ivan il matto
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mercoledì 2 aprile 2025
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un dramma geometrico
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Solo nel 2012 Margot Wolk trovò la forza per rivelare che durante la seconda guerra mondiale, lei ed altre 14 giovani tedesche, erano state scelte dalle SS per assaggiare ogni giorno il cibo destinato ad Hitler, al fine di evitare ogni rischio di avvelenamento per il fuhrer. Su questa base nacque il romanzo “Le assaggiatrici” di Rosella Postorino, destinato a vincere il premio Campiello 2018, ora soggetto del film omonimo di Silvio Soldini, in questi giorni in uscita nelle sale italiane. Per la prima volta il regista milanese si misura con una vicenda storica reale, quindi in costume, peraltro recitata in tedesco e girata per la gran parte in Alto Adige.
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Solo nel 2012 Margot Wolk trovò la forza per rivelare che durante la seconda guerra mondiale, lei ed altre 14 giovani tedesche, erano state scelte dalle SS per assaggiare ogni giorno il cibo destinato ad Hitler, al fine di evitare ogni rischio di avvelenamento per il fuhrer. Su questa base nacque il romanzo “Le assaggiatrici” di Rosella Postorino, destinato a vincere il premio Campiello 2018, ora soggetto del film omonimo di Silvio Soldini, in questi giorni in uscita nelle sale italiane. Per la prima volta il regista milanese si misura con una vicenda storica reale, quindi in costume, peraltro recitata in tedesco e girata per la gran parte in Alto Adige. In quarant’anni di cinema Silvio Soldini ha seguito sempre una sua traiettoria espressiva essenzialmente “geometrica” ma riconoscibilissima, abitata da personaggi femminili (sempre in primo piano) autorevoli e dalla personalità nitidamente definita. Una narrazione scarna, essenziale, talvolta probabilmente gelida ma necessaria nel disegno di personaggi, contraddittori, sofferti, poco disposti ad accettare la loro condizione o quei piccoli e misteriosi segnali quotidiani tesi ad indicare un cambiamento, una svolta! “Le assaggiatrici”, in questo senso, rappresenta un po' l’apoteosi rispetto a quanto detto: il gelo e lo schematismo geometrico si avvertono anche nella stagione calda, dal momento che il racconto è frammentato in finestre temporali con l’indicazione sullo schermo del mese e dell’anno a partire dall’autunno del 1943 fino alla fatidica primavera del 1945. Del resto la condizione delle 7 donne che seguiamo, costrette a forza nel quartier generale di Hitler, non concede sconti: svolgere il proprio rischioso ‘compito’ o essere soppresse e rapidamente sostituite. Ecco perché una messa in scena alla “Cronenberg”, talvolta, trova una sua ovvia motivazione. Alla fine acrobate o assaggiatrici le donne di Silvio..(Soldini naturalmente..) vivono sempre situazioni raggelanti o dall’empatia anomala, magari respirando l’aria serena dell’ovest o briciando nel vento, vivendo i loro giorni e nuvole o cercando assurdamente pane e tulipani. Vittime, in questo caso, della guerra degli uomini, le sette donne della pellicola, rigorosamente delineate, vivono un percorso dignitoso e a tratti solidale, dove l’aberrazione diventa routine e si staglia la figura dell’ottima protagonista Rosa Sauer (Elisa Schlott, l’attrice che ricorda vagamente Hanna Schygulla), capace di gesti intrepidi nella condizione data, tali da sottolineare la diversità dello sguardo femminile, tanto caro al regista milanese.
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la criticadora de pelicula
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domenica 4 maggio 2025
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bocconi amari
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Bocconi amari
Il film Le assaggiatrici di Silvio Soldini rappresenta una nuova tessera dell' infinito mosaico che compone la storia della Seconda Guerra Mondiale e riguarda un fatto realmente accaduto, venuto alla luce nel 2012.
"Gli uomini sono al fronte e anche noi dobbiamo cercare di dare il nostro contributo". Con questa frase la protagonista, Rosa, fuggita dai bombardamenti di Berlino, viene accolta dai suoceri in un piccolo paese della Germania orientale.
Lavorare non la preoccupa, lo ha sempre fatto, ma non immagina che il suo lavoro sarà quello, insieme ad altre giovani donne, di assaggiare i piatti destinati a Hitler, in ritiro a pochi chilometri dalla sua nuova abitazione.
