chiari alessandro
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venerdì 13 giugno 2008
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l'altra faccia del mondo
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Sono molti quelli che, più o meno surrettiziamente, operano delle dicotomie del tipo "occidentale - orientale"; per nostra immensa fortuna la musica è totalmente esclusa da una simile impostazione e lo dimostra in modo splendido questo affascinante docu-film. Chiunque ama la musica e la vede come uno strumento di pacificazione, di unione, di commistione, di scambio, di crescita, di piacere, di tolleranza, di sensibilità e di fascinazione, non può che amare e godere la linfa vitale emessa da questa pellicola. L'anima di questo lavoro è rappresentata dalla contaminazione: tra generi, stili e ritmi diversi, accomunati tuttavia da un'unico filo conduttore (quello della passione) nel quale Istanbul non rappresenta nient’altro se non l’anello di congiunzione di mondi, civiltà, culture, religioni e creazioni musicali diverse.
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Sono molti quelli che, più o meno surrettiziamente, operano delle dicotomie del tipo "occidentale - orientale"; per nostra immensa fortuna la musica è totalmente esclusa da una simile impostazione e lo dimostra in modo splendido questo affascinante docu-film. Chiunque ama la musica e la vede come uno strumento di pacificazione, di unione, di commistione, di scambio, di crescita, di piacere, di tolleranza, di sensibilità e di fascinazione, non può che amare e godere la linfa vitale emessa da questa pellicola. L'anima di questo lavoro è rappresentata dalla contaminazione: tra generi, stili e ritmi diversi, accomunati tuttavia da un'unico filo conduttore (quello della passione) nel quale Istanbul non rappresenta nient’altro se non l’anello di congiunzione di mondi, civiltà, culture, religioni e creazioni musicali diverse. E questa passione rifulge in una cinematografia da esempio, in cui gli elementi che prevalgono sono i sentimenti, le emozioni e le idee; per credere vedere tutta la filmografia di Fatih Akin: non ha perso un colpo.
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venerdì 4 gennaio 2008
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errata corrige
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leggasi: Festival di Cannes 2006
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red
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venerdì 4 gennaio 2008
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la musica segreta di istambul
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Credo che “Crossing the bridge”, selezione ufficiale all’ultimo festival di Cannes, del regista Fatih Akin (vincitore del Festival di Berlino del 2004), sia uno dei films più interessanti da vedere. Un’idea di cinema abbastanza originale, senza una trama, messa in pratica con genuina passione da Alexander Hacke, bassista degli Einsturzende Neubauten il quale, partito dalla sua Germania alla volta di Instambul con bagagli e strumentazione ridotta al minimo indispensabile (solo un laptop e 12 microfoni), compie un percorso di ricerca e valorizzazione delle tante realtà musicali che caratterizzano quella città, e non solo.
Vediamo Alexander effettuare riprese audio con musicisti affermati ed underground, spaziando dalla tradizione al rap al neopunk, e la regia seguirlo diligentemente, accompagnando lo spettatore attraverso un universo sonoro, ma soprattutto umano, inconsueto (almeno per la gran parte di noi), e di grande fascino.
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Credo che “Crossing the bridge”, selezione ufficiale all’ultimo festival di Cannes, del regista Fatih Akin (vincitore del Festival di Berlino del 2004), sia uno dei films più interessanti da vedere. Un’idea di cinema abbastanza originale, senza una trama, messa in pratica con genuina passione da Alexander Hacke, bassista degli Einsturzende Neubauten il quale, partito dalla sua Germania alla volta di Instambul con bagagli e strumentazione ridotta al minimo indispensabile (solo un laptop e 12 microfoni), compie un percorso di ricerca e valorizzazione delle tante realtà musicali che caratterizzano quella città, e non solo.
Vediamo Alexander effettuare riprese audio con musicisti affermati ed underground, spaziando dalla tradizione al rap al neopunk, e la regia seguirlo diligentemente, accompagnando lo spettatore attraverso un universo sonoro, ma soprattutto umano, inconsueto (almeno per la gran parte di noi), e di grande fascino.
Confesso che non sapevo se meravigliarmi più per l’effetto dirompente del rap in lingua locale, o per la ripresa live effettuata in un hammam di inizio secolo. O ancora, per i curiosi inserti filmati d’epoca, che impreziosiscono il contributo di alcuni esponenti della musica della Turchia di ieri. Chicca finale: i titoli di coda, veramente originali e divertenti. Credo che chiunque abbia amato “Buena Vista Social Club” non potrà perdersi questo piccolo gioiello.
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