Stan è uno sceneggiatore alcolizzato, in crisi creativa dopo la morte della moglie in un incidente stradale. Nel quale egli si è solo bruciato una mano. La figlia quindicenne Charlotte alimenta i suoi sensi di colpa. Tra i due c'è un rapporto morboso, forse incestuale, ma Stan non disdegna attenzioni anche per le amiche minorenni di sua figlia. Oltre a portare in casa prostitute. Intanto, il suo amico nonché editore, pretende che gli scriva qualcosa di decente. Mentre l'amico omosessuale è a sua volta disperato perché abbandonato dal compagno. Dopo i fasti degli anni '60 ed inizio '70, la carriera del cantautore francese Serge Gainsbourg intraprese un declino professionale e fisico. Affogato nell'alcol e nelle sigarette (le gitanes). E così, cercò rifugiò nel culto del suo personaggio, creandosi intorno un alone di scandali, alimentati da canzoni e film dove parlava spesso di incesti e pedofilia. Questa pellicola è probabilmente la massima espressione di tutto ciò, coadiuvato dalla figlia Charlotte, dove mostra già tutto il suo talento. Il lungometraggio risente comunque della voglia del regista-sceneggiatore francese di scandalizzare a tutti i costi. Forzando qui e lì la mano, a discapito della trama e della qualità registica. Apprezzabile comunque l'espressione decadentista della casa, dove si svolge tutto il film. Una casa cupa, trascurata, quasi sempre al buio. Proprio come la vita di Stan. I personaggi che ruotano intorno a padre e figlia sono funzionali alle loro figure. Scarna poi la colonna sonora, che considerato il regista, poteva sicuramente essere più curata e magari ancora di salvataggio di tutto il film. Lo stato emotivo e fisico di quel periodo di Serge Gainsbourg comunque viene tutto allo scoperto in modo fedele alla realtà. Per un cantautore che ha scelto l'autodistruzione alla fama. Regalandoci comunque, oltre a tante belle canzoni, anche una splendida figlia attrice.
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