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Bocconi amari
Il film Le assaggiatrici di Silvio Soldini rappresenta una nuova tessera dell' infinito mosaico che compone la storia della Seconda Guerra Mondiale e riguarda un fatto realmente accaduto, venuto alla luce nel 2012.
"Gli uomini sono al fronte e anche noi dobbiamo cercare di dare il nostro contributo". Con questa frase la protagonista, Rosa, fuggita dai bombardamenti di Berlino, viene accolta dai suoceri in un piccolo paese della Germania orientale.
Lavorare non la preoccupa, lo ha sempre fatto, ma non immagina che il suo lavoro sarà quello, insieme ad altre giovani donne, di assaggiare i piatti destinati a Hitler, in ritiro a pochi chilometri dalla sua nuova abitazione.
Il cibo potrebbe essere avvelenato e le ragazze fanno da cavie.
Ed ecco che quotidianamente vengono distribuiti i pasti, in un' atmosfera assurda e penosa, nel contrasto tra famelica attrazione per il cibo, raffinato e costoso, e la repulsione dello stesso, per paura di morire.
Ogni ragazza reagisce in modo differente a questa tortura: c'è chi cerca di rifiutarsi (inutilmente) e chi ingurgita fiera di immolarsi per il Führer.
Quando Rosa scopre che il marito è disperso in Russia cade in depressione, tenta senza successo di sottrarsi al macabro rituale e viene violentemente riportata al suo dovere.
Tra le donne nascono contrasti ma anche una forte solidarietà.
La fame è tanta e gli appetiti sono più di uno.
La protagonista cede ad una complicata relazione con un ufficiale nazista, poiché l' essere desiderata la fa sentire viva, sino a quando succede qualcosa di grave.
Nel frattempo muta il corso degli avvenimenti, le assaggiatrici hanno esaurito il loro compito e Rosa cerca di ritornare a Berlino.
Bravissimi tutti gli attori, eccellente la ricostruzione storica, molto bella la fotografia, caratterizzata da toni verdi grigi e azzurri, perfetta la colonna sonora.
La trama contiene qualche sviluppo di troppo e ricalca alcuni stereotipi tipici del cinema a soggetto "Germania nazista" ma nel complesso il film è molto ben riuscito. Un plauso a Soldini per aver dato visibilità ad un fatto collaterale che ben rende l'atmosfera di quel tempo storico.
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fabriziog
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domenica 20 aprile 2025
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il corpo strumento della volonta' di potenza
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?Le assaggiatrici? di Silvio Soldini ? tratto dall?omonimo romanzo di Rosella Postorino, vincitore del Premio Campiello 2018. Il film mantiene una costante tensione, una permanente carica emotiva e drammatica che non abbandonano mai lo spettatore. Le tinte chiaro scure, ocra, soffuse e grigie, ci immergono in una trama che evoca le storie vere di donne che assaggiavano, con brutale imposizione, cibi per verificare che non fossero avvelenati e non attentassero alla vita di Hitler. Si percepisce la presenza demoniaca del despota tedesco per tutta la durata della proiezione della pellicola pur non vedendolo mai. Il Male lo si respira per tutto il tempo, perch? ? dentro l?ottusa e criminale obbedienza di uomini in divisa che hanno dismesso ogni minimale forma di umanit?, trincerandosi proprio dietro a quella orripilante obbedienza.
