Immortal (Ad Vitam)

Probabilmente uno dei migliori film del suo genere: la visionarietà che bilal mette in macchina e sullo schermo dei pc da cui è nato il mondo del 2095 è strepitosa, un misto di cultura cyberpunk reinventata attraverso gli occhi di uno dei più grandi disegnatori di fumetti e filtrata dalla sensibilità visiva francese, la stessa che ormai 6 anni fa ha permesso, anche se su scalal immensamente ridotta, a luc besson (quinto elemento) di creare un mondo non certo di impatto come blade runner, ma almeno con la stessa dose di fantasia: insomma, anni luce (è proprio il caso di dirlo) da pellicole come atto di forza o equilibrium. Ma immortal ad vitam non è solo fantasia cyber-punk e visionarietà francese, non è solo un fumetto per il grande schermo. E' tutto questo e qualcosa di più, perchè un significato, o almeno uno, c'è: il ritorno dell'uomo. Nikopol è un "ultimo uomo" l'unico in cui horus possa trovarsi bene; horus è molto più umano di quanto ci si aspetta da un Dio, persino dal Dio Cattolico che rimane in disparte coperto dalla "perfecta excusa" del libero arbitrio. E jill, Jill non è umana, ma accetta di diventarlo e soprattutto ha paura di diventare umana, lei che sa leggere nel pensiero, si sa rigenerare, che è superiore a tutti gli esseri umani, ha paura. Come spiegarlo? beh..è uno dei tanti interrogativi plausibili che questo film pone, e ben venga, perchè anche se la risposta langue, rimane la conolazione di una pellicola che si fa ammirare, si fa indagare e ci fa pensare, si fa capire e ci fa capire, è raro trovre tutte queste caratteristiche in un solo film di poco più di un'ora e mezza. "uno dei migliori del suo genere" ho scritto..ma a pensarci bene forse sarebbe più azzeccato "unico nel suo genere".