Milano odia: la polizia non può sparare

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Un film di Umberto Lenzi. Con Henry Silva, Tomas Milian, Mario Piave, Laura Belli, Nello Pazzafini.
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Poliziesco, durata 100 min. - Italia 1974. MYMONETRO Milano odia: la polizia non può sparare * * * - - valutazione media: 3,05 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Gli anni di piombo:la violenza non è solo politica Valutazione 4 stelle su cinque

di liner


Feedback: 100
venerdì 5 novembre 2010

Il film rende conto dell'aspetto sociale della violenza durante gli Anni di piombo in Italia. L'incontrollabile spirale di odio ed efferatezza non si tinge solo di aspetti ideologici e politici. La situazione economica difficoltosa e l'instabilità politica complicata dalle conquiste sessantottine, creano vuoti di potere e sprigionano le latenze criminali. Giulio Sacchi, di per sè criminale senza scrupoli, inserisce la propria personalità deviata in questo sistema di tutele mancate da parte dello Stato. Prima nei confronti del benessere del cittadino comune impoverito e abbandonato a se stesso e poi nei confronti del cittadino vittima di reati. Il protagonista infatti sviluppa drammaticamente un complesso di inferiorità nel paragone con i benestanti, che striscia in tutta la società squarciata a metà tra poveri e ricchi. Si sente vittima di un sistema che non dà possibilità a chi nasce in condizioni economiche disagiate; anche se in realtà sfrutta  questo pretesto per innescare e sfogare la propria personalità delittuosa, come se i suoi omicidi (e soprattutto quelli causati da futili motivi) fossero la vendetta contro gli altri per la sua vita disadattata e così piena di sofferenza. L'ambizione dell'arricchimento, a questo punto legittima in cuor suo, giustifica i suoi misfatti e la storia sembra timidamente e parzialmente assolverlo in questo senso. In verità emerge dalle sequenze  il profilo trucido e cinico di un uomo manifesto dell'emarginazione e del degrado di una  società da condannare che si autocondanna. E' il ritratto di un paese esasperato dalla propria ferocia che risponde alla violenza con altra violenza, dimenticando qualsivoglia rigore etico o senso del limite: l'omicidio finale ne è la prova: -la polizia non può sparare- ma spara ugualmente perchè ciò che le regole non permettono viene colmato dalla giustizia personale e illegale.
Tra sceriffi, malviventi e giustizieri della notte, l'opinione pubblica osserva inerme, intrisa di senso comune e terrore. La fine tristemente realista e pessimista potrebbe essere il manifesto di questi anni, per ciò il film assume rilevanza storica come testimonianza di un profondo dissidio interno alla nazione che, come la pellicola esplicita, appare insanabile e destinato a peggiorare.

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