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?Le assaggiatrici? di Silvio Soldini ? tratto dall?omonimo romanzo di Rosella Postorino, vincitore del Premio Campiello 2018. Il film mantiene una costante tensione, una permanente carica emotiva e drammatica che non abbandonano mai lo spettatore. Le tinte chiaro scure, ocra, soffuse e grigie, ci immergono in una trama che evoca le storie vere di donne che assaggiavano, con brutale imposizione, cibi per verificare che non fossero avvelenati e non attentassero alla vita di Hitler. Si percepisce la presenza demoniaca del despota tedesco per tutta la durata della proiezione della pellicola pur non vedendolo mai. Il Male lo si respira per tutto il tempo, perch? ? dentro l?ottusa e criminale obbedienza di uomini in divisa che hanno dismesso ogni minimale forma di umanit?, trincerandosi proprio dietro a quella orripilante obbedienza. L?obbedienza atona, anonima, acritica e vitrea conduce quel mondo che gravitava intorno alla Croce Uncinata ad accettare e compiere ogni blasfemia. Attraverso la fisicit? delle sette assaggiatrici, attraverso la loro mimica straordinariamente empatica, coinvolgente e comunicativa, attraverso episodi che possono apparire di portata di gran lunga inferiore al genocidio e agli orrori bellici, ognuno interiorizza a quale abisso imperscrutabile e senza confine pu? giungere l?Umanit?. Sette cavie, sette vite schiacciate, sette corpi, una unica volont? di potenza. Il cibo, cos?, da elemento gustoso di sostentamento vitale muta in mezzo di angosciante tirannide. Fabrizio Giulimondi
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gabriella
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lunedì 31 marzo 2025
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una storia dimenticata
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Un fatto storico che forse sarebbe rimasto nell'oblio se nel 2012, l'ormai novantacinquenne Margot Wolk, in un'intervista rivdelò la sua storia, di essere stata selezionata nel 1942 assieme a una decina di altre donne tedesche, per assaggiare il cibo di Adolf Hitler prima che gli fosse somministrato, perchè si era sparsa la voce che gli inglesi volevano avvelenarlo. Da questa vicenda Rosella Postorino scrisse un libro con il quale vinse il premio Campiello nel 2018, e adesso Silvio Soldini dalle pagine intense, catalizzanti del romanzo, realizza il suo primo film in costume per raccontare la mostruosità della guerra da un punto di vista inedito, da un'angolazione tutta al femminile.
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Un fatto storico che forse sarebbe rimasto nell'oblio se nel 2012, l'ormai novantacinquenne Margot Wolk, in un'intervista rivdelò la sua storia, di essere stata selezionata nel 1942 assieme a una decina di altre donne tedesche, per assaggiare il cibo di Adolf Hitler prima che gli fosse somministrato, perchè si era sparsa la voce che gli inglesi volevano avvelenarlo. Da questa vicenda Rosella Postorino scrisse un libro con il quale vinse il premio Campiello nel 2018, e adesso Silvio Soldini dalle pagine intense, catalizzanti del romanzo, realizza il suo primo film in costume per raccontare la mostruosità della guerra da un punto di vista inedito, da un'angolazione tutta al femminile. Rosa Sauer arriva da Berlino in un paese della Prussia Orientale a casa dei suoceri che quasi non conosce mentre il marito Gregor è al fronte. A poca distanza dal villaggio, all’interno della foresta si trova il quartier generale di Hitler, la cosidetta Tana del Lupo, così una mattina Rosa viene prelevata da alcuni ufficiali delle SS , dalla casa dei suoceri e condotta in una stanza con una tavola apparecchiata e costretta ad assaggiare piatti raffinati ma potenzialmente letali. Il clima è teso, in un luogo dove serpeggia la paura, un gruppo di donne sconosciute tra loro e inizialmente ostili le une alle altre, trovano un’intesa e un’alleanza necessarie alla sopravvivenza. La guerra rimane fuori campo, così come in “Vermiglio” di Maura Dalpero, mentre all’interno della mensa un gruppo di donne affronta ogni giorno un conflitto personale, il cibo presentato permette loro di sfuggire alla fame ma può ucciderle in ogni momento. E mentre il marito di Rose viene dato per disperso, lei , angosciata e spaventata, annientata dalla solitudine, si rifugia tra le braccia di Albert Ziegler, il temibile comandante nazista. Una relazione apparentemente inspiegabile, eppure trova il suo spazio in un mondo dominato dall’odio e dall’oppressione, il corpo di Rose diventa oggetto di desiderio, strumento di potere, non solo la risposta dell’apparato digerente sul cibo ingurgitato. Forse, per come viene presentata,, rispetto il libro, risente di qualche forzatura, non riesce ad entrare appieno in questa dinamica sul crinale tra il bene e il male, di un sentimento che a dispetto di tutto riesce a eludere le difese, nel fienile dove i due amanti si ritrovano, emergono paure e fragilità senza la corazza della divisa. E quando finalmente la guerra segna la fine del regime nazista, inizia per Rose una consapevolezza nuova che le restituirà la dignità e il coraggio della solidarietà, e dello slancio della ribellione. Brave le interpreti, che riescono a trasmettere il senso di impotenza, di sottomissione, la mancanza di una vita privata , sacrificate e arruolate in una guerra dove si rischia di morire ogni giorno davanti un tavolo.
