gianleo67
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lunedì 10 agosto 2015
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clark's kids...from visalia
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Visalia, contea di Tulare, California. Dall'inspiegabile suicidio di un giovane skater senza apparenti problemi, si apre una finestra sulla vita di un gruppo di giovani adolescenti alle prese con famiglie problematiche e con i complicati rapporti generazionali, ma anche lo spaccato di una realtà di provincia che sotto l'apparente normalità della vita borghese cova inconfessabili segreti e rancori inespressi pronti a deflagare da un momento all'altro.
Fotografo tra i più importanti del panorama americano degli ultimi 50 anni (famoso per il libro di fotografie 'Tulsa' pubblicato nel 1971) ed attivo nel cinema dalla metà degli anni '90, Larry Clark prosegue il suo percorso nell'analisi sociale di uno spaccato della provincia americana dove sembrano confluire tutte le contraddizioni che innervano nel profondo una società di apparenti libertà civili e millantata prosperità economica e dove i saldi valori morali e religiosi di una lunga tradizione multiculturale sembrano solo il paravento per la repressione di incontenibili e violente pulsioni sessuali.
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Visalia, contea di Tulare, California. Dall'inspiegabile suicidio di un giovane skater senza apparenti problemi, si apre una finestra sulla vita di un gruppo di giovani adolescenti alle prese con famiglie problematiche e con i complicati rapporti generazionali, ma anche lo spaccato di una realtà di provincia che sotto l'apparente normalità della vita borghese cova inconfessabili segreti e rancori inespressi pronti a deflagare da un momento all'altro.
Fotografo tra i più importanti del panorama americano degli ultimi 50 anni (famoso per il libro di fotografie 'Tulsa' pubblicato nel 1971) ed attivo nel cinema dalla metà degli anni '90, Larry Clark prosegue il suo percorso nell'analisi sociale di uno spaccato della provincia americana dove sembrano confluire tutte le contraddizioni che innervano nel profondo una società di apparenti libertà civili e millantata prosperità economica e dove i saldi valori morali e religiosi di una lunga tradizione multiculturale sembrano solo il paravento per la repressione di incontenibili e violente pulsioni sessuali.
Costruito come un collage di storie e vicende che si incrociano nelle esperienze di un gruppo di giovani amici, questa tranche-de-vie di piccole vicissitudini esemplari cerca di mantenere uno sguardo disincantato (ed apparentemente superficiale) sui rapporti pubblici ed i vizi privati di famiglie disfunzionali, affette da un insanabile squilibrio relazionale; tra una giovane moglie insoddisfatta che circuisce il fidanzatino della figlia, un adolescente sensibile e delicato alle prese con le intemperanze di un genitore violento e incompreso, una giovane ragazza orfana di madre che a dispetto dei rigidi precetti religiosi del padre preferisce sperimentare le gioie del sesso con più di un amico per volta ed un giovane solitario ed introverso che vive da solo con i nonni, verso cui cova un odio viscerale e profondo. Se il sesso sembra l'apparente filo conduttore di storie di ordinaria follia quotidiana, questo viene fotografato da Clark come puro e semplice meccanismo di reazione psicologica alle inadeguatezze relazionali, declinandolo nelle innocenti perversioni di un onanismo solitario piuttosto che nelle giocose abitudini di un intrattenimento domestico che rinsaldi l'equilibrio familiare ed eviti pericolosi colpi di testa. Il dramma è sempre in agguato in questa commedia tragica e amara e se nella maggior parte dei casi questo viene disinnescato dal buon senso e dalla normalità delle reazioni umane (la fuga, l'amicizia, il sesso), negli esempi che aprono e chiudono il film questo non può che deflagare nella violenza inflitta o auto-inflitta di personalità fragili e introverse arrivate ad un punto di non ritorno. Forse troppo elementare e semplicistico nella manifestazione di un disagio profondo di cui sembra di evitare un credibile approfondimento psicologico, Clark si limita a ritrarne le manifestazioni fenomenologiche dando l'idea di non interessarsi delle potenzialità offerte dal mezzo cinematografico che utilizza come un mero strumento impressionistico, nelle banalizzanti forme di un poco riuscito cinema-veritè. Restano i quadretti di un apparente idillio domestico sotto la cui superfice cova un malessere difficile da trattanere e che sembra generare le irrefrenabili spinte centrifughe di una civiltà avviata verso un radicale mutamento dei costumi piuttosto che verso l'inevitabile declino. Scandalo e censura per alcune scene crude con sesso esplicito e riferimenti a relazioni incestuose che rasentano la pedofilia e che lo ha fatto additare come eccentrico e provocatorio, sulla stregua dei precedenti lavori del regista su tematiche affatto simili ('Kids' - 1995; 'Bully ' - 2001). Girato a quattro mani con il direttore della fotografia Edward Lachman, è stato presentato alla 59ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia nella sezione Controcorrente ed ha ricevuto la nomination Golden Spike al Valladolid International Film Festival.
