andrewlecce
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domenica 22 settembre 2024
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improponibile
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Premetto di aver apprezzato molto alcuni horror francesi contemporanei a questo, come "Martyrs" di Laugier. Ma qualcuno mi spieghi cos'abbia di apprezzabile o innovativo questo aborto - termine volutamente antifrastico rispetto al ridicolo finale - che spiazza per la sua qualità a dir poco infima, sotto ogni aspetto. Sceneggiatura pasticciata, piena di falle (e ce ne voleva, su un'ora e venti di film) e inverosimiglianze, regia banale e con le uniche, rare soluzioni funzionanti scopiazzare da altri film, recitazioni fragili e doppiaggio imbarazzante. Niente suspense, gli unici colpi di scena sono dettati dell'assurdo della comicità involontaria, per cui ogni volta che sembra si sia raggiunto l'apice si viene smentiti nella sequenza successiva.
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Premetto di aver apprezzato molto alcuni horror francesi contemporanei a questo, come "Martyrs" di Laugier. Ma qualcuno mi spieghi cos'abbia di apprezzabile o innovativo questo aborto - termine volutamente antifrastico rispetto al ridicolo finale - che spiazza per la sua qualità a dir poco infima, sotto ogni aspetto. Sceneggiatura pasticciata, piena di falle (e ce ne voleva, su un'ora e venti di film) e inverosimiglianze, regia banale e con le uniche, rare soluzioni funzionanti scopiazzare da altri film, recitazioni fragili e doppiaggio imbarazzante. Niente suspense, gli unici colpi di scena sono dettati dell'assurdo della comicità involontaria, per cui ogni volta che sembra si sia raggiunto l'apice si viene smentiti nella sequenza successiva. Alla fine addirittura gli zombie che si sbudellano a vicenda e uno di questi con la testa bruciata che culla un povero feto sopravvissuto chissà come. Inguardabile.
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monfardini ilaria
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martedì 21 maggio 2024
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horror psicologico da capogiro
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Oggi parliamo di un film che appartiene alla cosiddetta New Wave of french horror, ovvero quel gruppo di titoli francesi che all’inizio del nuovo millennio rappresenta quanto di più scioccante e gore riesca a fare in maniera intelligente il cinema di genere Made in France. Ricordiamo i film più rappresentativi di tale “movimento artistico” che sono Calvaire di Fabrice du Welz del 2004, Alta Tensione di Alexandre Aja del 2005, Frontiers di Xavier Gens del 2008, e Martyrs di Pascal Laugier del 2009, oltre al nostro in esame oggi, A L’Intérieur, conosciuto anche col titolo inglese Inside, opera prima del 2007 della coppia di registi Alexandre Bustillo e Julien Maury.
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Oggi parliamo di un film che appartiene alla cosiddetta New Wave of french horror, ovvero quel gruppo di titoli francesi che all’inizio del nuovo millennio rappresenta quanto di più scioccante e gore riesca a fare in maniera intelligente il cinema di genere Made in France. Ricordiamo i film più rappresentativi di tale “movimento artistico” che sono Calvaire di Fabrice du Welz del 2004, Alta Tensione di Alexandre Aja del 2005, Frontiers di Xavier Gens del 2008, e Martyrs di Pascal Laugier del 2009, oltre al nostro in esame oggi, A L’Intérieur, conosciuto anche col titolo inglese Inside, opera prima del 2007 della coppia di registi Alexandre Bustillo e Julien Maury. Questo filone usa il gore e lo splatter in maniera sopraffina e mai gratuita, il corpo umano martoriato fino agli eccessi diventa il fulcro intorno al quale ruotano tutte le storie, e non sono più i dialoghi o le sceneggiature a farla da padroni ma essenzialmente la rappresentazione di ciò che gira intorno alle più brutali torture che l’occhio umano possa tollerare. E se i succitati titoli avevano torturato uomini e donne nei modi più osceni e pornografici possibili, qui i due registi vanno oltre, usando come oggetto privilegiato delle torture una donna incinta al nono mese di gravidanza.
