noia1
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giovedì 11 ottobre 2018
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l’audacia giapponese ai tempi d’oro.
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Un gruppo di ragazzi viene colpito dalla strana morte di uno di loro, la prima di una serie infinita.
Ho sempre ammirato il cinema orientale per la sua capacità di rompere gli schemi, i loro combattimenti diventano vere e proprie danze al servizio di scenografie maestose e movimenti di macchina capaci di rendere le immagini veri e propri quadri, i fantasmi sono entità astratte che appaiono più come azioni o visioni che come vera e propria immagine, così come certi tipi di angosce o di drammi; che lo facciano meglio o peggio rispetto all’occidente è un altro paio di maniche, certo è che sanno affrontare competentemente ogni tema rinnovandolo sempre un po’.
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Un gruppo di ragazzi viene colpito dalla strana morte di uno di loro, la prima di una serie infinita.
Ho sempre ammirato il cinema orientale per la sua capacità di rompere gli schemi, i loro combattimenti diventano vere e proprie danze al servizio di scenografie maestose e movimenti di macchina capaci di rendere le immagini veri e propri quadri, i fantasmi sono entità astratte che appaiono più come azioni o visioni che come vera e propria immagine, così come certi tipi di angosce o di drammi; che lo facciano meglio o peggio rispetto all’occidente è un altro paio di maniche, certo è che sanno affrontare competentemente ogni tema rinnovandolo sempre un po’. In questo caso specifico si può parlare di “presenza oscura”, sai che ci sono dei demoni, ti viene detto, ma quando è ora di vederli non è mai ciò che ti aspetti. Al di là della paura, è proprio stupore che suscita, una specie di angoscia per un modo di mettere in scena che sarà pur stato imitato in seguito, mai più però in un connubio così equilibrato con la storia e l’accortezza stilistica.
Un’altra cosa venuta bene ai giapponesi è il riuscire ad ottenere risultati straordinari dal nulla, nel cibo così come nel cinema ad esempio. Prendiamo ad esempio il castello gotico o gli alberi spogli tipici della nostra visione d’un racconto di paura, in Giappone non li hanno, hanno invece le loro semplici abitazioni prive di chissà quale dettaglio repellente o inquietante, eppure in questa pellicola i tagli di luce e la fotografia rendono questi semplici interni antri terrificanti prima ancora di una qualsiasi azione sovrannaturale. L’inventiva poi fa il resto, anche il talento naturalmente, qui però l’impressione che giunge è proprio quella che il regista si diverta, sarà la libertà che si concede anche, sicuramente una delle cose che più del film mi ha stuzzicato è stata l’attesa delle varie manifestazioni paranormali ogni qualvolta sempre più interessanti. Il resto del lavoro lo fa l’impianto sonoro azzeccatissimo, gli UHHH dei fantasmi che si avvicinano non pensavo potessero funzionare così bene, dimostrazione che anche la più abusata e banale delle idee se la si sa sfruttare finisce per funzionare meglio di quanto non si immagini.
Viene spesso paragonato al filone delle classiche pellicole di spettri discendenti da Ring o Ju-On, io però la vedo più una cosa alla Uzumaki per l’intangibilità di queste presenze, forse ormai anche questo come tutti i soggetti giapponesi di inizio millennio è stato sciupato dalle rivisitazioni, è difficile però raggiungere il livello di questo film come opera d’arte, la testimonianza di un periodo in cui quel tipo di cinema aveva ancora più forza di quanta non ne abbia ora.
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mcacci
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mercoledì 15 agosto 2012
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tra angoscia e disperazione
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Tra l'angoscia di 117 interminabili minuti e la disperazione per aver buttato i 3 euro del noleggio.
Fino alla fine ho sperato in qualcosa, un coup de theatre che risollevasse la serata. niente da fare, nulla, solo ombre nere su muri sporchi in stanze sigilate da nastro adesivo rosso.
Ma non lasciamoci influenzare dalla "finezza estetica" di cui sopra, il nastro isolante è un'idea trita e ritrita buona solo per non sporcare i battiscopa durante l'imbiancatura.
A nulla è valso il cameo di Kôji Yakusho (13 assassini del Santo subito Miike), il film scorre in una monocromatica mediocrità snervante e prostrante.
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Tra l'angoscia di 117 interminabili minuti e la disperazione per aver buttato i 3 euro del noleggio.
Fino alla fine ho sperato in qualcosa, un coup de theatre che risollevasse la serata. niente da fare, nulla, solo ombre nere su muri sporchi in stanze sigilate da nastro adesivo rosso.
Ma non lasciamoci influenzare dalla "finezza estetica" di cui sopra, il nastro isolante è un'idea trita e ritrita buona solo per non sporcare i battiscopa durante l'imbiancatura.
