Il declino di una donna che per amore e per la difficoltà di comunicare verrà condannata alla solitudine. Uno dei migliori drammi del defunto regista tedesco Rainer Werner Fassbinder (nato come lavoro teatrale scritto per l’amico Peer Raben) che molto si avvicina al più contemporaneo Tutto su mia madre di Almodovar. Un racconto corale al femminile con tre delle più grandi attrici tedesche degli anni 70: Margit Carstensen, Hanna Schygulla e Irm Hermann.
Petra von Kant (la camaleontica Carstensen), madre di una figlia adolescente e stilista di moda, ha una vita che si svolge in un ambiente colto e raffinato, ma in fondo chiuso e gelido. Ha una carriera luminosa davanti a sé, ma è irrigidita nella manifestazione dei propri sentimenti da un matrimonio fallito, infatti non degna di alcun riguardo la sua (forse) muta factotum, sempre presente e sottomessa, Marlene (la bravissima Hermann) che invece le è silenziosamente devota. Sarà l’incontro con una giovane proletaria, Karin (la perfettamente antipatica Schygulla), a segnare per sempre la vita di Petra. Arrivista e decisa a far carriera come modella, dà inizio a un rapporto d’amore vissuto in modo ossessivo con Petra, che la giovane interrompe per tornare dal marito che l’aveva abbandonata. Petra, subisce dolorosamente l’abbandono, spera in qualche segnale di riavvicinamento, ma poi si rende conto della realtà… Ma proprio quando è pronta per una nuova vita, rivolgendo il suo amore a Marlene, anche questa la lascia sola.
Costruito con uno stile tipicamente fassbinderiano che comprende il manierismo e il kitch, il film conserva i tratti caratteristici del dramma teatrale (rispettando l’unità di luogo e utilizzando inquadrature fisse). Girato in soli dieci giorni (la 1° proiezione fu il 28/6/72) con la dedica “Dedicato a colei che qui divenne Marlene”, sonda il terreno del dualismo servo/padrone e amore/denaro incarnati di volta in volta dalle 3 attrici principali, bravissime e perfettamente calate nei loro ruoli. Prolisso, ma estremamente pungente e claustrofobico se si pensa che le donne del film sono tutte chiuse in un universo immobile.
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