Sarah perde il marito Matthieu in un terribile incidente d’auto provocato da lei stessa. Fortunatamente lei e la bimba che porta in grembo sono salve, ed a Sarah non resta che portare a termine la gravidanza in solitudine e con una terribile depressione. La notte della vigilia di Natale, che precede il parto, la donna decide di trascorrerla a casa da sola, ma per lei questa decisione sarà assolutamente letale: una donna senza nome, che però conosce il suo e la sua storia, si presenta alla sua porta, e la perseguiterà finchè il movente dei suoi gesti non risulterà ben chiaro alla malcapitata che si ritrova, suo malgrado, a trascorrere la Notte Santa con una sconosciuta che non ha affatto buone intenzioni…
Inizia come un home invasion classico, questo A L’Intérieur, e poi cambia strada, e diventa un film a sé stante, nonostante le numerose ed ostentate citazioni, sottolineate dagli stessi registi: per esempio la scena iniziale dell’incidente d’auto riprende puntualmente quella di The Hitcher, mentre per la figura della folle psicopatica, conosciuta semplicemente come La Donna, ci si ispira chiaramente a Michael Myers, tanto che i registi spinsero la brava interprete Béatrice Dalle, a riguardarsi tutti i film della saga, per far suo il cinismo ed il distacco nel compiere gli omicidi che ha reso iconico lo spietato killer di Carpenter. Anche il cinema di genere italiano sembra aver fornito buoni spunti ai due registi francesi, ad esempio il visionario Antropophagus di Joe D’Amato, dove un cannibale estirpa un feto dalla pancia di una donna incinta e se ne nutre, ed anche il gotico fatto grande da Mario Bava: nel look della psicopatica Bustillo e Maury si sono infatti ispirati alla divina Barbara Steele, coi suoi corsetti, le sue gonne lunghe ed i suoi guanti, sempre rigorosamente neri.
E se la Dalle dà vita a un personaggio terribile e profondamente credibile nella sua sanguinarietà, a farle da contraltare, vestita di bianco come una sposa, ritratto della purezza contro il ritratto della corruzione, portatrice e datrice di vita contro colei che porta e dà la morte, troviamo la sorellina minore della famosa attrice e cantante Vanessa Paradis, Alysson, che riesce a creare un personaggio dalle mille sfaccettature, lasciando penetrare in sé un’angoscia tale da trasmetterla nella sua interezza a noi inermi spettatori. E poi c’è un’altra lei, la bambina, che nel ventre della mamma diventa da subito protagonista, fin dall’immagine iniziale che la vede sbalzata via dalla sua pace a causa del repentino e violentissimo scontro frontale che provoca la morte del padre e lo shock emotivo della madre. Fin da subito i nostri registi ci portano A L’Intérieur, dentro: dentro la pancia di Sarah, dentro la sua mente, i suoi pensieri, i suoi sogni, ed infine dentro la sua casa, insieme a La Donna in nero.
Tre sono i colori che contraddistinguono questa incredibile pellicola: il bianco di Sarah, il nero della Donna ed il rosso del sangue. Sangue che scorre a fiumi, corredato da frattaglie, vomito e quant’altro, ma nulla di tutto ciò è gratuito, non esiste mera ostentazione in questo film, tutto, ma proprio tutto, è funzionale a una perfetta riuscita della storia. Gli effetti speciali di Jacques-Olivier Molon ed il trucco di Bérangère Cortaix sono deliziosamente artigianali, e pochissimo è l’uso dell’odiosa CGI, quasi solo confinato alle scene riguardanti il feto, che, come già accennato, partecipa in prima persona agli eventi traumatici nei quali si troverà coinvolta sua madre. Nota di merito va anche, come nella maggior parte dei film francesi, alla splendida fotografia di Laurent Barès, che consacra definitivamente questo film allo status di piccolo capolavoro del genere. Ovviamente, per il carattere intrinseco dell’opera, che sfiora il body horror, la pellicola non può certo dirsi adatta a tutti i palati, ed invito i deboli di stomaco a tenersene ampiamente alla larga: presentato alla Settimana Internazionale della Critica al Festival di Cannes nel 2007, provocò una reazione estrema nella giuria, tanto da portarla ad abbandonare la sala a metà proiezione, ma per fortuna, come sempre mi dico, non è la critica a decretare il successo di un film, ed in questo caso il pubblico lo ha ampiamente rivalutato, portandolo a stare comodamente nel Gotha degli horror francesi post 2000. Il successo di questa opera prima è stato talmente travolgente che nel 2016 gli spagnoli ne hanno realizzato un remake, Inside, diretto da Miguel Angel Vivas.
