Sgombriamo il campo da qualsiasi premessa o preambolo di sorta: il film è retto da Piera Degli Esposti. L'erotismo del film (il che è paradossale) dipende da lei: certo Piera non è una 'pin up' alla Tinto Brass (vedi Debora Caprioglio, Claudia Koll prima della conversione ...). Resta inteso, però, che il suo non è un erotismo ANATOMICO, ma un erotismo tutto particolare, legato alla sua capacità interpretativa di grande attrice, capace di esprimere un personaggio femminile vivissimo, appassionato, pieno di fantasia ed inventiva erotica al limite della follia, fino a consumarsi come alla fine succede; in questo, Piera esprme un grande personaggio femminile. Sarei tentato (ma la prova è pericolosa) di dire: Piera riesce così bene perchè ha alle spalle l'esperienza della follia a fondo anche sessuale della madre: forse nella protagonista del film di Mingozzi rivive lo sconvolgente e delicato personaggio della madre, larva di follia e dolcezza infinita, rappresentato in modo tanto sconvolgente nell'esplorazione psicologica condotta con Dacia Maraini ne "la storia di piera".
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Sgombriamo il campo da qualsiasi premessa o preambolo di sorta: il film è retto da Piera Degli Esposti. L'erotismo del film (il che è paradossale) dipende da lei: certo Piera non è una 'pin up' alla Tinto Brass (vedi Debora Caprioglio, Claudia Koll prima della conversione ...). Resta inteso, però, che il suo non è un erotismo ANATOMICO, ma un erotismo tutto particolare, legato alla sua capacità interpretativa di grande attrice, capace di esprimere un personaggio femminile vivissimo, appassionato, pieno di fantasia ed inventiva erotica al limite della follia, fino a consumarsi come alla fine succede; in questo, Piera esprme un grande personaggio femminile. Sarei tentato (ma la prova è pericolosa) di dire: Piera riesce così bene perchè ha alle spalle l'esperienza della follia a fondo anche sessuale della madre: forse nella protagonista del film di Mingozzi rivive lo sconvolgente e delicato personaggio della madre, larva di follia e dolcezza infinita, rappresentato in modo tanto sconvolgente nell'esplorazione psicologica condotta con Dacia Maraini ne "la storia di piera". Il film potrebbe essere una "storia di piera 2", perchè è incentrato sul binomio eros-follia.
Pier da sola regge un film altrimenti scialbo, di intonazione televisiva; Piera conferisce dignità all'atmosfera del film: un film prevalentemente in interni, dall'intonazione teatrale, assume le sembianze di un film dall'atmosfera claustrofobica, che ricorda forse certe atmosfere da cinema bergmaniano (Bergma è a sua volta grande esperto della contaminazione tra cinema e teatro!). Scialbi gli altri attori; scialbo del resto lo stile.
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