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(di ivan il matto)
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angelo umana
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lunedì 7 aprile 2025
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dalla storia di margot wölk
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Un altro film sul nazismo, o principalmente su ciò che il suo capo volle per proteggersi da attentati, la paura di morire, di una piccola persona in fondo. Eppure costui, sappiamo già tutti il nome, con le sue manie e col desiderio di essere osannato, riconosciuto per i suoi "dubbi" valori, si improvvisò il condottiero di un popolo, prendersi i Sudeti, la Polonia e poi anche la Russia e tutta Europa, lui tapino. Questa smania di venire "riconosciuti", di essere ripagati di fallimenti privati (Hitler ne ebbe, ed anche il suo imitatore italiano), o di sentirsi "grandi", appartiene ancora a tanti pseudo "dittatori" attuali, è cosa di esseri umani modesti che però riescono a trascinare un popolo, con mezzi e desideri di conquista, o chissà, di ricchezza e benessere.
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Un altro film sul nazismo, o principalmente su ciò che il suo capo volle per proteggersi da attentati, la paura di morire, di una piccola persona in fondo. Eppure costui, sappiamo già tutti il nome, con le sue manie e col desiderio di essere osannato, riconosciuto per i suoi "dubbi" valori, si improvvisò il condottiero di un popolo, prendersi i Sudeti, la Polonia e poi anche la Russia e tutta Europa, lui tapino. Questa smania di venire "riconosciuti", di essere ripagati di fallimenti privati (Hitler ne ebbe, ed anche il suo imitatore italiano), o di sentirsi "grandi", appartiene ancora a tanti pseudo "dittatori" attuali, è cosa di esseri umani modesti che però riescono a trascinare un popolo, con mezzi e desideri di conquista, o chissà, di ricchezza e benessere. Costoro si circondano di yes-men ubbidienti che stanno un gradino sotto il loro "dio", per il potere, per soldi o per importanza sociale.
Ed è un film che appare nelle sale proprio ora che sul pianeta si paventano venti di guerra, coi vari dittatori o condottieri più o meno finti, quello colorato americano, l'altro che regna da 25 anni in Russia, gli ayatollah ed emiri vari, l'altro della Corea del Nord, o l'altro ancora, l'israeliano di una terra martoriata da sempre. Non è il benessere del loro popolo che cercano costoro "pieni di sé", ma sono programmati per dominare, perché la loro brama si compia.
Il regista Silvio Soldini trae la storia (ma ne tralascia la parte finale) dal libro che ha lo stesso titolo, della scrittrice calabrese Rosella Pastorino, la quale nel 2012 seppe della testimonianza dell'unica sopravvissuta delle Assaggiatrici, Margot Wölk ormai 95enne. Soldini e gli sceneggiatori ne traggono le parti che promettono più pathos e paura, già la musica incombente e tonante che dissemina il film fa temere per le giovani e sane donne tedesche prelevate tra il popolo per assaggiare le prelibatezze di cui dovrà cibarsi il führer nella sua tana da lupo, dove si è rifugiato col suo entourage più stretto, onde evitargli eventuali avvelenamenti, lui così sacro, così supremo mentre detta i comandi e le strategie ai vari ufficiali sparsi per l'Europa: indimenticabile Bruno Ganz nel film La caduta-Gli ultimi giorni di Hitler. Lui che non volle che animali venissero martirizzati per nutrirsene (uomini sì! Per la presunta gloria), lui che accarezzava i caprioli nel Berghof, la sua residenza di montagna in Baviera; che "accarezzava" in qualche modo il suo popolo nei proclami alla radio, e molti credettero nella vittoria finale, che peraltro aveva molto minori probabilità di una disastrosa sconfitta.
E le 7 giovani e sane donne tedesche, che rischiavano la morte per avvelenamento da quei pasti, aspettavano i loro uomini, non sarai ucciso fin quando la tua donna ti ama scrivevano loro i mariti ed esse sentivano di smettere di esistere anche da vive all'arrivo di cattive notizie sui loro uomini dalla Russia. Alcune di queste, la protagonista nel caso specifico, furono "vittime" della sindrome di Stoccolma, quella di rendersi schiave ubbidienti e amanti dei loro ufficiali carcerieri (e il pensiero và a un altro film ancora, Il portiere di notte).
Grazie! Angelo Umana.