Eppure, nonostante l’altissimo tasso di violenza, come raccontano i due registi negli speciali della bellissima edizione in dvd della Midnight Factory, il film ruota tutto, secondo l’interpretazione che loro hanno voluto dargli, intorno all’amore. L’amore di una madre per la propria figlia, unico scampolo che le rimane della sua vita precedente all’incidente che le ha portato via suo marito e la sua serenità, ma anche, incredibile a dirsi, l’amore che trapela, malato e folle, nelle azioni della Donna in nero. Donna che inizialmente doveva essere un uomo: infatti la sceneggiatura, scritta dallo stesso Bustillo, nasce dalle paure raccontategli da un’amica incinta, la quale aveva il terrore di stare in casa da sola nell’ultimo periodo della gravidanza temendo che un estraneo potesse entrare per farle del male: con un’intuizione più che azzeccata la coppia di registi ha poi trasformato questo estraneo nell’estranea perfettamente caratterizzata da Béatrice Dalle. Il suo è il personaggio cattivo in questa favola nera dove la principessa ha il pancione, ed il salvatore prende vari aspetti, quello del datore di lavoro di Sarah, di sua mamma, della polizia, ma alla fine quelle che restano in campo sono solo loro, la bianca e candida da una parte e la nera ed oscura dall’altra. Loro e la piccola nella pancia, in un trionfo del femminino che più potente non poteva essere. A L’Intérieur è un film femminile, oltre che un One Woman Show della Dama in Nero, che brilla come un diamante in mezzo a fiumi e cascate di sangue. Poetico e brutale al tempo stesso, il film ha la giusta conclusione, in un finale che lascia spiazzati ma che, proprio per questo, non poteva essere più adatto: sulle note della struggente musica di Francois Eudes scorrono le ultime immagini di una pellicola che lascia il segno, anche se devo dire che quel bambolotto stride un po’ con tutto il contorno molto realistico, ma è un dettaglio che si può perdonare a Bustillo e Maury visto il gioiello che ci hanno regalato.
A L’Intérieur ci porta dentro l’utero di Sarah, a soffrire insieme alla sua bambina, ma ci porta anche dentro una casa che diventa utero esso stesso, diventa, a causa del sangue che vi scorre all’interno, vivo ed organico lui stesso, un nido in cui la protagonista si rintana per cercare la pace coi fantasmi del suo passato, per trascorrere la vigilia di Natale lontana dai moti violenti che stanno stravolgendo Parigi, col ricordo del marito tanto amato, lontana da quel mondo esterno che tante sofferenze le ha provocato: ma non sa che quel mondo sta per irrompere proprio lì, nel suo covo, nella sua tana accogliente e solo sua, per violarla nel più terribile dei modi. Questo è un horror girato come un film d’arte, una fiaba nera come la pece intinta nel sangue più rosso che ci sia, una storia realistica che però ci porta nel soprannaturale, quasi nel fantasy, proprio come avveniva in quell’Halloween di Carpenter che tanto spunto ha dato ai due giovani registi. Un film con una sua estetica ben definita e ben progettata, uno stile di regia molto pulito e geometrico, un’arte visiva che incarna iconograficamente la costellazione di paure, debolezze, desideri e abomini dell’animo umano.
