Forse non è facilissimo dire: "Mi è -non mi è piaciuta". Fermo restando che lo stile(?) è quello del Tv-movie ed al contempo del documentario, quasi come se il regista avesse avuto lui stesso quest'esigenza, e chi lo faccia nel film non fosse che un suo "Alter-ego". Però, spiace dirlo, sembra che a volte ciò che si documenta è un romanz(ett)o di carriere frustrate e genitori che non capiscono. Senza approfondimento psicologico, senza nulla. E sì che lo spunto iniziale, che illuminava sul possibile rapporto tra cinema e realtà o sulla realtà essa stessa cinematografica (Mi si perdoni il linguaggio ghezziano), poteva far pensare ad altro. Non è vero neanche che si tratta di cinema-documentario, come fa Van Sant nel suo "Milk", per quanto non rinunci a cete scene-madri, complici l'istrionicità di Penn e l'eccellente doppiatore (Ignoro chi sia, o almeno non ricordo). In quest'opera, invece, che avrà pure fatto incetta di "Golden Globe", spesso manca persino quel misto di ironia e tragicità che pure "distingueva" anche film non ineccepibili, come "Pomodori verdi fritti". Gli avvenimenti scorrono troppoed al contempo troppo poco "piatti", e, spiace dirlo, forse ciò è tipico della mediocrità, che oscilla tra un estremo e l'altro. Alcune delle cose raccontate, poi, sono così plausibili? Per esempio, una madre può anche amare moltissimo i suoi figli, ma è plausibile nascondere per anni ed anni i gioielli in quella situazione economica?
Se av olte si ha la sensazione che le cose, in qualche modo, funzionino lo stesso, è per via dei dialoghi simpatici (Si pensi per esempio alla risposta finale della madre), o alla quasi invenzione della figlia di essere stata amante di Kennedy), oppure per via del già menzionato finale, che non appare magari plausibilissimo, ma che cerca di dare un senso alla vicenda. Riuscendoci veramente?
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