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paskmark
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domenica 27 aprile 2014
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parking
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Un parcheggio di esistenze deragliate e destrutturate come solo il mondo moderno sa produrre, un mondo di parassiti sociali e di vite inutili il cui incastro di luoghi comuni regola un tempo a tratti dilatato a tratti convulso che incastra superfici nel tentativo di trovare una profndità. Molto più corposo di Gus Van Sant, meno profondo di Pasolini ma lontano da entrambi perchè a suo modo unico nel suo genere, Larry Clark insegue un'estetica dell'ostentazione non sempre riuscita ma che sin dai suoi primi lavori fotografici espone il corpo umano come involucro acerbo della disperazione. La condizione esistenziale su cui si incentra Ken Park è la totale mancanza dell'identificazione di se che tutti i personaggi hanno.
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Un parcheggio di esistenze deragliate e destrutturate come solo il mondo moderno sa produrre, un mondo di parassiti sociali e di vite inutili il cui incastro di luoghi comuni regola un tempo a tratti dilatato a tratti convulso che incastra superfici nel tentativo di trovare una profndità. Molto più corposo di Gus Van Sant, meno profondo di Pasolini ma lontano da entrambi perchè a suo modo unico nel suo genere, Larry Clark insegue un'estetica dell'ostentazione non sempre riuscita ma che sin dai suoi primi lavori fotografici espone il corpo umano come involucro acerbo della disperazione. La condizione esistenziale su cui si incentra Ken Park è la totale mancanza dell'identificazione di se che tutti i personaggi hanno. Gli adulti e gli adolescenti non hanno percezione della propria realtà interiore e si trascinano lungo esistenze anestetizzate in cui il sesso è un mero tentativo di trovare una propria dimensione e perciò costantemente presente nella trama del film. Purtroppo però il discorso progredisce poco rispetto a Kids e Larry Clark perde l'occasione di tirare la corda verso il capolavoro.
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ando_89
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venerdì 11 novembre 2011
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adolescenza tra sesso e violenza
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il suicidio di ken park è l'anello che unisce le storie di quattro ragazzi di una cittadina nella periferia di los angeles; sono storie estreme che parlano di abuso, squilibrio, sesso e morte. ma violenza sembra la parole che più accomuna la loro adolescenza, succubi di adulti problematici e autoritari. l'episodio di Tate, dov'è lui il protagonista attivo della sessualità e della violenza (che s'intrecciano visceralmente), da universalità (di umanità) a entrambe. la forma è reale e non nasconde nulla all'occhio, cruda e estrema come i contenuti e le situazioni che porta. si vuole provocare nello spettatore emozioni come l'angoscia e il disprezzo, la rabbia e l'eccitamento, attraverso una telecamera che non suggerisce ma ostenta, e che riesce ad essere anche manieristica e raffinata.
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il suicidio di ken park è l'anello che unisce le storie di quattro ragazzi di una cittadina nella periferia di los angeles; sono storie estreme che parlano di abuso, squilibrio, sesso e morte. ma violenza sembra la parole che più accomuna la loro adolescenza, succubi di adulti problematici e autoritari. l'episodio di Tate, dov'è lui il protagonista attivo della sessualità e della violenza (che s'intrecciano visceralmente), da universalità (di umanità) a entrambe. la forma è reale e non nasconde nulla all'occhio, cruda e estrema come i contenuti e le situazioni che porta. si vuole provocare nello spettatore emozioni come l'angoscia e il disprezzo, la rabbia e l'eccitamento, attraverso una telecamera che non suggerisce ma ostenta, e che riesce ad essere anche manieristica e raffinata. la docilità, l'ipocrisia, l'odio e il sopruso svaniscono solo nell'intimità e nella condivisione del sesso, a tre, dove esplode la gioia e l'energia di questi ragazzi, unico momento di sollievo (per noi) e salvezza (per loro).
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camilla
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mercoledì 23 febbraio 2005
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film coraggioso che aiuta a riflettere
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ken park è sicuramente un film molto crudo per la presenza di scene forti che a dir la verità potevano essere evitate visto che in alcune sequenze si arriva addiritura alla pornografia.Le immagini forti del film lanciano un messaggio altrettanto forte che è quello della vita vuota e amorale della società americana in cui manca essenzialmente un punto fermo che è quello della famiglia; ciò causa una immediata perdita di orientamento da parte degli adolescenti che non potendo ricevere attenzione e affetto dai genitori lo cercano in altre forme decisamente negative per la morale comune.E' come se il regista ci avesse detto "guardate, questa è la vita degli adolescenti americani, che vi piaccia o no è questa!!!!" Ecco forse è stato troppo aggressivo nello "sbatterci in faccia" una realtà così dura e violenta.
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