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figliounico
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lunedì 12 giugno 2023
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mattatoio citazionista
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Esordio nel lungometraggio della coppia di registi francesi Alexandre Bustillo e Julien Maury. Dopo un inizio promettente l’atmosfera inquietante e la tensione delle prime sequenze si perdono ed il film scade brutalmente nello splatter più convenzionale da mattatoio non lasciando più niente all’immaginazione. Lunga serie di citazioni, dalla scena finale della Finestra sul cortile di Hitchcock, con i flash ripetutamente sparati negli occhi dell’assassino, a quella di Shining, con l’assedio della folle alla vittima asserragliata in bagno, costellano un horror slasher privo di suspense che mostra icasticamente l’ingenuità dei suoi autori nell’inquadratura del numero civico della casa del massacro, ovvero il 666.
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ennio
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sabato 8 dicembre 2018
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splatterone claustrofobico
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E' passato ormai un decennio dal periodo degli ultra-splatter cinematografici. In pochi anni pellicole come "Hostel" "Martyrs" "Frontiers", la saga di "Saw" "A serbian film", per non parlare della serie di "August underground" che è uno snuff mascherato. E la splendida accoppiata di Rob Zombie con Captain Spaulding& famiglia.
"A l'interieur" batte sul ferro rovente del sangue e dello sbudellamento cruento, con l'aggiunta ancora più morbosa dello stato di maternità della protagonista, il tutto nell'atmosfera chiusa e opprimente della sua casa-prigione.
Più riguardo questi film più constato che il 2005-2010 è stato il periodo d'oro degli horror-splatter crudi e inadatti agli stomaci delicati, poi tutto sembra essersi fermato.
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E' passato ormai un decennio dal periodo degli ultra-splatter cinematografici. In pochi anni pellicole come "Hostel" "Martyrs" "Frontiers", la saga di "Saw" "A serbian film", per non parlare della serie di "August underground" che è uno snuff mascherato. E la splendida accoppiata di Rob Zombie con Captain Spaulding& famiglia.
"A l'interieur" batte sul ferro rovente del sangue e dello sbudellamento cruento, con l'aggiunta ancora più morbosa dello stato di maternità della protagonista, il tutto nell'atmosfera chiusa e opprimente della sua casa-prigione.
Più riguardo questi film più constato che il 2005-2010 è stato il periodo d'oro degli horror-splatter crudi e inadatti agli stomaci delicati, poi tutto sembra essersi fermato.
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noia1
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giovedì 13 settembre 2018
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semplice tesissima storia e amore per la serie b
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La trama è un po’ complessa, va comunque spiegata per completezza: ci sono una donna incinta e una pazza che si massacrano di botte.
Ottanta minuti di bravura e che sanno su cosa puntare spingendo l’estetica fino all’estremo oltrepassando la credibilità stessa di quanto accade, l’intrusa che ne farà passare alla protagonista di tutti i colori è vestita come una strega e le sue reazioni alle contusioni o agli inconvenienti che la indispongono vanno oltre la follia prendendo i tratti propri di un essere sovrannaturale; gli atti violenti in sé, le carni che si aprono, non fanno suoni che rimandano alla realtà cosicché l’elemento di disturbo non è fine a sé stesso ma punta proprio a straniare.
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La trama è un po’ complessa, va comunque spiegata per completezza: ci sono una donna incinta e una pazza che si massacrano di botte.
Ottanta minuti di bravura e che sanno su cosa puntare spingendo l’estetica fino all’estremo oltrepassando la credibilità stessa di quanto accade, l’intrusa che ne farà passare alla protagonista di tutti i colori è vestita come una strega e le sue reazioni alle contusioni o agli inconvenienti che la indispongono vanno oltre la follia prendendo i tratti propri di un essere sovrannaturale; gli atti violenti in sé, le carni che si aprono, non fanno suoni che rimandano alla realtà cosicché l’elemento di disturbo non è fine a sé stesso ma punta proprio a straniare. Il finale in questo senso è chiarificatore rivelando la presenza di due film contemporaneamente, il primo legato alla storia in sé ed il secondo che dà risposta ai tanti elementi grotteschi o poco chiari, film non solo visivamente bello e ben fatto ma anche dimostrazione d’amore per un certo cinema di serie B soprattutto italiano e temerario nei confronti delle regole perché consapevole dei mezzi a disposizione, che sia il talento o che sia la troupe di un certo livello.
