inesperto
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giovedì 8 agosto 2019
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la finestra è crudele per il recluso
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Inquadrare questo film come horror è un errore. Non basta che ci siano uccisioni perchè un lungometraggio venga relegato a quel genere. La verità è che la pellicola si divide tra il drammatico e la fantascienza. Per quanto sia vero che il concetto di fondo difetti di orginalità, non si può proprio dire che il prodotto sia malfatto o noioso. Come non è possibile che ogni film debba per forza puntare all'Oscar. Si può semplicemente fare del buon intrattenimento, senza pretendere roboanti novità od inarrivabili vette d'entusiasmo. L'ambientazione cupa che si respira nel film è palpabile ed è propedeutica alla trama che si narra.
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Inquadrare questo film come horror è un errore. Non basta che ci siano uccisioni perchè un lungometraggio venga relegato a quel genere. La verità è che la pellicola si divide tra il drammatico e la fantascienza. Per quanto sia vero che il concetto di fondo difetti di orginalità, non si può proprio dire che il prodotto sia malfatto o noioso. Come non è possibile che ogni film debba per forza puntare all'Oscar. Si può semplicemente fare del buon intrattenimento, senza pretendere roboanti novità od inarrivabili vette d'entusiasmo. L'ambientazione cupa che si respira nel film è palpabile ed è propedeutica alla trama che si narra. Il personaggio portato in scena da Kate Mara, con la sua rigidità ed alta professionalità, è molto affascinante fin da subito. Anya Taylor-Joy è sempre molto espressiva con quei suoi occhioni e quella voce appena sussurata. Anche le scene di lotta sono piuttosto ben fatte. Non male.
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ibba1
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mercoledì 9 gennaio 2019
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eccellente
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Tiene desta l'attenzione dal primo all'ultimo minuto, bella scoperta.
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francismetal
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martedì 1 agosto 2017
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banale, scontato, sa di già visto
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Questo sarebbe un horror? Al massimo fantascienza.
E' l'ennesima storia di chi gioca a fare Dio e la creatura gli si ritorce contro.
Non si capisce chi sia più mostro tra la creatura e il creatore, ma la creatura non ha colpa se l'hanno creata così.
Quello alla fine dovrebbe essere un colpo di scena? Mah...
Tempo perso... mi aspettavo di più
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lgiulianini
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venerdì 16 giugno 2017
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morgan: potrebbe essere il futuro?
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Luke Scott, figlio del celebre Ridley, dopo aver collaborato con il padre alla regia di Exodus e The Martian, debutta alla direzione con questa buona prova, su uno script di Seth W. Owen. Il film Morgan, come molti altri nel passato, ed altri ancora nel futuro, indaga sul rapporto uomo-macchina, alla luce delle nuove tecnologie, una macchina che è ormai molto difficile definire tale.
Morgan è infatti una bella ragazza adolescente, anche se ha solo cinque anni, frutto di un esperimento di bionanotecnologia, finanziato dall'azienda Syntech per scopi militari, ha un suo numero identificativo, ed è un prototipo della serie L9, il che fa pensare ad altri progetti biotecnologici realizzati dall'azienda nel passato.
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Luke Scott, figlio del celebre Ridley, dopo aver collaborato con il padre alla regia di Exodus e The Martian, debutta alla direzione con questa buona prova, su uno script di Seth W. Owen. Il film Morgan, come molti altri nel passato, ed altri ancora nel futuro, indaga sul rapporto uomo-macchina, alla luce delle nuove tecnologie, una macchina che è ormai molto difficile definire tale.
Morgan è infatti una bella ragazza adolescente, anche se ha solo cinque anni, frutto di un esperimento di bionanotecnologia, finanziato dall'azienda Syntech per scopi militari, ha un suo numero identificativo, ed è un prototipo della serie L9, il che fa pensare ad altri progetti biotecnologici realizzati dall'azienda nel passato.
