luca g
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martedì 17 settembre 2024
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era ancora tempo di grandi registi
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Nessuno capì niente di questo film o ne capì dopo;
A. è uno dei più grandi registi del cinema mai esistiti:
<<regista dallo stile potente convinto, forse un pò teatrale, espresse particolarmente bene le sue idee, sempre generose; disse di sé stesso:
'sono stato aiuto regista per 10 anni, ho avuto la fortuna di lavorare con i più grandi, chaplin renoir milestone losey, descrivo figure eroiche, sono contro l'idea di un destino tragico ogni uomo deve agire anche se è spezzato e il sacrificio volontario è il massimo dell'integrità morale; non ho mai trattato l'amore con la A maiuscola sebbene ammetta che è alla base della vita, della persona, ma l'attaccamento che un uomo può avere per un modo di vivere o per una causa può essere più duraturo dell'attaccamento per una donna'>>;
non credo che abbia mai sbagliato un solo film, tranne forse 'l'occhio caldo del cielo' che vidi da bambino in un cinema al mare, all'aperto, e che a me non piacque perché non sparavano mai;
questo uscì nel settembre del 70 lo andai a vedere con mia madre e la mia sorellina al Royal di Bologna - i/le deficienti di oggi che dicono che anche le bambine devono giocare alla guerra, mi domando se si può essere più stupidi - e come si divertiva pure lei .
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Nessuno capì niente di questo film o ne capì dopo;
A. è uno dei più grandi registi del cinema mai esistiti:
<<regista dallo stile potente convinto, forse un pò teatrale, espresse particolarmente bene le sue idee, sempre generose; disse di sé stesso:
'sono stato aiuto regista per 10 anni, ho avuto la fortuna di lavorare con i più grandi, chaplin renoir milestone losey, descrivo figure eroiche, sono contro l'idea di un destino tragico ogni uomo deve agire anche se è spezzato e il sacrificio volontario è il massimo dell'integrità morale; non ho mai trattato l'amore con la A maiuscola sebbene ammetta che è alla base della vita, della persona, ma l'attaccamento che un uomo può avere per un modo di vivere o per una causa può essere più duraturo dell'attaccamento per una donna'>>;
non credo che abbia mai sbagliato un solo film, tranne forse 'l'occhio caldo del cielo' che vidi da bambino in un cinema al mare, all'aperto, e che a me non piacque perché non sparavano mai;
questo uscì nel settembre del 70 lo andai a vedere con mia madre e la mia sorellina al Royal di Bologna - i/le deficienti di oggi che dicono che anche le bambine devono giocare alla guerra, mi domando se si può essere più stupidi - e come si divertiva pure lei ... a vedere un film da grandi, e da maschi !!!
il film non ebbe successo, perché? questo è il quesito cinematografico a cui bisogna rispondere;
eppure A. aveva esperienza come pochi, assieme a Ford e Hawks girò un documentario durante la 2^ guerra mondiale di valore eccezionale;
anche questo film è eccezionale ma non se n'è accorto nessuno tranne ghezzi che lo presentò per la prima e unica volta sulla 7, perché? d'accordo lo sto dicendo io, e lo dice ghezzi, allora analizziamo il film;
sulla 7 G. diceva abbiate un pò di pazienza, seguitelo con calma dall'inizio, vedrete che a poco a poco l'azione cresce, si fa incalzante, culmina nel finale, in un crescendo costante, magistrale;
l'inizio ...la pianificazione dell'azione al comando militare, il sottufficiale che si è sparato alla gamba per non partecipare alla missione a cui invece viene ordinato di andare, Caine che gli dice 'non preoccuparti Jack ti puoi sparare nell'altra gamba vedrai che se non puoi camminare non ti prendono',
i militari che s'addentrano nella giungla, l'ufficlale comandante che dispone in modo errato gli uomini da una parte e dall'altra in attesa del passaggio di una truppa giapponese, i soldati che aprono il fuoco e che invece di colpire i giapponesi si sparano addosso l'un l'altro;
Robertson che non vuole più obbedire agli ordini di ... non ricordo ...e che nel momento cruciale si rifiuta di seguirlo nell'attacco al comando giapponese per distruggere le loro trasmittenti 'l'avevo avvertito', il comandante e i giapponesi che vengono falcidiati, C. e R. rimasti soli e circondati ai giapponesi...R. che viene colpito nella corsa a zig zag verso il comando inglese e perde la vita e C. commenta 'è morto come un vero eroe';
nel film gli eroi ci sono eccome;
soltanto che, a differenza di quella sporca dozzina, le azioni di guerra sono rappresentate nella loro dimensione reale, non in modo retorico superficialmente spettacolare, perché questo fu l'errore di A., di aver fatto un film troppo difficile, in cui uno si doveva sforzare di capire le psicologie dei militari, degli uomini che fanno la guerra, volendo significare che nella guerra le persone sono le stesse della vita normale, che la guerra è un lavoro come un altro, dove ci sono contrasti fra le persone anche per motivi meschini;
troppo difficile, troppa fatica pensare.