La dose di violenza è da storia del cinema, cioè un film così divertito a far aprire i corpi raramente si era visto, una violenza però che può essere insopportabile come ridicola per quanto grottesca, il fiore all’occhiello del film è infatti la tensione che si riesce a creare dove la fotografia calda che risalta la casa rispetto al grigio resto del mondo attorno alla protagonista si trasforma nell’ennesimo soffocante dettaglio di un labirinto dove dietro l’angolo non sai mai chi ci possa essere.
Sostanzialmente la rappresentazione di una certa solitudine, quando la protagonista esce di casa la freddezza degli esterni è palpabile: la sensazione trasmessa dai sobborghi mostrati è di lucida sgradevolezza dove ogni cosa, dal parco giochi al muro grigio degli edifici, è opaca e sbilenca. Un inquietante mondo dove i poliziotti ad esempio sono degli idioti che malgrado il pericolo corso dalla ragazza entrano nella casa a perlustrare con indifferenza lasciando persino la porta aperta, le uniche ad avere gli attributi sono proprio le protagoniste: ossi duri l’una per l’altra ma prive di scrupoli nello sbaragliare qualunque altra cosa si metta sul loro cammino.
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andrej
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giovedì 13 aprile 2017
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thriller fallito, horror riuscito
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Film violentissimo e sconcertante, la pellicola ha diversi pregi indiscutibili: solida regia, ottima fotografia, montaggio efficace, buona recitazione. Purtroppo pero’ ha anche un enorme difetto, che la penalizza in modo gravissimo: la totale inverosimiglianza, non solo di qualche scena o particolare o dettaglio, ma dell'intera vicenda, dall'inizio alla fine, e soprattutto della maggior parte degli snodi principali di essa. Ma come? Una donna presumibilmente normale che, dopo un aborto dovuto a un incidente d’auto, si trasforma in una sanguinaria pluriomicida inarrestabile, riesce a penetrare senza rumore in case ben chiuse, ammazza, armata solo di un paio di grosse forbici e di uno spillone, non solo dei civili ma anche vari poliziotti ben armati e alla fine riesce anche a sopravvivere a tutto questo e’ una cosa davvero ardua da credere … Imperativo sarebbe stato quanto meno attribuirle chiaramente un background di conclamati e gravi squilibri mentali ed anche giustificare in qualche modo (per esempio con pregresse esperienze in polizia, nell’esercito o meglio ancora nel mondo criminale) la sua straordinaria efficienza omicida, degna di un istruttore della Delta Force o di un killer ninja.
