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Film drammatico che punta su una storia di redenzione e di boxe, due argomenti che hanno sempre ben funzionato sul grande schermo.
Quanto alla redenzione, questa riguarda vari personaggi: in primo luogo il protagonista, interpretato da John Garfield, che seppur innocente del delitto che gli viene attribuito, non è comunque un angioletto; poi i giovani ragazzi della fattoria, un po' sbandati e inclini a delinquere, che troveranno proprio grazie al fuggiasco Grafield l'occasione per dedicarsi ad un'attività onesta (la gestione di un distributore di benzina); in ultimo, proprio nell'ottimo finale, ci sarà spazio per un'ulteriore inattesa espiazione di colpe passate, circa la quale non aggiungo altro per non rovinare la sorpresa a chi non ha ancora visto la pellicola.
Quanto alla boxe, deve dirsi che nessuno sport ha la stessa resa cinematografica. Questo film non si colloca di certo tra quelli che hanno fatto miglior sfoggio della nobile arte nel grande schermo, tuttavia, considerata l'epoca a cui risale la pellicola, deve dirsi che la messa in scena dei combattimenti sul quadrato è molto ben riuscita.
La sceneggiatura solida ed articolata costituisce il maggiore punto di forza della pellicola: molto apprezzabile la particolare cura adoperata per spiegare le varie parti della trama, così che questa si dimostra perfettamente comprensibile ed apprezzabile.
Molto credibile ed adatto alla parte Garfield; Rains viceversa mi è sembrato sacrificato in un ruolo che non gli si attaglia particolarmente. Energica e divertente la vecchietta interpretata da May Robson.
La pellicola veicola certamente un messaggio di speranza e di impegno sociale, in modo per nulla pesante o fastidioso.
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