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giovedì 16 luglio 2020
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good point!
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Lo sto guardando su sky
Ciao, Federigo Argentieri
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felicity
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lunedì 25 maggio 2020
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amandla stendberg, grande emergente!
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Il film sconfina più volte nell’atmosfera da teen movie, complici le scelte musicali, che stride ed indebolisce i temi portanti.
Non che manchi il racconto del bivio imposto ai ragazzi afroamericani: scuole black che conducono alla droga ed al carcere oppure scuole frequentate da bianchi che portano all’università; necessità di camuffare lo slang e alcuni atteggiamenti, laddove i bianchi sono liberi di ostentarli.
Non si nasconde neppure, per falso buonismo, come rimanga una necessità insopprimibile quella di restare “tra la propria gente”, come la percezione dei fatti sia differente rispetto a chi a quella gente non appartiene, a prescindere dalla sensibilità.
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Il film sconfina più volte nell’atmosfera da teen movie, complici le scelte musicali, che stride ed indebolisce i temi portanti.
Non che manchi il racconto del bivio imposto ai ragazzi afroamericani: scuole black che conducono alla droga ed al carcere oppure scuole frequentate da bianchi che portano all’università; necessità di camuffare lo slang e alcuni atteggiamenti, laddove i bianchi sono liberi di ostentarli.
Non si nasconde neppure, per falso buonismo, come rimanga una necessità insopprimibile quella di restare “tra la propria gente”, come la percezione dei fatti sia differente rispetto a chi a quella gente non appartiene, a prescindere dalla sensibilità.
Non ha senso affermare che il colore della pelle non conta, specie se ciò si traduce nel non vedere/sentire quel che l’essere neri comporta.
Il film riferisce, come in un documentario, il senso di separazione ed estraneità a volte inevitabile, e le differenze culturali - ad esempio, i nomi dei bianchi non significano niente, quelli dei neri hanno sempre un significato profondo che si irradia sulla loro esistenza: Starr ha il potere speciale di illuminare l’oscurità.
Tutto molto corretto, tutto che va come deve andare, ma francamente con troppo bilancino e retorica.
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giovedì 28 febbraio 2019
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thuglife
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Definirlo “Smaccatamente mainstream “ è un insulto al lavoro di Tillmann jr e un modo per sminuire tutto l’impegno che ha messo il cast per realizzarlo. Il film non è destinato solamente ai ragazzi ma anche ad un pubblico adulto ( come è stato detto anche da Angie Thomas ), con l’obiettivo tra l’altro di far comprendere il significato dell code-switching , the talk e di Thuglife e del fatto che quest’ultimo non è un “motto” ,ma un modo per spiegare come le persone di colore e le minoranze siano oppresse e di come abbiano costruito un sistema finalizzato a massacrarli sempre di più. Si tratta di ragazzi che sono costretti a vivere una vita basata su droga e sofferenze continue e di come nel 95% dei casi non siano loro a scrivere le proprie “storie” bensì altri.
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Definirlo “Smaccatamente mainstream “ è un insulto al lavoro di Tillmann jr e un modo per sminuire tutto l’impegno che ha messo il cast per realizzarlo. Il film non è destinato solamente ai ragazzi ma anche ad un pubblico adulto ( come è stato detto anche da Angie Thomas ), con l’obiettivo tra l’altro di far comprendere il significato dell code-switching , the talk e di Thuglife e del fatto che quest’ultimo non è un “motto” ,ma un modo per spiegare come le persone di colore e le minoranze siano oppresse e di come abbiano costruito un sistema finalizzato a massacrarli sempre di più. Si tratta di ragazzi che sono costretti a vivere una vita basata su droga e sofferenze continue e di come nel 95% dei casi non siano loro a scrivere le proprie “storie” bensì altri. Penso che fossero questi i temi da inserire nella recensione invece di dare un po tutto per scontato..
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