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Film violentissimo e sconcertante, la pellicola ha diversi pregi indiscutibili: solida regia, ottima fotografia, montaggio efficace, buona recitazione. Purtroppo pero’ ha anche un enorme difetto, che la penalizza in modo gravissimo: la totale inverosimiglianza, non solo di qualche scena o particolare o dettaglio, ma dell'intera vicenda, dall'inizio alla fine, e soprattutto della maggior parte degli snodi principali di essa. Ma come? Una donna presumibilmente normale che, dopo un aborto dovuto a un incidente d’auto, si trasforma in una sanguinaria pluriomicida inarrestabile, riesce a penetrare senza rumore in case ben chiuse, ammazza, armata solo di un paio di grosse forbici e di uno spillone, non solo dei civili ma anche vari poliziotti ben armati e alla fine riesce anche a sopravvivere a tutto questo e’ una cosa davvero ardua da credere … Imperativo sarebbe stato quanto meno attribuirle chiaramente un background di conclamati e gravi squilibri mentali ed anche giustificare in qualche modo (per esempio con pregresse esperienze in polizia, nell’esercito o meglio ancora nel mondo criminale) la sua straordinaria efficienza omicida, degna di un istruttore della Delta Force o di un killer ninja. Invece, cosi’ come ci viene presentata, la storia non regge minimamente. Nonostante cio', il film riesce comunque egregiamente a tenere lo spettatore incollato alla poltrona fino all'ultimo minuto e a coinvolgerlo e turbarlo con la crudezza efferata di certe scene e la co protagonista assassina e’ una dark lady di quelle davvero difficili da dimenticare: inquietante come una strega delle fiabe nordiche, nerovestita, onnipresente ed elusiva come un fantasma o un demone di un horror giapponese. Pertanto, anche se come thriller non convince per via della sua totale inverosimiglianza, il film si potrebbe pero' definire (anche in assenza di elementi manifestamente soprannaturali, soltanto per l’atmosfera orrifica e per la disinvolta rinuncia ad ogni credibilita’ logica) come un buon esempio di agghiacciante favola horror.
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giorgiob66
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venerdì 20 maggio 2016
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film di orrore o film orribile?
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- Contiene Spoiler - Un film molto violento, con molte scene splatter ereditate dal Grand Guignol, fatto probabilmente per piacere a chi di solito non ama gli horror. La recitazione è buona (l'entrata in scena di Beatrice Dalle è fantastica) la fotografia ottima, l'idea di partenza interessante, peccato che da metà in poi il film sia solo una galoppata di uccisioni alimentate dall'arrivo in scena dei poliziotti più imbecilli del mondo. Nessuno si aspetta una trama verosimile o realistica da un film di genere, ma c'è un limite anche alla benevolenza dello spettatore. Sarà un capolavoro, ma non ci ho trovato nulla di eccezionale.
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paolo salvaro
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lunedì 31 marzo 2014
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dimenticabile filmetto horror
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Facente parte di un filone di film francesi di cui si presenta come uno dei migliori, porta a chiedersi come ci si possa presentare a Cannes con una pellicola tanto frivola ed insulsa. Non parlo della regia o della colonna sonora che si mantengono costantemente di buon livello, salvando un'opera che altrimenti sarebbe di livello amatoriale, ma dell'orribile sceneggiatura. Tra donne incinte già di 3-4 mesi che guidano la macchina con i fidanzati a fianco (no beh, la cosa più normale del mondo che uno faccia guidare la propria donna in gravidanza), donne normali che si trasformano in psicopatiche e furiose omicide (perchè giustamente ogni donna dopo aver subito un aborto perde il senno), sangue che zampilla in modo ridicolo ed esilarante da ogni ferita (e poi c'è chi rimprovera Tarantino di esagerare col sangue, vedessero sta chiavica di film) ed il tutto condito da un poliziotto che completamente a caso diventa uno zombie (.
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Facente parte di un filone di film francesi di cui si presenta come uno dei migliori, porta a chiedersi come ci si possa presentare a Cannes con una pellicola tanto frivola ed insulsa. Non parlo della regia o della colonna sonora che si mantengono costantemente di buon livello, salvando un'opera che altrimenti sarebbe di livello amatoriale, ma dell'orribile sceneggiatura. Tra donne incinte già di 3-4 mesi che guidano la macchina con i fidanzati a fianco (no beh, la cosa più normale del mondo che uno faccia guidare la propria donna in gravidanza), donne normali che si trasformano in psicopatiche e furiose omicide (perchè giustamente ogni donna dopo aver subito un aborto perde il senno), sangue che zampilla in modo ridicolo ed esilarante da ogni ferita (e poi c'è chi rimprovera Tarantino di esagerare col sangue, vedessero sta chiavica di film) ed il tutto condito da un poliziotto che completamente a caso diventa uno zombie (.... questa non riesco neppure a commentarla) riescono nell'impresa di far diventare un film di 80 minuti pesante quanto uno di cinque ore, tanto che più di una volta ho invocato la fine di questo spettacolo indegno.
