Il Rossetto sembra di primo acchito un innocuo giallo nello stile neorealista zavattiniano firmato al suo esordio alla regia dall’eclettico Damiano Damiani, che negli anni ’70 riprenderà il filone politico sociale, in realtà è una denuncia abbastanza esplicita dei metodi a dir poco sbrigativi e di fatto autoritari della polizia dell’epoca, ereditati alla fine degli anni cinquanta dal passato regime fascista, e della tentazione di incastrare la povera gente senza uno straccio di prova sbattendo il mostro di turno in prima pagina, complice una stampa alla ricerca di facili scoop per vendere qualche copia in più. Nulla è cambiato dai tempi di Girolimoni degli anni ’30, storia che lo stesso Damiani traspone nel 1972 nell’omonimo film.
[+]
Il Rossetto sembra di primo acchito un innocuo giallo nello stile neorealista zavattiniano firmato al suo esordio alla regia dall’eclettico Damiano Damiani, che negli anni ’70 riprenderà il filone politico sociale, in realtà è una denuncia abbastanza esplicita dei metodi a dir poco sbrigativi e di fatto autoritari della polizia dell’epoca, ereditati alla fine degli anni cinquanta dal passato regime fascista, e della tentazione di incastrare la povera gente senza uno straccio di prova sbattendo il mostro di turno in prima pagina, complice una stampa alla ricerca di facili scoop per vendere qualche copia in più. Nulla è cambiato dai tempi di Girolimoni degli anni ’30, storia che lo stesso Damiani traspone nel 1972 nell’omonimo film. E’ una rappresentazione cruda di quell’italietta dei primi anni del boom economico in cui i valori tradizionali sono stati superati velocemente dalla sete di danaro e di successo dei piccoli arrampicatori sociali e persistono soltanto nelle apparenze ipocrite e bigotte come il divieto per una adolescente di mettere il rossetto.
[-]
|
|