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Ernest B. Schoedsack che aveva già curato la regia del celebre King Kong, insieme a Merian C. Cooper, dirige qui un'altra pellicola d’avventura con un soggetto estremamente spettacolare: questa volta la trama è intrecciata con importanti eventi della storia antica, dalla crocefissione di Gesù Cristo all’eruzione del Vesuvio che distrusse Pompei nel 79 d.C.
A dispetto del titolo, l’opera tratta la distruzione di Pompei solo nelle sequenze finali, ben girate sebbene la tecnica del tempo non permettesse effetti speciali spettacolari (comunque deve dirsi che si percepisce lo sforzo per rendere al meglio queste difficili sequenze, per la cui realizzazione vengono utilizzati mezzi importanti per l’epoca).
La gran parte del film narra la storia del protagonista, costellata da vicissitudini drammatiche, dalle quali si fa discendere un insegnamento etico-morale. La sceneggiatura è sicuramente buona.
Nella parte del protagonista troviamo un Preston Foster quasi irriconoscibili, senza baffi e coi capelli ricci. Nella parte di Ponzio Pilato c’è Basil Rathbone, mentre in quella del Prefetto di Pompei troviamo Louis Calhern.
La pellicola ha un approccio molto rispettoso della religione cristiana, tanto che la figura di Gesù Cristo non viene mai mostrata in scena, eccetto che nel finale dove si manifesta brevissimamente come apparizione al protagonista.
Alcuni aspetti cronologici non convincono pienamente: tra la crocefissione di Cristo e la distruzione di Pompei dovrebbero passare ben 46 anni, pertanto il protagonista, già uomo maturo al momento dell’incontro con Gesù in Giudea, doveva essere ben più anziano al tempo della eruzione del Vesuvio, come anche il di lui figlio che viene mostrato circa ventenne, mentre nella realtà avrebbe dovuto avere un’età non inferiore ai cinquanta anni.
Apprezzabile, anche da un punto di vista storiografico, la ricostruzione della società e dell’apparato pubblico, facente capo all’Impero Romano, presenti nella Pompei del tempo.
L’opera nel suo complesso è sicuramente sufficiente, ma non si fa apprezzare particolarmente, né resta impressa: manca di forza espressiva.
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