Morgan è “nata” in laboratorio impiantando DNA artificiale in un ovulo fecondato in vitro, dopo numerosi fallimenti ad opera dell'equipe al lavoro sul progetto, questa volta il risultato pare perfetto. Il regista ci mostra numerosi video del pur breve passato di Morgan: la sua festa di compleanno, i giochi all'aperto con i membri a vario titolo dello staff di scienziati responsabili, il suo essere sensibile e sorridente, a tutti gli effetti Morgan pare essere una persona umana, non ha più nulla ormai di artificiale, almeno all'apparenza, il legame che si crea tra lei ed i suoi “creatori” va ben oltre il rapporto normale tra artefice ed artefatto: i membri dello staff “amano” Morgan come una figlia, e si comportano con lei con profondo coinvolgimento emotivo ed empatico.
Particolarmente coinvolti sembrano essere il neuroscienziato Simon Ziegler, portato in scena dal sempre efficace Toby Jones, la comportamentista Amy, e gli altri bioscienziati Kathy Grieff e la coppia Brenda e Darren Finch. Apparente distacco tutto scientifico, pare mostrare la responsabile del progetto dott.ssa Lui Cheng, che ad un certo punto Morgan chiamerà “Madre”, portata in scena dalla sempre elegante Michelle Yeoh, mentre una totale indifferenza alla “creatura” viene dimostrata solo dal nutrizionista Skip Wronsky, degradato di fatto a cuoco del gruppo, ed indispettito anche per questo.
Tutto pare filare liscio nel laboratorio interrato attorniato dalle splendide foreste dell'Irlanda, creatura e creatori appaiono una famigliola felice in vacanza, fin quando un incidente grave non rivela la vera natura di Morgan, che è quella per cui peraltro la multinazionale ha finanziato il progetto. Una passeggiata fuori dall'area consentita di Morgan accompagnata da Amy, rivela improvvisa la sua aggressività di portatrice di un DNA modificato per scopi militari: Morgan deve essere contenuta per analizzare il caso, la promessa sempre di Amy di portarla in gita ad un vicino lago, seguita dalla contenzione nella sua stanza per motivi di sicurezza, accresce in lei la sensazione di rabbia e di tradimento da cui si sente ferita, e la porta ad aggredire duramente ad un occhio la dott.ssa Grieff, che le ha portato il pasto nella sua stanza cercando di tranquillizzarla.
La notizia di questa ulteriore aggressione allarma l'azienda, che invia sul posto la dott.ssa Lee Wheathers, impersonificata da un'ispirata Kate Mara, esperta valutatrice del rischio che ormai Morgan rappresenta non riuscendo più a controllare la sua aggressività, seguita dallo psicologo del comportamento dr. Alan Shapiro (Paul Giamatti), con il compito di valutare se l'esperimento “Morgan” debba essere proseguito, ovvero se “il soggetto” debba essere “terminato”. Ma Morgan, che ha un'intelligenza predittiva molto spiccata, ed una notevole capacità di aggressione ed autodifesa derivante dal suo DNA artificiale, non ha alcuna intenzione di essere “terminata”: Morgan vuole vivere, raggiungere il lago come Amy le ha promesso, vedere il paradiso come Amy stessa, senza esagerazioni ha descritto il luogo, Morgan vuole vivere come gli altri, come un essere umano, mettendo in campo una furia ed una perizia incontenibile per raggiungere il suo scopo da sola, sentendosi ormai tradita da tutti, fuorché da Amy, che sola e soltanto considera ancora amica, credendo che tutti gli altri, a torto, fossero d'accordo nel “terminarla”.
E qui comincerà a decollare il film, in un crescendo di thriller e di action, in cui si realizzerà la personale vicenda ed il dramma di ciascuno, sempre con misura ed attraverso un crescendo di suspance-azione dosato con maestria da Luke Scott, tanto da avvincere lo spettatore senza un briciolo di noia fino ai titoli di coda.
Le meravigliose ambientazioni, la buona caratterizzazione di ciascun personaggio e del suo personale rapporto con gli altri membri del gruppo e con “la creatura”, l'ottimo corredo musicale e la verosimiglianza della storia fanno dell'opera di Luke Scott una proposta interessante da seguire, e su cui riflettere. E sì verosimiglianza: perché la mappatura completa del genoma umano (il DNA di fatto), la prima mappatura completa di un cervello umano sano da parte di Ed Lein e colleghi dell'Allen Institut for Brain Science a Seattle nel 2016, e lo sviluppo impressionante delle nanotecnologie robotiche, rendono non tanto fantascientifica l'ipotesi che sta alla base del film “Morgan” e dello script di Seth Owen, seppur realizzabile forse in un futuro lontano.
