‘Don’t panic’: questo il messaggio proposto per la 14a edizione del Biografilm a Bologna, il festival dedicato ai racconti di vita: un omaggio allo scrittore Douglas Adams e alla sua saga 'Guida galattica per gli autostoppisti'. Domenica scorsa il regista ogliastrino Pietro Mereu ha presentato, in competizione per la sezione Biografilm Italia, il suo ultimo documentario, 'Il clan dei ricciai', cui mercoledì 20 giugno è stato assegnato il premio Biografilm UCCA (Unione Circoli Cinematografici Arci) – ‘L’Italia che non si vede’. Nel 2016 Pietro Mereu aveva recitato nel ruolo di uno spacciatore nel film ‘Gli amici di Freddy’ (2016, regia di Bepi Vigna). In quell’occasione, durante le riprese a Cagliari, aveva conosciuto il ‘clan dei ricciai’ e progettato il documentario.
[+]
‘Don’t panic’: questo il messaggio proposto per la 14a edizione del Biografilm a Bologna, il festival dedicato ai racconti di vita: un omaggio allo scrittore Douglas Adams e alla sua saga 'Guida galattica per gli autostoppisti'. Domenica scorsa il regista ogliastrino Pietro Mereu ha presentato, in competizione per la sezione Biografilm Italia, il suo ultimo documentario, 'Il clan dei ricciai', cui mercoledì 20 giugno è stato assegnato il premio Biografilm UCCA (Unione Circoli Cinematografici Arci) – ‘L’Italia che non si vede’. Nel 2016 Pietro Mereu aveva recitato nel ruolo di uno spacciatore nel film ‘Gli amici di Freddy’ (2016, regia di Bepi Vigna). In quell’occasione, durante le riprese a Cagliari, aveva conosciuto il ‘clan dei ricciai’ e progettato il documentario. ‘Don’t panic’ è anche il leimotiv del documentario di Mereu. Girato nel carcere di Buoncammino, nei quartieri di Castello, Sant’Elia, sul ponte della Scaffa, raccoglie una per una le storie dei protagonisti del ‘clan dei ricciai’, un gruppo di ex carcerati che si sono inventati un lavoro organizzando una piccola pesca di ricci di mare. Un mestiere borderline, faticoso e improbabile – i mesi dei ricci sono mesi invernali - ma dai veloci guadagni: il mare è ‘come un ufficio di collocamento’. ‘Don’t panic’. ‘Se lavori in mare, la tua giornata te la porti a casa’, dice Gesuino Banchero, il capo del clan, lui stesso ex carcerato, che ora organizza il piccolo gruppo di lavoro per le uscite in mare. I ricciai pescano sott’acqua e cucinano il pesce, girano per i mercati del pesce, fanno manutenzione nella loro baracca e sulle barche. Raccontano i periodi vissuti in carcere, la dissoluzione dei legami familiari, l’acquisto di una capacità empatica che viene da lunghi viaggi nella costrizione, nell’isolamento e nell’umiliazione, le tattiche del ricordo grazie ai tatuaggi. Il direttore della fotografia Matteo De Martini mostra una Cagliari particolare: ‘il grande porto’ per definizione, in cui però anche un piccolo pontile, una baracca e una siepe di canne ci fanno sentire a casa, nel Mediterraneo. Fanno da colonna sonora le canzoni di malavita del cantautore cagliaritano Joe Perrino, che gioca con il suo aspetto di pirata tatuato. Mereu ha la mano felice: niente, nelle storie, nei monologhi, sfiora il trash o il pietismo. Nei racconti ci sono momenti di umorismo, come quando il nonno di uno dei ricciai commenta che ‘se uno deve fare una cosa contro la legge, almeno la faccia bene’. Il documentario si regge su un equilibrio impalpabile: come direbbe Douglas Adams, ognuno dei ricciai “era chiaramente un uomo dalle molte qualità, anche se per lo più cattive.”
[-]
|
|