A nulla è valso il cameo di Kôji Yakusho (13 assassini del Santo subito Miike), il film scorre in una monocromatica mediocrità snervante e prostrante.
Film da cinefestival per cinepatici in cui non si capisce la differenza tra primo e secondo tempo, tanto dopo la stending ovation per ciò che non si è capito ci si abbuffa al bar del multiplex di turno.
Come direbbe il buon Fantozzi "per me Pulse è una ca**ta pazzesca".
p.s.
unico momento di tensione la caduta del tiraunghie del mio gatto posto ai piedi del divano a causa di un calcio tirato per l'ennesimo monologo sulla vita-morte-macedonia esistenziale da due soldi!
se questo è un capolavoro allora "Nick Mancuso psicopatico in Night of terror" è da oscar....
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gigieppetto
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lunedì 21 novembre 2011
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ansia di nulla
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trovo che questo film sia per menti affini. Va veramente visto con attenzione e senza pretese di venire "spaventati". Per quello guardatevi the ring. In questo c'è un'altra sensazione, molto più difficile da creare.. Una ansia soffocante e priva di qualsiasi appiglio logico. Non c'è nulla da spiegare, nulla da capire. Se uno percepisce quella sensazione viscida e scomoda, la visione di questo film non può lasciare completamente indifferenti.
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frz94
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giovedì 16 dicembre 2010
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pulse(kairo)
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Bisogna inizialmente fare una distinzione; in questa recensione si parlerà del film Pulse(Kairo) diretto da Kiyoshi Kurosawa, da non confondere con l’omonimo (e fiacco) remake hollywoodiano diretto dal regista Jim Sonzero.
Il giovane informatico Taguchi è assente da giorni al lavoro; la sua amica Michi si reca in casa sua e assiste impotente al suo suicidio. Non molto dopo lo studente di diritto Kawashima è testimone del suicidio di Harue, esperta di informatica all’università. Cosa ha spinto queste due personalità apparentemente equilibrate a togliersi la vita? Michi e Kawashima, durante l’indagine da loro effettuata per dipanare la districata matassa, scoprono che entrambi i suicidi si erano connessi a un sito che proponeva all’utente “Vuoi incontrare un fantasma?”.
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Bisogna inizialmente fare una distinzione; in questa recensione si parlerà del film Pulse(Kairo) diretto da Kiyoshi Kurosawa, da non confondere con l’omonimo (e fiacco) remake hollywoodiano diretto dal regista Jim Sonzero.
Il giovane informatico Taguchi è assente da giorni al lavoro; la sua amica Michi si reca in casa sua e assiste impotente al suo suicidio. Non molto dopo lo studente di diritto Kawashima è testimone del suicidio di Harue, esperta di informatica all’università. Cosa ha spinto queste due personalità apparentemente equilibrate a togliersi la vita? Michi e Kawashima, durante l’indagine da loro effettuata per dipanare la districata matassa, scoprono che entrambi i suicidi si erano connessi a un sito che proponeva all’utente “Vuoi incontrare un fantasma?”. In quest’ indagine si misureranno con l’ incombente presenza dell’aldilà, entreranno in contatto con entità incorporee che vagano nel mondo dei vivi e andranno incontro ad altri fenomeni paranormali.
Un film per nulla semplice, a tratti lento e con una fotografia a tratti spoglia e triste, dove i colori preponderanti sono quelli scuri; il rischio di incappare nella banalità o in una teen- story senza nulla da dire viene tuttavia largamente superato da un plot profondo, ricco e originale. All’osservatore distratto può risultare stupido e passo il fatto che i fantasmi provengano da internet; ciò è solamente il significato letterale, in modo da avviare la storia e di creare una rete di personaggi. La critica del regista è sottilmente diretta contro internet e contro quelle tecnologie che dovrebbero unire le persone, ma che invece le scindono maggiormente, facendole precipitare in una spirale di solitudine e automatismo sconfortante. I fantasmi dall’altra parte del monitor non sono che noi, schiavi di una tecnologia opprimente e stritolante che crea dei rapporti fra le persone fasulli e forvianti. Il tema principale infatti dell’opera è la solitudine, che attanaglia i vivi quanto i morti; si è soli da vivi, si è soli da morti, senza via di scampo. Struggenti e disperate le grida d’aiuto che i morti rivolgono ai vivi, tanto cariche di dolore quanto prive di risposta e di una possibile soluzione. Stupenda la scena finale in cui il regista vuole comunicare che non sono solamente i singoli ad essere sottoposti a questo terribile progetto: tutta la città di Tokyo ne risente, ne è impregnata fino alle radici, una Tokyo post-apocalittica, deserta e come in fiamme, contaminata ovunque da questo male di vivere: le strade sono piene e al tempo stesso vuote, le generazioni scompaiono, ma nulla resta se non la solitudine. A parte una o due riflessioni abbastanza ingenue, il film è caratterizzato da un messaggio discutibile, ma interessante e da un ritmo lento, ma con picchi di suspense non indifferenti. Consigliata la visione, solamente per spettatori pazienti e pensanti.