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mauridal
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domenica 13 aprile 2025
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assaggi di vita e morte
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La sceneggiatura è tratta da un romanzo che, a sua volta, si ispira alla testimonianza reale di una donna sopravvissuta, che in vecchiaia ha raccontato la sua esperienza come assaggiatrice di cibo destinato a Hitler. Ambientato negli anni della guerra, tra il ’43 e il ’44. leprotagoniste: sette giovani tedesche reclutate da un tenente colonnello nazista, Ziegler, per un compito pericoloso assaggiare i pasti destinati al Führer, per verificarne l’eventuale avvelenamento.
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La sceneggiatura è tratta da un romanzo che, a sua volta, si ispira alla testimonianza reale di una donna sopravvissuta, che in vecchiaia ha raccontato la sua esperienza come assaggiatrice di cibo destinato a Hitler. Ambientato negli anni della guerra, tra il ’43 e il ’44. leprotagoniste: sette giovani tedesche reclutate da un tenente colonnello nazista, Ziegler, per un compito pericoloso assaggiare i pasti destinati al Führer, per verificarne l’eventuale avvelenamento. Il film, scritto da Soldini insieme a Cristina Comencini , ha un’impronta decisamente femminile. La narrazione è interamente centrata sulle donne protagoniste, che interagiscono tra loro con dinamiche di solidarietà, ma anche di tensione, condividendo la paura di rischiare la vita due volte al giorno. L’azione si svolge quasi interamente in una cucina di caserma, con un tavolo sempre apparecchiato per pranzo e cena. Le donne vengono prelevate quotidianamente da casa, mangiano, e se non presentano sintomi, vengono riaccompagnate da un manipolo di soldati agli ordini di Ziegler. All’inizio, le scene appaiono ripetitive, ma la scansione temporale con scritte che indicano i mesi e gli anni ci trasmette la sensazione di un tempo interminabile. È la stessa sensazione vissuta da queste donne, prigioniere di un compito assurdo che una di loro, molti anni dopo, ha voluto raccontare. Il film approfondisce le singole storie delle protagoniste, tutte considerate lavoratrici dello Stato e persino ben pagate. Rose, inizialmente prelevata con la forza dalla casa dei suoceri (il marito è dato per disperso al fronte), non si considera una prigioniera, ma una collaboratrice del regime, in attesa del ritorno del marito. Tra le assaggiatrici ci sono donne come lei, non contrarie al nazismo, e altre che vivono la situazione come una costrizione, rifiutando il cibo e rischiando per questo la vita. Sotto la minaccia della morte, e attraverso l’influenza di Ziegler e del cuoco (che prepara piatti spesso prelibati), vengono convinte a continuare per convenienza e per speranza di salvezza. Il racconto si arricchisce quando, in assenza del Führer da Berlino, le donne possono uscire e incontrarsi. Da questa libertà temporanea nasce un senso di sorellanza. Rose è la figura più ambigua: in attesa delle lettere del marito dalla Russia, inizialmente resiste alle attenzioni di Ziegler, ma poi cede, diventando sua amante. L’uomo, apparentemente freddo ufficiale SS, si innamora di lei. Il film accenna così al tema del rapporto vittima/carnefice (come ne Il portiere di notte di Liliana Cavani). La narrazione si apre su più livelli: da un lato le donne continuano, sotto minaccia, il loro compito; dall’altro si sviluppano le storie individuali. Quando, nel 1944, la guerra volge al termine e il rifugio di Hitler viene chiuso, il gruppo di assaggiatrici si scioglie. Rose vuole tornare a Berlino e chiede aiuto a Ziegler, che la fa passare per una volontaria destinata a curare i soldati sui treni in ritirata. Il finale avrebbe potuto lasciare spazio all’ambiguità, ma un gesto decisivo definisce il senso ultimo della storia. Rose chiede di portare con sé la sua amica Elfriede, che le ha confidato di essere di origini ebraiche. Ziegler, presente in stazione per salutarla, si accorge della presenza di Elfriede e, nel tentativo delle due donne di scappare dal treno, torna a essere il carnefice: spara ed uccide Elfriede, ma salva Rose, caricandola sul treno in partenza. Un finale d’azione e di forte impatto. Soldini non cerca una morale, ma lascia allo spettatore l’amarezza di una riflessione profonda. Nell’ultima scena, vediamo Rose sul treno, salva ma con le mani sporche del sangue dell’amica: un’immagine che sembra volerci parlare della perdita di umanità in un mondo devastato da guerre e genocidi, dove i popoli soccombono sotto il potere cieco di pochi. (Mauridal)
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