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lu pichi
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mercoledì 31 luglio 2024
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un bel film
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Qualcuno su wiki ha scritto che questo film e un remake di Milano calibro 9 per via del fatto che la Bouchet fa la ballerina da Night club come nell'altro film, il protagonista fugge dalla prigione, cè il duro alla Rocco Musco che qui si chiama Tony, c'è il Boss, bè questo commento sbagliato e stupido è stata la benzina che mi ha fatto gustare questo film al meglio infatti dopo averlo visto dico che è un Filmone! Alcuni soggetti ricordano un pò Milano calibro 9 ma solo vagamente e anche la trama è tutta l'opposto dell'altro film, Ferdinano di Leo è come un sarto che smonta e rimodella il suo abito ridandogli originalità, un genio assoluto, Barbara Bouchet è una ballerina che ricorda Nelly Bordon di Milano calibro 9 ma la ricorda solo, è una donna con un'altro carattere seppur sfrutta come nel primo film un ragazzino.
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Qualcuno su wiki ha scritto che questo film e un remake di Milano calibro 9 per via del fatto che la Bouchet fa la ballerina da Night club come nell'altro film, il protagonista fugge dalla prigione, cè il duro alla Rocco Musco che qui si chiama Tony, c'è il Boss, bè questo commento sbagliato e stupido è stata la benzina che mi ha fatto gustare questo film al meglio infatti dopo averlo visto dico che è un Filmone! Alcuni soggetti ricordano un pò Milano calibro 9 ma solo vagamente e anche la trama è tutta l'opposto dell'altro film, Ferdinano di Leo è come un sarto che smonta e rimodella il suo abito ridandogli originalità, un genio assoluto, Barbara Bouchet è una ballerina che ricorda Nelly Bordon di Milano calibro 9 ma la ricorda solo, è una donna con un'altro carattere seppur sfrutta come nel primo film un ragazzino. Guido Mauri non è Ugo Piazza è un uomo con regole e principi rispettato dal suo boss cosa dicersa per Ugo Piazza. Tony e un bullo alla Rocco ma Mario Adolf gli da un'altro spessore, io non voglio prolungarmi voglio darvi un consiglio guardate questo film cercandoci dentro Milano Calibro 9, un pò come ho fatto io dopo aver letto il commento "è un remake" e vedrete che ci troverete un film squisito uscito dalla penna geniale di Di Leo che riprende 4 ingredienti e li rimescola facendoci un filmone. Bello, mi è piaciuto davvero.
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fedeleto
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lunedì 19 dicembre 2011
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un film sporco di sangue
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Guido Mauri ,lavora per il boss Rizzo.Un giorno prima di concludere un affare di diamanti con il boss,gli deve fare un altro favore ovvero rubare il denaro ad una banca.Ma qualcuno chiama la polizia avvertendola del fatto.Guido si fara' 5 anni di carcere e quando uscira' vedra' anche morire la sua donna,tutto quello che cerca e' uccidere il boss che crede gli abbia fatto questo sgarro.affrontera' tutti gli uomini di Rizzo ,e anche il pefido Tony,ma alla fine scoprira' che e' stato lui a sbagliare e il colpevole e' qualcun altro.Fernando di leo(milano calibro 9,la bestia uccide asangue freddo,la mala ordina) dopo un anno di silenzio torna dietro la macchina da presa dirigendo un ottimo noir,che possiede una storia scorrevole e violenta quanto basta (la scena della tortura in garage,la scena di lotta tra tony e guido nella stanza),anche se gli attori non hanno lo stesso calibro(cassinelli legnoso,capponi ottimo) e la bouchet delizia con il suo ballo sexy.
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Guido Mauri ,lavora per il boss Rizzo.Un giorno prima di concludere un affare di diamanti con il boss,gli deve fare un altro favore ovvero rubare il denaro ad una banca.Ma qualcuno chiama la polizia avvertendola del fatto.Guido si fara' 5 anni di carcere e quando uscira' vedra' anche morire la sua donna,tutto quello che cerca e' uccidere il boss che crede gli abbia fatto questo sgarro.affrontera' tutti gli uomini di Rizzo ,e anche il pefido Tony,ma alla fine scoprira' che e' stato lui a sbagliare e il colpevole e' qualcun altro.Fernando di leo(milano calibro 9,la bestia uccide asangue freddo,la mala ordina) dopo un anno di silenzio torna dietro la macchina da presa dirigendo un ottimo noir,che possiede una storia scorrevole e violenta quanto basta (la scena della tortura in garage,la scena di lotta tra tony e guido nella stanza),anche se gli attori non hanno lo stesso calibro(cassinelli legnoso,capponi ottimo) e la bouchet delizia con il suo ballo sexy.La storia ,seppur ricordi vagamente milano calibro 9,cambia gradualmente e la morale finale e' piu' che originale.Grande di Leo.