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_melindo__
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venerdì 30 aprile 2010
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i seguiti
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scusate sapete che il film americano ha avuto dei seguiti???qualcuno di coi ha idea di come poterli recuperare magari con i sottotitoli in italiano...mi piacerebbe se superano il remake di questo capolavoro...grazie e cmq con la recensione di prima non volevo offendere nessuno solo che quando vedo un film che mi piace vado di matto:)grazie e ciao
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_melindo__
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venerdì 30 aprile 2010
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il remake
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Ma poi come vi farà a piacere di più il remake americano?? Cioè non è così disastroso come film,però uffa quando si tratta di horror stranieri remeccati gli italiani preferiscono sempre i remake americani...uff..
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_melindo__
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venerdì 30 aprile 2010
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vergogna!
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Mi chiedo come le persone d'oggi non riescano neanche a cogliere il messaggio di un film, guardando solo se la pellicola è pallosa o meno. Cercate di allargare la vostra mente e di cercare di guardare film più profondi che non i soliti orrendi cinepanettone...vergogna!!!!
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_melindo__
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venerdì 30 aprile 2010
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"aiuto.."
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Non ci sono molte parole per descrivere questo capolavoro: geniale, angosciante, spaventoso. Pulse, che parte come uno dei soliti horror tecnologici giapponesi tipo "The Ring" o "The Call", gioca subito i suoi assi nella manica: una musica inquietante, degli ottimi attori e una trama originale (e che si differenzi molto dagli altri horror giapponesi con le solite fantasmesse dai lunghi capelli corvini). Con questo film il regista ci mette in guardia da ciò che può accadere all'uomo contemporaneo, egoista e megalomene: restare solo, anche per sempre, chiedendo inutilmente aiuto alle persone che lo circondano. Passiamo ora a quello che cerco di più in un film horror: i momenti di paura. Riguardo a questo sono convinto che "Pulse" sia uno degli horror più terrificanti di tutti i tempi: le scene che si svolgono nelle camere sigillate sono da brividi, con quelle camminate al rallentatore e quegli sguardi addolorati e sofferenti.
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Non ci sono molte parole per descrivere questo capolavoro: geniale, angosciante, spaventoso. Pulse, che parte come uno dei soliti horror tecnologici giapponesi tipo "The Ring" o "The Call", gioca subito i suoi assi nella manica: una musica inquietante, degli ottimi attori e una trama originale (e che si differenzi molto dagli altri horror giapponesi con le solite fantasmesse dai lunghi capelli corvini). Con questo film il regista ci mette in guardia da ciò che può accadere all'uomo contemporaneo, egoista e megalomene: restare solo, anche per sempre, chiedendo inutilmente aiuto alle persone che lo circondano. Passiamo ora a quello che cerco di più in un film horror: i momenti di paura. Riguardo a questo sono convinto che "Pulse" sia uno degli horror più terrificanti di tutti i tempi: le scene che si svolgono nelle camere sigillate sono da brividi, con quelle camminate al rallentatore e quegli sguardi addolorati e sofferenti. Il culmine è raggiunto dall'inquietante ombra nera che Kawashima vede nella sala giochi. In definitiva Kurosawa realizza un vero capolavoro, riuscendo a unire messaggio e terrore. Si può essere soli anche dopo la morte? Sembra proprio di si...
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virgy_stellinagirl
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venerdì 27 giugno 2008
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mah...
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premetto che la mia è una riflessione da quattordicenne, quindi credo che la maggioranza mi crederà un'immatura...
Ho visto il film una sera, credendo fosse la versione americana (molto più paurosa e con una buona dose di sangue)... Ho retto mezz'ora e poi ho cambiato... Io credo che sia sbagliato chiamare horror Pulse, è più che altro un thriller psicologico. Per gli amanti del genere può essere un film apprezzabile ma x tutti gli altri CHE ROTTURA!!!
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fera
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lunedì 21 aprile 2008
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soporifero.
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E' fatica che giudichi male un film, e su una media di un 6-7 film NUOVI al mese che vedo (scusate se è poco), Pulse è tra i peggiori che abbia mai visto purtroppo. a parte un paio di scene visivamente d'effetto, purtroppo il film è troppo poco attraente e risulta alla fine altamente noiso con una trama che manca di attrattiva.
A chi è piaciuto, resta comunque da dire "de gustibus". A qualcun altro può piacere, a me no purtroppo...
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