Roberto Manassero
Film TV
Con il tempo Radu Jude ha dismesso i panni del regista e indossato quelli del filosofo della comunità mediale. Come un Debord meno incazzato e più innamorato della sua ironia a un passo dal cinismo. Più che un filosofo, a pensarci bene, Jude è soprattutto un antropologo dell'immagine che lavora "sul campo", interessato al modo in cui la società rumena (ma per estensione anche quella europea, dopo che la globalizzazione ha finito per livellare ogni cosa) racconta se stessa - e di rimando la sua storia, i suoi desideri, i suoi istinti, il suo inconscio - attraverso varie forme di rappresentazione: il racconto orale (Aferim!), la letteratura (Scarred Hearts), l'estetica digitale (Sesso sfortunato o follie porno, Do Not Expect Too Much from the End of the World), il teatro (I Do Not Care If We Go Down in History as Barbarians), la fotografia (The Dead Nation), il documento storico (Uppercase Print), la televisione (ancora Uppercase Print), il cinema stesso (il fenomenale corto The Marshal's Two Executions, disponibile su YouTube), addirittura i giocattoli (Plastic Semiotic) e per ultima l'intelligenza artificiale (con l'ultimo Dracula, presentato ad agosto 2025 a Locarno). [...]
di Roberto Manassero, articolo completo (3089 caratteri spazi inclusi) su Film TV 2 settembre 2025