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Il martirio di Sylvia Linkes ha ispirato un libro da cui e' stato tratto questo film. Film nato in parallelo all'altro su Sylvia: "An American Crime", celebrato dalla critica specializzata soprattutto per l'interpretazione di Catherine Keener, la madre affetta da gravissime turbe psichiche, che porta sulla strada di una perdizione irreversibile tutti i suoi 7 figli ed alcuni loro amici. Questo film si discosta da An American Crime proprio per il ruolo della madre e di alcuni giovani interpreti, ruolo che risulta falsato, caricaturale, frutto piu' di una fantasia sadica maschile, che di una tragica realta'. Conseguenemente l'intero film perde mordente, proponendo inquadrature ambigue e persino ricorrendo ad una scena gratuita di nudo, completamente fuori luogo ed evitabile. A differenza di An American Crime, interamente visto atttraverso gli occhi di Sylvia (Ellen Page), qui gli occhi sono quelli di uno dei ragazzini soggiogati dalla donna impazzita. Il libro ed il film salvano il ragazzino e non lo fanno partecipare ad atti criminali, ma la realta', documentata dagli atti processuali e ricostruita rigorosamente in An American Crime, e' stata diversa: il ragazzino fu uno dei carnefici di Sylvia (reo confesso in tribunale e condannato). Quindi l'intero film cambia senso: il ragazzino aguzzino pentito (morto di carncro a 21 anni, dopo il riformatorio) diventa il salvatore di Sylvia in questo film, con un finale che preferisce la compassione alla denuncia. Qualcuno ha giudicato The Girl Next Door come un forte thriller di tensione, ma. se cosi' fosse. film e libro rischiano di essere un'ambigua speculazione sulla tragedia di una una giovane martire di 16 anni. Suggerisco di confrontare questa pellicola con quella di Tommy O'Haver, che io nettamente preferisco.
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