The Blessed

   
   
   

la situazione algerina oggi Valutazione 4 stelle su cinque

di vanessa zarastro


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venerdì 15 settembre 2017

Siamo ad Algeri nel 2008, pochi anni dopo la Guerra Civile. Amal e Samir sono una coppia borghese e benestante che vorrebbe festeggiare il suo 20mo anniversario di matrimonio con una cena fuori al ristorante.  Purtroppo troveranno varie difficoltà oggettive per potersi gustare una cena in pace e, a loro volta, discuteranno animatamente perché hanno visioni diametralmente opposte sulla situazione politica e sociale attuale del loro Paese e sul loro rimanere in Algeria. Amal (probabilmente di origine francese), vorrebbe andar via, è infelice e repressa in una terra dove le donne non sono libere. Vorrebbe inoltre, che anche Fahim, il loro figlio, andasse in Francia per studiare all’Università. Nel frattempo Fahim con l’amico Feriel si sballano fumando marjuana, e accompagna Rade sentendo musica religiosa e facendosi tatuare frasi coraniche. Molto belle sono le scene dei ragazzi che si trascinano da un posto all’altro come un po’ tutti adolescenti fanno in vari posti del mondo. Ma gli ambienti dove passano sono variegati, dal fanatismo religioso al conservatorismo laico ogni personaggio rappresenta una tipologia diversa oggi presente in Algeria. Spicca fra gli altri la loro amica Reda che, avendo perso la madre durante il conflitto bellico, cerca di emanciparsi anche per dimenticare le sevizie subite durante la guerra.
Così “i grandi”, gli amici di Amal e Samir da cui vanno prima della cena. Le donne tornate dall’Europa hanno una visione più ampia, mentre la figura di Samir è ben sfaccettata. A suo tempo è stato anche partigiano ma ora non si vuole staccare da ciò che ha ottenuto ed essendo medico ginecologo vuole aprire una clinica tutta sua. Qui ci sono varie interpretazioni: secondo lui aveva praticato aborti clandestini per aiutare le donne, secondo la moglie Amal, lo aveva fatto per arricchirsi. Attaccato alla sua Algeri ma amando ancora profondamente la moglie è combattuto sul da farsi e sul futuro di Fahim. Lui crede sia importante costruire un futuro che non disperda l’eredità dei diritti conquistati negli ultimi decenni.
Il tocco femminile si sente. Si riscontra una particolare sensibilità per come sono tratteggiate le figure, per le immagini urbane, per come vengono messe in evidenza le difficoltà di una vita “normale” di ogni donna giovane o anziana in Algeria. Sofia Diana ci presenta una grande città mediterranea con uno sguardo critico, e scettico sulla possibilità di “evoluzione” del Paese. Djama ci fa percorrere la città tra case, ritrovi, strade, vicoli e ristoranti sottolineati da due panoramiche in campo lughissimo all’inizio e alla fine del film.
Sofia Djama è una regista algerina di Oran trasferitasi nella capitale per laurearsi. Diventa prima scrittrice (anche la sceneggiatura è sua) di storie sempre ambientate ad Algeri e comincia a girare dei cortometraggi tratti dai suoi racconti ottenendo due premi al Clermont-Ferrand  International Short Film Festival del 2011. The Blessed è il suo primo lungometraggio ma ha ben diretto gli attori a loro volta molto bravi.

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