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Tutte le storie di "Jesse Stone", capo della polizia anche se"sub judice"esprimono la volontà dell'attore di esprimersi anche come autore, ossia sceneggiatore di questa serie, molto"autoriflessiva"e psicologica, di rimessa in discussione di sé da parte di Jesse Stone, già capo della polizia in crisi per l'abbandono da parte della moglie molto amata e per alcolismo. Molta"psicologia"made in USA, ossia prodotta in loco"in autoctisi", riducendo spesso a formulette acquisizione della psicologia e della psicoanalisi, ma con la volontà di aiutare i deboli, i derelitti, nella volontà inconfessata(o meglio confessata solo a tratti, solo quasi"per intervalla insaniae")di rimettersi in gioco e in discussione. Molta più indagine che suspense(quella vera e propria si riduce, qui come in tutta la serie "sellekiana"a circa sette minuti al massimo su poco meno di un'ora e mezzo, di prammatica nel TV-movie). Ma a Sellek e al regista Roberto Hamon interessa, appunto, quanto è meno legato all'azione ma anche alla suspense, propugnando, invece, una riflessione sul Sé, più o meno imbastita su canoni tradizionali(lungi da questi studi TV l'approfondimento di singole teorie e anche prassi cliniche della psicologia, della psicoanalisi, della psicoterapia individuale e anche di gruppo, ma...c'è poco tempo e loro, comunque, non lo prendono per dedicarsi all'approfondimento, appunto...). Da seguire come svolta, almeno relativa, nella serialità TV, altrimenti ancora divisa tra"Law and Order"et similia, con la continua oscillazione tra violenza e un moralismo probabilmente sponsorizzato da determinate correnti religiose del"nuovo evangelismo"... E allora è comunque meglio, in ogni caso, pur se non è"esaltante", "Jesse Stone", che dura ormai da più di un decennio aggiungendo sempre nuovi tasselli a un"fortunato"puzzle... El Gato
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