The Escape |
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Un film di Dominic Savage.
Con Gemma Arterton, Dominic Cooper, Frances Barber, Marthe Keller, Montserrat Lombard.
continua»
Titolo originale The Escape.
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 105 min.
- Gran Bretagna 2017.
- Fil Rouge Media
uscita giovedì 21 giugno 2018.
MYMONETRO
The Escape
valutazione media:
3,20
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Fuga dalla normalitàdi Lucio Di LoretoFeedback: 2938 | altri commenti e recensioni di Lucio Di Loreto |
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sabato 28 dicembre 2019 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
La vita comune di una giovane mamma e moglie viene rivisitata da Dominic Savage in maniera claustrofobica e intimistica, rimarcando la (forse) prima crisi psicologica di Tara, improvvisamente delusa, stanca e satura della dura routine quotidiana. Con dei meravigliosi primi piani parlanti il regista aiuta la bravura di Gemma Arterton a sottolineare le difficoltà di ogni donna a vivere la normalità, fatta di cura della casa, assistenza continua ai figli e soddisfazione quotidiana verso il marito, unico e ottimamente remunerato del gruppo, da appagare e accontentare perciò in ogni situazione, da una costante attività sessuale alla comprensione affettiva dopo giornate stressanti, fino alle riunioni amicali di gruppo, davanti a carne alla brace e bicchieri di vino bianco. Il regista offre un perentorio spaccato di crisi coniugale ma soltanto da un lato, chiudendo a chiave dentro al cassetto una sceneggiatura bipartisan e lasciando al consorte una veste vaga e costernata nel momento di intuire i nuovi e pericolosi processi interiori della consorte, dando al soggetto del film un primo colpo al ribasso. E’ voluta ma risulta infatti surreale la dimenticanza di allacciare la clamorosa infelicità di Gemma/Tara, unita alla reazione caustica ma meravigliata dell’uomo, a un passato fatto magari di vecchie ruggini e incomprensioni come violenza, fisica o verbale, di Mark stesso, un altresì valido Dominic Cooper, oppure all’estraneità erotica o morale tra i due, racchiudendo invece il tutto ad un’inattitudine a rapportarsi coi propri bimbi o con la società ad essa limitrofa, trascurando di chiarire e sfiorando a malapena ognuno di questi aspetti. L’altra omissione, consequenziale alla precedente, avviene nel dare alla donna un’immagine quasi primitiva e lontana dalla modernità attuale dell’universo femminile, fatto di relazioni umane anche telefoniche, mediatiche nonché tecnologiche, raffigurandola come un essere impaurito ed insicuro, al quale però basta una passeggiata a Londra e la scoperta degli arazzi per fare bagagli e abbandonare l’intera famiglia alla ricerca dell’arte parigina, trovando pure una (sgradevole) notte d’amore clandestina. Il regista fa questa scelta per schierarsi univocamente da una parte, riuscendo quindi nell’impresa di dare la giusta portata di tormento a chi troppo spesso non riceve la legittimità del ruolo che riveste, soprattutto da chi le è più vicino e lo ha vissuto prima di lei, che senza carpirne la devastazione d’animo, le consiglia di continuare e superare il momento, attendendo crescita dei figli e consolandosi col bel conto in banca familiare. Tara conquista con la sua dolcezza allorquando dimostra di aver ritrovato serenità e felicità e una fotografia che si accende improvvisamente negli esterni francesi aiuta non poco, al pari della saggezza di donna matura che accorre in suo aiuto. La fuga serve dunque per riscoprire un mondo perduto e da qualcuno (?) oscurato, recuperare identità e ripartire da capo, pronta a riavviare la propria esistenza come era stata lasciata, mettendo stavolta anche l’io al centro dell’universo.
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