A questo e a molti altri film di questi ultimi anni è stata dedicata addirittura una pagina su wikipedia dal titolo "New French Extremity" descrivendolo come la nuova sensazione del cinema horror. Poveri noi, viene da dire. Per quale motivo si debba sprecare un innegabile talento artistico girando volontariamente obbrobri come questo resta un mistero. E che a qualcuno piaccia lo è ancora di più. Ma del resto, se perfino Blair Witch Project ha avuto successo. Invece Boris Karloff e Lon Chaney buttiamoli nel cesso perchè i loro sono film vecchi e stagionati, capisco. Ma non fatemi ridere per cortesia: non è spruzzando sangue su tre-quattro muri e facendo gridare gli attori a destra e a manca che si gira un film horror. La storia deve essere almeno verosimile e in tal senso perfino film horror americani non impeccabili come Hostel sono preferibili ad indecenti prodotti come questi, perchè almeno seguono un filo logico. Per chi cerca la qualità pura, invece, consiglio i recenti horror asiatici.
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paskmark
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domenica 2 marzo 2014
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intriguing
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Film intrigante e ben al di sopra di altri gore francesi (vedi Frontier), come altri film d'oltralpe paga un grosso debito al cinema d'autore e a quello di genere sia europeo che d'oltreoceano...italiani compresi. Un po' Haneke, un po' Fulci ma anche un po' Hooper e (perchè no) Ferreri, questo film ruota intorno ad un soggetto davvero interessante che trova nel parallelismo fra il bambino-intruso e la donna-intrusa il vero superamento del genere cui appartiene. Una visione fuori dal comune di una maternità fuori da ogni rassicurazione con poco autocompiacimento nelle scene più cruente ed una sceneggiatua/regia davvero accattivante seppur non sempre perfetta.
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Film intrigante e ben al di sopra di altri gore francesi (vedi Frontier), come altri film d'oltralpe paga un grosso debito al cinema d'autore e a quello di genere sia europeo che d'oltreoceano...italiani compresi. Un po' Haneke, un po' Fulci ma anche un po' Hooper e (perchè no) Ferreri, questo film ruota intorno ad un soggetto davvero interessante che trova nel parallelismo fra il bambino-intruso e la donna-intrusa il vero superamento del genere cui appartiene. Una visione fuori dal comune di una maternità fuori da ogni rassicurazione con poco autocompiacimento nelle scene più cruente ed una sceneggiatua/regia davvero accattivante seppur non sempre perfetta. Buona la fotografia e la colonna sonora, recitazione discreta, qualche caduta di tono anche tecnica (il bambino nella pancia, ogni tanto, fa ridere...meglio l'idea iniziale dell'ecografia morfologica). Fortunatamente, i riferimenti politici hanno un'obiettivo (centrato) di contestualizzazione nella realtà e non già ideologico. Come film di genere (gore? splatter? survival? intrusing?) potrebbe meritare anche un 4 o 5 ma come film tout-court limiterei l'entusiasmo ad un più che onesto 3 stelle.
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4ng3l
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martedì 11 settembre 2012
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forte, tesissimo e ben manovrato
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L'horror è ad alti livelli, così come la sceneggiatura semplice ma efficace e soprattutto incentrata con carattere sull'obbiettivo. Attori efficaci ed esaustivi che buttano fuori tutta la rabbia ed il dolore possibili. Grandiosa la scena della donna affacciata alla finestra per come è stata sfumata ed inserita. L'unica pecca, che sinceramente sembra quasi un errore di stupidità, è la scena del risveglio del poliziotto morto, che stona e si rende totalmente ridicola anche perchè inspiegabile e fuori dalle tematiche profonde del film. Ampiamente soddisfacente ed a tratti più che bello quest'horror mai banale e ben progettato.
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