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alessandro chiappetta
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giovedì 17 gennaio 2008
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l'ultimo antieroe pessimista del cinema italiano
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Un uomo, una vita distrutta da cinque anni di galera. L'emisfero che traccia Di Leo è netto e preciso: non c'è speranza per Guido Mauri malavitoso che sbaglia tutto contro il suo ex Boss, forse volutamente, depresso e senza speranza anche quando vede uccidersi la moglie appena uscito di galera in un'agguato.
Fatalità che tormenta gli individui che aspettano una fine alle loro sofferenze, ma una fine che non giunge mai: nemmeno la soddisfazione di essere uccisi quando il protagonista si rende conto tardi di aver sbagliato. E un grande Martin Balsam, poetico nel finale in una lezione sull'onore del milieu, memore forse della lezione francese in un cinema ormai dedito allo smantellamento: non rimane che una regia spietata nelle scene di violenza che tratteggiano il milieu in modo efficace, grazie al volto di Pier Paolo Capponi, un attore sfortunato ma degno di lavorare in ambiti più gratificanti che il cinema bis italiano.
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Un uomo, una vita distrutta da cinque anni di galera. L'emisfero che traccia Di Leo è netto e preciso: non c'è speranza per Guido Mauri malavitoso che sbaglia tutto contro il suo ex Boss, forse volutamente, depresso e senza speranza anche quando vede uccidersi la moglie appena uscito di galera in un'agguato.
Fatalità che tormenta gli individui che aspettano una fine alle loro sofferenze, ma una fine che non giunge mai: nemmeno la soddisfazione di essere uccisi quando il protagonista si rende conto tardi di aver sbagliato. E un grande Martin Balsam, poetico nel finale in una lezione sull'onore del milieu, memore forse della lezione francese in un cinema ormai dedito allo smantellamento: non rimane che una regia spietata nelle scene di violenza che tratteggiano il milieu in modo efficace, grazie al volto di Pier Paolo Capponi, un attore sfortunato ma degno di lavorare in ambiti più gratificanti che il cinema bis italiano. E poi resta la critica e il pubblico spietati nel mettere fine alla carriera di un regista che avrebbe potuto dire tanto, rivalutato? Direi di no. Fernando non meritava di essere bistrattato così, l'unico regista italiano predestinato a divenire un grande regista d'azione. Ma questa è un'altra storia, la storia di un emarginato dal carattere depresso, che solo chi ha provato tanta tristezza in animo suo può comprendere.
Tutti gli altri possono tacere e giudicare solo la forma, ma non la sostanza.
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alessandro chiappetta
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giovedì 17 gennaio 2008
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l'ultimo antieroe pessimista del cinema italiano
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Un uomo, una vita distrutta da cinque anni di galera. L'emisfero che traccia Di Leo è netto e preciso: non c'è speranza per Guido Mauri malavitoso che sbaglia tutto contro il suo ex Boss, forse volutamente, depresso e senza speranza anche quando vede uccidersi la moglie appena uscito di galera in un'agguato.
fatalità che tormenta gli individui che aspettano una fine alle loro sofferenze, ma una fine che non giunge mai: nemmeno la soddisfazione di essere uccisi quando il protagonista si rende conto tardi di aver sbagliato. E un grande Martin Balsam, poetico nel finale in una lezione sull'onore del milieu, memore forse della lezione francese in un cinema ormai dedito allo smantellamento: Non rimane che una regia spietata nelle scene di violenza che tratteggiano il milieu in modo efficace, grazie al volto di Pier Paolo Capponi, un attore sfortunato ma degno di lavorare in ambiti più gratificanti che il cinema bis italiano.
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Un uomo, una vita distrutta da cinque anni di galera. L'emisfero che traccia Di Leo è netto e preciso: non c'è speranza per Guido Mauri malavitoso che sbaglia tutto contro il suo ex Boss, forse volutamente, depresso e senza speranza anche quando vede uccidersi la moglie appena uscito di galera in un'agguato.
fatalità che tormenta gli individui che aspettano una fine alle loro sofferenze, ma una fine che non giunge mai: nemmeno la soddisfazione di essere uccisi quando il protagonista si rende conto tardi di aver sbagliato. E un grande Martin Balsam, poetico nel finale in una lezione sull'onore del milieu, memore forse della lezione francese in un cinema ormai dedito allo smantellamento: Non rimane che una regia spietata nelle scene di violenza che tratteggiano il milieu in modo efficace, grazie al volto di Pier Paolo Capponi, un attore sfortunato ma degno di lavorare in ambiti più gratificanti che il cinema bis italiano. E poi resta la critica e il pubblico spietati nel mettere fine alla carriera di un regista che avrebbe potuto dire tanto, rivalutato? Direi di no. Fernando non meritava di essere bistrattato così, l'unico regista italiano predestinato a divenire un grande regista d'azione. Ma questa è un'altra storia, la storia di un emarginato dal carattere depresso, che solo chi ha provato tanta tristezza in animo suo può comprendere.
Tutti gli altri possono tacere e giudicare solo la forma, ma non la sostanza.
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