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Sul primo film di De Palma aleggia prepotentemente il fantasma di nonno Alfred; lo si respira in ogni fotogramma, in ogni inquadratura e nello specifico nella caratteristica psicologica delle (due) protagonista(e), sorelle siamesi separate a causa della gravidanza di una delle due, Danielle, (Kidder) dal sinistro amante dottore Emile (un bravo William Finley). La sopravvissuta al delicato intervento, ora divenuta modella, ha subito un forte trauma a causa della scomparsa della mite “compagna” che cerca morbosamente di superare immedesimandosi in lei e massacrando a coltellate durante le sue crisi i malcapitati disgraziati (guarda caso uomini) reputati responsabili della sua morte. Un giovane attore conosciuto in occasione di un quiz televisivo (tal Peeping Show evidente omaggio ad Hitchcock) sarà la prima vittima il cui cadavere verrà nascosto dal cinico amante dottore responsabile della separazione e legato in maniera malata alla modella. Come ogni buon delitto che si rispetti c’e un inconveniente: una giornalista vicina di casa, Grace, (Jennifer Salt) dalla finestra di fronte ha assistito alla morte del ragazzo (i cui ultimi istanti di vita vengono ben enfatizzati dal regista dividendo in due piani la scena mostrando quindi l’agonia del giovane mentre la giornalista cerca vanamente di accorrere in suo aiuto) e insieme a un detective dilettante inizia a indagare nella torbida faccenda a costo della sua stessa vita e del suo equilibrio psichiatrico.
La trama percorre i binari del surreale con tinte orrorifiche da Grand Guignol alternate a soporifere analisi investigative da Signora in giallo senza tuttavia mostrare un’adeguata incisività. Le due sorelle appare confuso, banalizza sulla condizione della schizofrenia (cita il magistrale Psyco nel dialogo con l’ombra della sorella ma anche Il corridoio della paura di Fuller) latitando di originalità e rimanendo quindi privo di un’impostazione stabile nell’altalena pericolosa di sanguinoso squallore e di pacata ironia. Va riconosciuta al regista comunque l’abilità di aver creato qualche siparietto comico nella strana coppia detective-giornalista e nel rapporto con l’arzilla madre che permette di temperare un’atmosfera altrimenti troppo satura di dolore e violenza. E, in simili contesti, l’assurdo finale e l’atmosfera voyeurista che permea la pellicola fanno forzatamente sorridere anche se il fantasma di Nonno Hitch è stato definitivamente debellato da qualche temerario ghost-buster.
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