Alyah

Elie Wajeman mette in scena la preparazione di un viaggio. un involontario romanzo di formazione del protagonista, Alex, molto ben interpretato da Pio Marmaï. un intreccio di storie non troppo complicato si sussegue lentamente e molto da vicino, lo spettatore entra in contatto con i protagonisti del film quasi senza accorgersene, venendo sommerso in quel vortice della quotidianità che tutti ben conosciamo. la macchina da presa scruta i volti, gli occhi, le movenze degli attori con una grazia davvero degna di nota. il fulcro del film sta nelle emozioni e nei sentimenti provati da chi recita e da chi osserva. gli attimi per riprender fiato sono pochi, restiamo in attesa di scoprire se Alex partirà o meno. ma soprattutto come partirà. voglio lasciare appositamente in sospeso la trama del film. io prima di vederlo non l'ho letta e ne sono felice. la storia è semplice riassumibile nel titolo di questa recensione. uscendo dalla sala mi sono chiesta chi fosse Alyah, ma non ho trovato risposta. ed è questo il bello del film, lascia una traccia, una domanda in sospeso, degli indizi su quello che succederà "dopo". dopo l'atterraggio in una terra lontana e sconosciuta, di cui non si conosce la lingua. verso cui si va all'improvviso. questa è una storia d'amore e di crescita. di ricerca dell'identità.