Un bel film insomma, non privo di importanti significati ed implicazioni scientifiche, etiche e filosofiche, ben dosato tra action thriller ed ipotesi sci-fi come si vede non poi così fantasiose, perfettamente ambientato negli splendidi scenari irlandesi, correttamente musicato da Max Richter in maniera incisiva ma non invasiva, ben diretto e ben interpretato da tutti gli attori, con menzione speciale per la protagonista Anya Taylor-Joy, già vista in The Witch, e più recentemente in Split di M.Night Shyamalan, che non sbaglia una prova, ed attira chi guarda col suo sguardo penetrante e la sua voce profonda e significante. Un'attrice molto capace che pare tra le migliori della sua giovane generazione, cui chi scrive non può che augurare un radioso futuro.
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liuk!
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giovedì 9 febbraio 2017
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tema troppo inflazionato
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Il tema dell'intelligenza artificiale e della vita creata dall'uomo è veramente troppo inflazionato, soprattutto negli ultimi tempi. Morgan non aggiunge nulla di nuovo all'argomento e perde il confronto con altre pellicole del genere perchè troppo piatto e prevedibile. Lo consiglio solo a fan sfegatati dello sci-fi, ma senza troppe aspettative.
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karakal60
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sabato 14 gennaio 2017
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nulla di nuovo in campo sintetico...
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Piuttosto prevedibile è un complimento!
Sceneggiatura (?) trita e ri-trita, attori troppo sotto o troppo sopra le righe, film decisamente inconsistente e brutto.
Prendere a pretesto la creazione della vita, sia pur sintetica, per costruire un clamoroso patchwork di deja vu è volere
per forza dare un premio al figlio di un notissimo regista.
Attori sprecati: Kate Mara funzionerà bene nei thriller politici ma qui sembra la sorellina di Terminator.
La Yeoh e Toby Jones francamente sprecati, degli altri meglio tacere.
Brutto.
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woody62
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venerdì 9 dicembre 2016
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un "fanta-horror" piuttosto prevedibile
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Primo film come regista e sceneggiatore (ha riscritto l'originale di Seth Owen), di Luke Scott, figlio di Ridley con il quale ha fatto una certa gavetta collaborando in vari film. Onestamente il risultato di “Morgan” non mi ha entusiasmato. Certo non si può negare che questo “fanta-horror” possiede un suo fascino inquietante, grazie sopratutto alle buone interpretazioni di Anja Taylor Joy (Morgan) e di Kate Mara (la dottoressa Weathers), perfettamente calate negli opposti ruoli previsti dalla sceneggiatura. Peccato però che la storia, riproponendo il tema di una nuova creazione artificiale della vita – con tutte le possibili conseguenze -, lasci ben presto intuire come si evolveranno le cose, e pure il colpo di scena finale, in realtà non è così sorprendente.
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Primo film come regista e sceneggiatore (ha riscritto l'originale di Seth Owen), di Luke Scott, figlio di Ridley con il quale ha fatto una certa gavetta collaborando in vari film. Onestamente il risultato di “Morgan” non mi ha entusiasmato. Certo non si può negare che questo “fanta-horror” possiede un suo fascino inquietante, grazie sopratutto alle buone interpretazioni di Anja Taylor Joy (Morgan) e di Kate Mara (la dottoressa Weathers), perfettamente calate negli opposti ruoli previsti dalla sceneggiatura. Peccato però che la storia, riproponendo il tema di una nuova creazione artificiale della vita – con tutte le possibili conseguenze -, lasci ben presto intuire come si evolveranno le cose, e pure il colpo di scena finale, in realtà non è così sorprendente. Se aggiungiamo qualche improbabile soluzione nella seconda parte del film, per consentire alla protagonista di completare il suo “percorso” (ma le armi si usano o servono solo per essere mostrate?), la valutazione generale non supera le due stelle. La location scelta – le foreste dell'Irlanda del Nord - è funzionale alla storia e degna di nota è anche la colonna sonora di Max Richter.
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