Malgrado guardi ancora alle formule del passato, senza questo film la saga ideata da Kishimoto sarebbe rimasta privata del tassello che l'ha portata negli ultimi tempi ad evolversi così mirabilmente
di Daniele D'Orsi Sentieri Selvaggi
Quando si sposta lo sguardo sui grandi franchise shonen, ovvero sulle saghe nipponiche di stampo fumettistico tarate su un pubblico perlopiù giovanile, e sui fenomeni (industriali e linguistici) che le stanno rivoluzionando dall'interno, occorre innanzitutto considerare il posizionamento che un determinato testo detiene nella sua macro-storia di riferimento, e il grado di "canonicità" a cui si presta, specialmente agli occhi delle platee di appassionati. Negli ultimi tempi, soprattutto a partire dall'arrivo sul grande schermo di due lungometraggi-simbolo della contemporaneità anime - vale a dire Dragon Ball Z: La battaglia degli Dei e The Last: Naruto the Movie - le produzioni a trazione shonen hanno iniziato ad individuare nei linguaggi transmediali le vie che avrebbero traghettato questi popolari franchise verso le soglie del futuro: al punto che l'interconnessione narrativa di opere destinate a medium diversi, dagli spazi televisivi a quelli fumettistici fino ad arrivare agli orizzonti legittimanti del cinema, si è configurata come la formula prediletta per rielaborare le logiche dell'industria anime/manga in senso moderno, al fine di dare seguito a quell'esplosione di popolarità che il fumetto nipponico sta conoscendo, a livello planetario, da almeno una quindicina d'anni, e capitalizzare così in termini commerciali le esigenze consumistiche di un pubblico sempre più fidelizzato. [...]
di Daniele D'Orsi, articolo completo (5714 caratteri spazi inclusi) su Sentieri Selvaggi 23 giugno 2025