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dandy
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sabato 26 settembre 2015
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ottimo esempio di film bellico vecchia scuola.
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Dopo "Quella sporca dozzina",un'altra missione suicida per un gruppo di soldati,stavolta alle prese coi giapponesi in un'isola del Pacifico.La tragica ironia della guerra si riassume nelle scene iniziali e finali,dove i superstiti attraversano il campo sotto il fuoco nemico mentre i compagni al sicuro li incitano come fossero allo stadio.Molta azione e cinismo,realismo per i tempi brutale,personaggi tipici del genere(il comandante inetto,il buono,l'inesperto,il sadico)mai caricaturali.Avvincente e concitato.Rispetto a "Quella sporca dozzina",è decisamente più incisivo e tecnicamente parlando ha retto meglio la prova del tempo.Tuttavia ebbe assai meno successo.
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Dopo "Quella sporca dozzina",un'altra missione suicida per un gruppo di soldati,stavolta alle prese coi giapponesi in un'isola del Pacifico.La tragica ironia della guerra si riassume nelle scene iniziali e finali,dove i superstiti attraversano il campo sotto il fuoco nemico mentre i compagni al sicuro li incitano come fossero allo stadio.Molta azione e cinismo,realismo per i tempi brutale,personaggi tipici del genere(il comandante inetto,il buono,l'inesperto,il sadico)mai caricaturali.Avvincente e concitato.Rispetto a "Quella sporca dozzina",è decisamente più incisivo e tecnicamente parlando ha retto meglio la prova del tempo.Tuttavia ebbe assai meno successo.Gli appassionati apprezzeranno.Gli "scrittori" come il signor Rizzi,magari no.
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domenico rizzi
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domenica 30 novembre 2014
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la guerra come un match di football
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Discutibile film di Robert Aldrich, del quale si stenta a riconoscere il vigore di pellicole precedenti, soprattutto “L’ultimo Apache”, “Vera Cruz” e “Quella sporca dozzina”. Non sembra azzardato definire “Non è più tempo di eroi” un tentativo fallito di rappresentare la guerra in chiave antimilitarista, nel quale la credibilità dell’azione si diluisce sempre più fino a smarrirsi del tutto nella sequenza conclusiva, somigliante più alla finale di una partita di American Football che ad un confronto armato fra due contendenti. Ma è altrettanto vero che il soggetto – dello stesso Aldrich e di Robert Sherman – contiene una buona dose di sarcasmo e vuole mostrare soprattutto gli aspetti deteriori della guerra e degli uomini che la combattono.
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Discutibile film di Robert Aldrich, del quale si stenta a riconoscere il vigore di pellicole precedenti, soprattutto “L’ultimo Apache”, “Vera Cruz” e “Quella sporca dozzina”. Non sembra azzardato definire “Non è più tempo di eroi” un tentativo fallito di rappresentare la guerra in chiave antimilitarista, nel quale la credibilità dell’azione si diluisce sempre più fino a smarrirsi del tutto nella sequenza conclusiva, somigliante più alla finale di una partita di American Football che ad un confronto armato fra due contendenti. Ma è altrettanto vero che il soggetto – dello stesso Aldrich e di Robert Sherman – contiene una buona dose di sarcasmo e vuole mostrare soprattutto gli aspetti deteriori della guerra e degli uomini che la combattono. Perciò Aldrich si inventa una sorta di thriller nella giungla – sostenuto da un discreto ritmo - con un drappello di militari inglesi ed un Americano inseguiti da un battaglione giapponese, il cui ufficiale si diverte a lanciare i suoi ultimatum attraverso un altoparlante. La scena finale ha dell’incredibile, con alcuni britannici appostati ai pezzi – mitragliatrici e mortai – che aprono un fuoco di sbarramento per salvare gli unici due uomini superstiti lanciati in una corsa per la vita sotto il tiro dei Giapponesi, mentre tutto il resto della truppa assiste in piedi e senz’armi al tragico epilogo della fuga, quasi si trovasse in uno stadio: effetto probabilmente voluto dallo stesso regista, che ironizza su molti altri aspetti del conflitto e sugli ufficiali e soldati che ne sono partecipi. Discreto dunque come film d’azione, poco convincente nei suoi risvolti psicologici e ancor meno nelle scene di lotta. Il miglior Aldrich non lo si vede sicuramente in questo film, che non fa molto testo, nonostante le buone interpretazioni di Michael Caine, Cliff Robertson, dell’arcigno Harry Andrews e del marginale Henry Fonda. Totalmente assenti le donne, che non compaiono neppure in un flashback.
Domenico Rizzi, scrittore.
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