Adam

Scordiamoci -anche troppo- un film elogiato -anche troppo, ma ineteessante-, Omicidio al Cairo. Gli avvenimenti  che hanno interessato il mondo arabo negli ultimi dieci anni non interessano alla regista. La quale ci racconta che una donna non piu giovanissima ospita una ragazza incinta.

E che ai dubbi iniziali, gradualmente, si sostituisce un rapporto in bilico tra l amicizia ed un atteggiamento materno, data la  differenza anagrafica  testimoniata da un approccio diverso rispetto alla maternita. La grande rappresenta  la tradizione, nonostante un approccio che appare laico, rispetto al sentimento religioso-teoricamente-  radicato in quei paesi. 

 Abbastanza ignorantemente parlando risulta,   questo,  il primo snodo narrativo poco plausibile. Finalizzato ad una commozione troppo facile, come anche un avvenimento doloroso nella vita della protagonista piu grande.

Toranando ad Omicidio al Cairo, lo sguardo sul micro --mondo rappresentato appare bozzettistico e privo di malizia, come anche le relazioni narrate. Il corteggiatore della madre, per esempio,  poco aggiunge, e non parliamo dell amicizia tra la figlia e la giovane appena arrivata. Passi per questa sorellanza facilmente instaurata, ma valutando cosa -non- avviene tra le due donne siamo lontanissimi da quei rapporti ondivaghi, anche arischio di morboso, visti negli ultimi anniìper esempio- in Mommy o Madres paralelas.

Adam, allora, risulta un film -neanche totalmente-simpatico quando evita gli spunti lacrimosi visti in Cafarnaum. Per quanto sorga il dubbio che a questo film, oltre ai -numerosi -difetti nel film della Labaki ne manchino anche i -pochi-pregi. Qualcuno ha elogiato il finale aperto, ed in parte ha ragione , ma secondo me se il film si ricorda dobbiamo ringraziare soprattutto le protagoniste, a cominciare dalla Bahti, neanche famosissima -forse-in Belgio, suo paese natale, in cui vive da diversi anni chi sta scrivendo. Si impegnano molto nei numerosi primi piani, che spesso le ritraggono con sensibilita e senza voli pindarici. 

Scordiamoci -anche troppo- un film elogiato -anche troppo, ma ineteessante-, Omicidio al Cairo. Gli avvenimenti  che hanno interessato il mondo arabo negli ultimi dieci anni non interessano alla regista. La quale ci racconta che una donna non piu giovanissima ospita una ragazza incinta.

E che ai dubbi iniziali, gradualmente, si sostituisce un rapporto in bilico tra l amicizia ed un atteggiamento materno, data la  differenza anagrafica  testimoniata da un approccio diverso rispetto alla maternita. La grande rappresenta  la tradizione, nonostante un approccio che appare laico, rispetto al sentimento religioso-teoricamente-  radicato in quei paesi. 

 Abbastanza ignorantemente parlando risulta,   questo,  il primo snodo narrativo poco plausibile. Finalizzato ad una commozione troppo facile, come anche un avvenimento doloroso nella vita della protagonista piu grande.

Toranando ad Omicidio al Cairo, lo sguardo sul micro --mondo rappresentato appare bozzettistico e privo di malizia, come anche le relazioni narrate. Il corteggiatore della madre, per esempio,  poco aggiunge, e non parliamo dell amicizia tra la figlia e la giovane appena arrivata. Passi per questa sorellanza facilmente instaurata, ma valutando cosa -non- avviene tra le due donne siamo lontanissimi da quei rapporti ondivaghi, anche arischio di morboso, visti negli ultimi anniìper esempio- in Mommy o Madres paralelas.

Adam, allora, risulta un film -neanche totalmente-simpatico quando evita gli spunti lacrimosi visti in Cafarnaum. Per quanto sorga il dubbio che a questo film, oltre ai -numerosi -difetti nel film della Labaki ne manchino anche i -pochi-pregi. Qualcuno ha elogiato il finale aperto, ed in parte ha ragione , ma secondo me se il film si ricorda dobbiamo ringraziare soprattutto le protagoniste, a cominciare dalla Bahti, neanche famosissima -forse-in Belgio, suo paese natale, in cui vive da diversi anni chi sta scrivendo. Si impegnano molto nei numerosi primi piani, che spesso le ritraggono con sensibilita e senza voli pindarici.