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Dopo due film sugli zombies, l’eclettico Bob Clark si cimentò nel ’74 in un thriller slasher. Nel plot di Black Christmas si riconoscono numerosi topoi del genere horror, ovvero la caratterizzazione del serial killer come un misterioso psicopatico la cui identità rimane nascosta fino alla fine, l’ambientazione in uno studentato femminile, le telefonate minacciose alle vittime fatte con vocine inquietanti e la modalità di esecuzione di alcuni omicidi commessi con un coltello dalla lama affilata; tuttavia la genialità di Clark sta proprio nel saper sintetizzare in modo originale le cose migliori già realizzate in passato nel medesimo genere cinematografico. In questo caso Clark sembra ispirarsi a Sei donne per l’assassino di Bava, a L’uccello dalle piume di cristallo di Argento e a Gli orrori del liceo femminile di Narciso Ibáñez Serrador, ma shakerando il tutto e aggiungendovi un tocco di humor inglese trasforma il più classico dei thriller in una piacevole black comedy cui non manca né la suspense né qualche gag divertente.
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